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Survival denuncia la Salini Impregilo: gigantesco accaparramento di terre nella Valle dell’Omo

Appello a Mattarella: «Scongiurare questo disastro umanitario e ambientale»
 |  Acqua

Il primo ministro etiope Hailè Mariàm Desalegn ha accolto il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita in Etiopia fino a domani, elogiando la multinazionale italiana che sta costruendo una gigantesca e contestatissima diga nella Valle dell’Omo: «Ci vorrebbero tanti Salini in Etiopia». Ma  Francesca Casella, direttrice per l'Italia di Survival International, non è per niente d’accordo e annuncia: «L’abbiamo fatto: abbiamo denunciato Salini Impregilo all’OCSE (l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Abbiamo depositato a Roma l’istanza in merito alla costruzione della controversa diga Gibe III destinata a distruggere i mezzi di sussistenza di migliaia di persone tra Etiopia e Kenya. Una denuncia molto circostanziata e corposa, che non può certo essere ignorata».

Secondo l’organizzazione che difende i diritti dei popoli tribali, «La sfida è enorme ma, come sapete, non ci tiriamo mai indietro se in gioco ci sono l'autosufficienza, la vita e il futuro di interi popoli. Occorrono nuovi modelli di "sviluppo" e "progresso" che non calpestino i diritti umani. Non solo per i popoli indigeni, ma per tutta l'umanità. Non possiamo smettere di lottare».

Survival International spiega che «In Etiopia è in corso un violento accaparramento di terra che sta sfrattando le tribù della bassa Valle dell’Omo dalle terre ancestrali per far spazio a piantagioni industriali di canna da zucchero, palma da olio, jatropha, cotone e mais. Migliaia di persone sono già ridotte alla fame e alla disperazione».

La diga Gibe III costruita dell’italiana Salini Impregilo serve proprio a garantire l'irrigazione su larga scala delle piantagioni, ma Survival, insieme a molti ambientalisti e scienziati,  dice che «La diga porrà fine alle esondazioni naturali del fiume Omo da cui molte tribù dipendono per le loro coltivazioni e causerà un drammatico abbassamento del livello del lago Turkana, in Kenya, da cui molti altri popoli dipendono per il sostentamento».

secondo gli esperti, se gli sfratti e la politica di “villaggizzazione”, messi in atto dal governo etiope senza il consenso libero, prioritario e informato delle comunità coinvolte, non saranno fermati subito, potrebbe scoppiare una grave crisi umanitaria tra la bassa valle dell’Omo e il Lago Turkana – ai confini tra Etiopia, Kenya e Sud Sudan -  che comprometterà la sicurezza alimentare di 500.000 persone rimaste fino ad oggi largamente autosufficienti in uno degli ambienti più ostili e fragili del pianeta.

Survival International è molto preoccupata: «La situazione sta precipitando rapidamente minacciando anche di intensificare i conflitti nel Corno d’Africa e di distruggere in modo irreversibile due dei territori a maggiore diversità biologica e culturale della Terra, entrambi Patrimonio dell’Umanità Unesco» e denuncia che «Nonostante le gravi e sistematiche violazioni dei diritti umani praticate dal governo etiope per ridurre al silenzio il dissenso dei popoli indigeni e della società civile, il programma di villaggizzazione e sviluppo prosegue, con il sostegno diretto e/o indiretto delle principali agenzie di cooperazione straniere».

Per questo Survival invita a mandare una e-mail urgente al presidente Mattarella per sollecitarlo «a fare tutto ciò che è in suo potere durante la visita in Etiopia per scongiurare questo disastro umanitario e ambientale, e per garantire che i diritti dei popoli indigeni dell'area siano rispettati».

Redazione Greenreport

Greenreport conta, oltre che su una propria redazione giornalistica formata sulle tematiche ambientali, anche su collaboratori specializzati nei singoli specifici settori (acqua, aria, rifiuti, energia, trasporti e mobilità parchi e aree protette, ecc….), nonché su una rete capillare di fornitori di notizie, ovvero di vere e proprie «antenne» sul territorio.