Ttip e Ceta: sevizi pubblici sotto attacco delle lobby economiche
I governi potrebbero avere grandi difficoltà a sostenere i fornitori di servizi non lucrativi a livello locale
[13 Ottobre 2015]
Secondo il rapporto “Public Services Under Attack – Ttip, Ceta, and the secretive collusion between business lobbyists and trade negotiators” gli accordi commerciali dell’Unione europea con Usa e Canada «potrebbero mettere in pericolo I diritti dei cittadinbi ai servizi di base come l’acqua e la salute» anche perché i negoziatori della Transatlantic trade and investment partnership (Ttip) e del Comprehensive Economic e Trade Agreement (Ceta) starebbero lavorando con le più potenti lobbies economiche dell’Ue per far approvare un’agenda che consenta un’apertura dei servizi pubblici al mercato ancora più aggressiva di quella già in atto
Il rapporto, redatto insienme da Arbeiterkammer Österreich (AK Austria), Association Internationale de Techniciens, Experts et Chercheurs (AITEC), Corporate Europe Observatory (CEO), European Federation of Public Services Unions (EPSU), Instytut Globalnej Odpowiedzialności (IGO), Transnational Institute (TNI), e War on Want, sottolinea che l’accordo Ue-Canada Ceta potrebbe essere già firmato nel 2016, mentre il negoziato Ttip tra Ue ed Usa è al culmine. «Nel peggiore dei casi – sottolinea il rapporto – potrebbero anche bloccare i servizi pubblici in una mercificazione dalla quale non si rimetteranno mai, poco importa la gravità delle implicazioni sociali».
Il rapporto mette in luce la collusione nascosta tra le grandi imprese e i negoziatori degi accordi Ttip e Ceta nell’ambito della politica commerciale europea e dimostra con quanta aggressività venga richiesta un’apettura estrema dei mercati in settori come la salute, la cultura, i servizi postali o l’acqua, nel tentativo di inserirsi in questi mercati per assumere una posizione dominante.
Secondo le Ong e i sindacati che hanno preparato il rapporto, i negoziatori europei in realtà hanno steso un tappeto rosso davanti all’industria dei servizi e quanto finora negoziato su Ttip e Ceta, «Riflette la lista di richieste delle lobbies industriali».
La relazione tra industria e Commissione europea è “bidirezionale” «Perché la Commissione n mobilita attivamente le lobby industriali attorno ai suoi negoziati commerciali». E’ quel che si può chiamare “lobbying invertita”, cioè «L’autorità pubblica che fa lobbying presso le lobbies stesse». Pierre Defraigne, ex direttore generale aggiunto della Direzione commercio della Commissione europea, parla di una «Collusione sistematica tra la Commissione e i circoli di affari».
Con il Ceta le lobbies imprenditoriali hanno ottenuto un grande successo perché è il primo accordo dell’Ue che adotta un approccio “negative list” riguardo agli impegni di liberalizzazone dei servizi. Questo significa che tutti i servizi possono essere liberalizzati, a meno che non venga dichiarato ufficialmente che è vietato. Un approcci che segna una rinuncia radicale alla “positive list” fino ad oggi presente negli accordi commerciali dell’Ue, che elncavano solo i servizi che i governi avevano accettato di liberalizzare ed escludevano interventi negli altri settori.
«L’approccio “negative list” estende la portata di un accordo in modo spettacolare – sottolinea il rapporto – perché i governi prendono degli impegni in dei settori che non identificano», anche per i nuovi servizi che emergeranno in futuro. Il Ttip potrebbe ottenere gli stessi risultati, dato che la Commissione Ue preme sugli Stati membri perché accettino lo stesso approccio e cedan alle richieste delle lobby industriali.
La lobby delle multinazionali contro la non liberalizzazione dei servizi pubblici nel Ceta e nel Ttip sembra aver avuto successo, visto che i due accordi si applicano potenzialmente a tutti i servizi, con unl’eccezione limitata ai «servizi forniti nel quadro di un’autorità governativa». Ma questa esenzione esige che I servizi interessati non s forniti «né su una base commerciale, né in competizione con uno o più operatori economici». Cosa quasi impossibile in un’epoca in cui quasi tutti i servizi pubblici vedono una qualche partecipazione delle imprese private. Quindi, alla fine, le esenzioni riguarderebbero solo funzioni sovrane fondamentali, come l’applicazione della legge, le funzioni giudiziarie e i servizi della Banca Centrale.
Si tratta di una minaccia alla tendenza crescent alla ri-municipalizzazione dei servizi di gestione e distribuzione dell’acqua in corso in Italia, Germania, Spagna, Svezia, e Ungheria, o delle reti elettriche in Germania e Finlandia, oppure dei trasporti in Gran Bretagna e Francia. La proposta dei laburisti inglesi di rivedere la privatizzazione progressiva del National Health Service, per rafforzare la sanità pubblica in un quadro non lucrativo, in futuro potrebbe esere considerato una violazione degli accordi Ceta e Ttip, così come ogni eventuale nazionalizzazione e regolamentazione dei mercati finanziari.
Se passerà questa linea di neoliberismo estremista, i governi potrebbero avere grandi difficoltà a sostenere i fornitori di servizi non lucrativi a livello locale e i lavoratori verrebbero assorbiti da imprese private per fare lo stesso lavoro con un salario ridotto.
Dopo aver analizzato altri pericoli che corrono servizi pubblici che in Europa consideriamo diritti consolidati, il rapporto conclude: «Quel che è in gioco negli accordi commerciali come Ceta e Ttip, è il nostro diritto a servizi essenziali e, ancora di più, è la nostra capacità di fornire i servizi di ogni tipo nell’interesse della società nel suo insieme. Se non saranno strettamente sorvegliati, i negoziati commerciali renderanno alla fine impossibile la presa di decisioni a favore del bene comune. Una misura efficace per proteggere I servizi pubblici da questa gigantesca offensiva commerciale sarebbe quella di decidere l’esclusione completa di tutti i settori dei servizi pubblici dal campo dei negoziati e degli accordi commerciali dell’Ue, qualunque essi siano. Ma questa eccezione assoluta non sarà sufficiente a cancellare la molteplicità delle minacce che contengono la Ceta e il Ttip, perché ben altre disposizioni mettono in pericolo la democrazia e il benessere dei cittadini. Sia la Ceta che il Ttip non proteggeranno la capacità di regolamentare nell’interesse generale, il miglio rimedio resta quello di bloccarli completamente».