Valdera allagata, ma la cassa di espansione non è stata usata. Perché?
Costata 3.550.000 euro, potrebbe accumulare 1.250.000 metri cubi d’acqua
[3 Febbraio 2014]
L’acqua si sta ritirando da Camugliano, Ponsacco, Romito, Val di Cava e si contano i danni. Ha ceduto un argine dell’Era, si è rischiata l’esondazione dell’Arno: una situazione estrema che non si verificava da anni. Eppure c’è un’opera dell’ingegno umano che ha resistito a tutto questo. La cassa di espansione “E4”, nei comuni di Peccioli e Lajatico, nelle vicinanze di Fabbrica di Peccioli, sia ieri mattina poco prima dell’alluvione sia stamani, sabato 1 febbraio, a 24 ore dall’alluvione, appariva perfettamente asciutta, come mostriamo nelle foto.
Costata 3.550.000 euro, progettata dalla Provincia di Pisa, potrebbe accumulare 1.250.000 metri cubi d’acqua, su una superficie di 45 ettari. Un volume enorme a monte delle zone abitate che, se invasato, avrebbe sicuramente ridotto la violenza della piena, il volume e la velocità delle acque. E’ per questo del resto che si costruiscono le casse d’espansione, la nostra associazione è favorevole alla loro realizzazione, dove sono necessarie. Devono però servire a evitare o mitigare l’effetto delle piene, e questo non sembra sia avvenuto per la cassa di Fabbrica di Peccioli, dove non è entrata neanche una goccia dell’acqua del fiume: ci sono minimi ristagni di acqua piovana e nulla più. Se la cassa non ha funzionato ieri, a cosa serve? Perché se questo è il risultato, sarebbe meglio investire nella accurata e minuziosa revisione e nel rifacimento ove occorre, degli argini del fiume. Argini però che non vanno costruiti come quelli della cassa.
Da quando è stata realizzata, non ha mai ricevuto acqua. Eppure gli argini hanno già ceduto in più parti, tanto che sono evidenti i numerosi interventi di ricostruzione, che a loro volta presentano già evidenti segni di cedimento. Cosa che fa pensare che, anche quando fosse riempita, la capacità di trattenere l’acqua non sia poi tanto garantita.
La cassa poi sembra addirittura amplificare localmente l’effetto delle piene: è stata realizzata in un’area del fiume che era una cassa di espansione naturale, ma adesso l’acqua non ci può più arrivare, per la presenza dell’argine, e si riversa sulla parte opposta, mettendo in pericolo alcune fattorie e la stessa Sarzanese-Valdera.
Noi ci chiediamo com’è possibile che i soldi dei cittadini vengano spesi così, senza poi evitare i danni idrogeologici che continuano a manifestarsi. Chiediamo agli amministratori dei comuni danneggiati, che spendano due ore del loro tempo per andare a vedere questa meraviglia. Che siano loro a chiedere ai responsabili conto dei costi di costruzione e manutenzione di una cattedrale nel deserto. E riescano magari a farla funzionare per gli scopi per cui è stata costruita, e per cui sono stati spesi i nostri soldi. E magari possano constatare anche l’inutilità del taglio delle piante che abbiamo denunciato nei giorni scorsi.
Anche questo non ha evitato i danni, forse li ha anzi amplificati, con la distruzione degli argini naturali, il rilascio di materiale trascinato poi via dalla piena, l’aumento della velocità delle acque che la vegetazione invece rallenta. Opera dannosa ma che continuerà implacabile già nei prossimi giorni, dal guado per Fabbrica fino al ponte di Peccioli dove già gli effetti dell’intervento sono pienamente visibili.
il Direttivo di Legambiente Valdera