Sul podio rumeni, indiani e marocchini

Un terzo della produzione di cibo made in Italy dipende dai lavoratori migranti

Coldiretti: sono 362mila i lavoratori provenienti da tutto il mondo che hanno trovato regolarmente occupazione nei campi e nelle stalle

[27 Ottobre 2023]

A fronte di una popolazione italiana in sempre più rapida diminuzione, la produzione del celebrato cibo made in Italy passa dalle indispensabili mani dei lavoratori migranti: secondo le stime Coldiretti – la più grande associazione di rappresentanza del mondo agricolo italiano – nel 2022 sono ben 362mila i lavoratori stranieri che hanno trovato regolarmente occupazione nei campi e nelle stalle.

Si tratta di circa un terzo della forza lavoro totale. Soprattutto di lavoro stagionale con picchi di domanda nei periodi estivi della raccolta che sono garantiti grazie a lavoratori regolari provenienti da altri paesi perfettamente integrati che si fermano in Italia per qualche mese, tornando anno dopo anno con reciproca soddisfazione.

La comunità di lavoratori agricoli più presente in Italia – spiega Coldiretti – è quella rumena con 78.214 occupati, davanti a indiani con 39.021, marocchini con 38.051 che precedono albanesi (35.474), senegalesi (16.229), pakistani (15.095), tunisini (14.071), nigeriani (11.894,) macedoni (9.362), bulgari (7.912) e polacchi (7.449).

«È importante affrontare il tema della disponibilità di manodopera con una gestione dei flussi più efficiente – afferma il presidente Coldiretti, Ettore Prandini – partendo dal decreto triennale che abbiamo fortemente sostenuto e che può dare una grande mano tenendo conto che si passa dalle 14 mila unità di lavoro stagionale alle 82 mila del 2023 fino alle 90mila del 2025: alle imprese serve la certezza di poter avere a disposizione lavoratori regolari e di non subire la concorrenza sleale di chi sfrutta le persone».

Il nuovo decreto della presidente del Consiglio dei ministri recante la “Programmazione dei flussi d’ingresso legale in Italia dei lavori stranieri per il triennio 2023-2025” potrà poi essere integrato per singolo anno sulla scorta delle sopravvenute necessità come avvenuto nel 2023 e – conclude la Coldiretti – fermo restando il mantenimento delle quote annuali per lavoro stagionale agricolo, sono previsti ingressi anche per l’assistenza familiare e, come più volte sollecitato dall’associazione degli agricoltori, anche quote destinate al soddisfacimento del fabbisogno per il settore della pesca.