Interrogazioni al Parlamento europeo e alla Camera
Allarme inquinamento radioattivo da torio 232 in Friuli, nel poligono militare Cellina-Meduna
L'eurodeputato Zanoni: «Si tratta di un metallo radioattivo sei volte più pericoloso dell’uranio impoverito»
[7 Gennaio 2014]
L’eurodeputato Andrea Zanoni, eletto nell’Italia dei Valori e che aderisce al gruppo Democratici e Liberali, ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea sulla preoccupante contaminazione da torio 232 registrati nell’area del poligono militare Cellina-Meduna di Cordenons, San Quirino, Vivaro e San Giorgio della Richinvelda, in Provincia di Pordenone.
Zanoni, che si presenta ora come eurodeputato Pd, fa parte della commissione Envi ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare al Parlamento europeo, e chiede che «l’Ue intervenga per evitare la contaminazione dalla sostanza tossica e radioattiva. I dati dell’Arpa pubblicati a fine dicembre parlano chiaro. Bisogna evitare ogni rischio per l’ambiente e la salute dei cittadini».
L’Agenzia regionale per la protezione ambientale del Friuli-Venezia Giulia ha infatti comunicato i dati delle analisi effettuate a fine dicembre al Comando della 132esima Brigata Ariete dell’esercito di Cordenons alla Regione, alla Provincia e alla Prefettura di Pordenone, ai Comuni interessati ed all’Azienda per i servizi sanitari. «Nello specifico – si legge in una nota di , Zanoni – in 4 degli 8 bersagli (carcasse di carri armati utilizzati per l’addestramento a fuoco) analizzati dall’Arpa, è stata riscontrata una presenza di torio 232 notevolmente superiore al livello normalmente presente in natura, avente origine artificiale e presumibilmente collegata alle attività di addestramento militare. Si tratta probabilmente dell’eredità lasciata dalle esercitazioni svoltesi tra gli anni ’80 e ‘90 nel sito: tra il 1986 e il 2003, infatti, le compagnie dell’Esercito italiano avevano in dotazione missili anticarro spalleggiabili “Milan”, che emettevano torio 232 (gli stessi utilizzati nel poligono interforze di Quirra in Sardegna, tristemente noto per gli effetti prodotti dalla contaminazione da torio 232)».
Il Comando della Brigata Ariete, che gestisce l’area demaniale “Poligono Cellina–Meduna”, a ridosso del Sito d’interesse Comunitario (Sic), aveva già effettuato monitoraggi ambientali e rilevato limiti superiori alla soglia consentita di cadmio, antimonio, piombo, nichel, zinco, rame e vanadio in 3 degli 8 siti utilizzati dai militari per gli addestramenti. Le aree interessate dal campionamento sono state recintate con paletti di ferro e filo spinato per impedire l’accesso a uomini e animali, anche con cartelli di divieto di accesso nel raggio di 300 metri. La zona sarà preclusa ad ulteriori attività di addestramento per evitare incrementi dei valori di soglia.
Il Sic “Cellina-Meduna”, con il vicino il Sic delle Risorgive del Vinchiaruzzo, sono gestiti dalla Regione Friuli Venezia Giulia e gli ambientalisti chiedono da tempo un regolamento che stabilisca le attività vietate e quelle consentite all’interno dell’area e nelle zone limitrofe. I due fiumi che scorrono in questa zona, il Cellina ed il Meduna, formano depositi ghiaiosi con una notevole biodiversità, rappresentata da molte specie faunistiche e vegetali iscritte a diverse liste di specie da salvaguardare.
Zanoni nell’aprile 2013 aveva già fatto un sopralluogo nel poligono ed ora nella sua interrogazione sottolinea che «il torio 232 è un metallo radioattivo che emette particelle sei volte più pericolose per la salute umana rispetto a quelle rilasciate dall’uranio impoverito e che raggiunge il massimo della tossicità circa 20-25 anni dopo il suo utilizzo. Inoltre si rischia di devastare l’area dei “Magredi” tutelata quale Sito d’Interesse Comunitario (Sic) e Zona a Protezione Speciale (Zps) ai sensi delle direttive Habitat 92/43/CEE e Uccelli 2009/147/CE in ragione della grande varietà della flora e della fauna presenti. Sono urgenti approfondite verifiche sulla falda acquifera, visto che si tratta di terreni molto permeabili e i veleni presenti possono essere facilmente veicolati nel sottosuolo e poi direttamente nella falda. È necessario caratterizzare tutta l’area del Sic con campionamenti sulla matrice del suolo, del sottosuolo, dell’acqua e dell’aria. Dopo la caratterizzazione, utile a determinare il fenomeno di inquinamento sotto il profilo dell’estensione, dell’intensità e della tipologia delle sostanze inquinanti, bisogna passare immediatamente alla fase della bonifica».
L’eurodeputato italiano conclude: «Ho chiesto pertanto alla Commissione europea sia una verifica su questo caso specifico che notizia di eventuali casi analoghi in altri Paesi Ue proprio per sapere come sono stati affrontati e bonificati».