Risparmi e meno burocrazia: ora si attendono le manifestazioni d’interesse

Apea di Piombino, in arrivo il bando per l’insediamento delle imprese

Prende corpo l’Area produttiva ecologicamente attrezzata: fino a 500 nuovi posti di lavoro, con un occhio di riguardo per le start-up ambientali

[17 Marzo 2016]

Le Aree produttive ecologicamente attrezzate (Apea) rappresentano un modello di governo del territorio previsto dalla normativa da quasi vent’anni – col decreto Bassanini del 1998, cui è seguito un regolamento regionale nel 2009 –, e dalle molteplici sfaccettature. Le Apea sono infatti aree produttive industriali, artigianali o miste, all’interno delle quali si mira a minimizzare l’impatto degli insediamenti produttivi sull’ambiente circostante attraverso una gestione integrata delle infrastrutture e dei servizi, massimizzando così al contempo le possibilità per le singole imprese insediate: una sorta di simbiosi industriale con l’ambizioso orizzonte di incrociare obiettivi aziendali con necessità ambientali, ricavandone un doppio beneficio.

Per la Toscana, l’Apea di Piombino rappresenta un esempio cui guardare: non ne esistono di simili sul territorio regionale. Sarà dunque doppiamente interessante seguirne l’evoluzione. Il Consiglio comunale ha recentemente adottato la convenzione operativa Apea nell’ambito del Piano degli insediamenti produttivi (Pip) di Colmata, gettando le basi per un ambito produttivo che guarda al lungo termine – 10 gli anni previsti per la piena attuazione –, disegnando i confini in cui potrà svilupparsi un nuovo comparto produttivo.

L’area, compresa tra la strada di accesso alla città e la ferrovia, consiste in 33 ettari di cui 26 insediabili (nei rimanenti 7 sorgerà un parco agricolo, utile per la sicurezza idraulica della zona). Come ormai noto, il gestore unico dell’area è stato individuato nella cooperativa (onlus) La Contadina Toscana, e in questa figura si incardinano i molti vantaggi dell’Apea. Al soggetto gestore spettano infatti le principali competenze gestionali e organizzative nell’area, di tipo materiale o meno. A seguito di particolari intese normative, quest’area funziona con una maggiore semplificazione amministrativa: è il soggetto gestore ad accollarsi degli oneri collegati ad autorizzazioni e adempimenti, quando un’azienda spreca in media 60 giorni l’anno in burocrazia. Ma i servizi gestiti dal soggetto spaziano anche da quelli relativi alla rete fognaria all’illuminazione pubblica, dall’isola ecologica alla rete antincendio, a quella di distribuzione energia e calore: non a caso all’interno dell’area è prevista la realizzazione di punti di produzione di energia per le aziende, energia derivante per l’80% da fonti rinnovabili. Su tutti, l’elemento qualificante dell’area è la cosiddetta “tariffa omnicomprensiva”, un importo personalizzato per ogni impresa – che riunisce il canone di locazione, il consumo di acqua, energia, produzione rifiuti, etc –, che si trova davanti un contratto unico per la fornitura di vari servizi.

L’Apea va così a formare una “città nella città”, o meglio una sorta di campus per agevolare lo sviluppo delle imprese compatibilmente con le caratteristiche del territorio. Due sono i filoni produttivi che troveranno spazio nell’Apea, con un’attenzione particolare per le start-up, imprese che per loro natura possono portare innovazione ma abbisognano di particolari attenzioni in fase di lancio. Un polo per la “trasformazione agro-alimentare” (con aziende specializzate dall’erboristica alla certificazione dei processi) e uno per il “recupero di materia e prodotti”. Quest’ultima tipologia di imprese in particolare, benché la loro presenza sui territori sia un’esigenza per un reale sviluppo sostenibile, spesso non è vista di buon occhio da parte delle comunità locali (che come tutti, però, producono rifiuti), e l’Apea si offre come un insediamento ad hoc.

Se queste sono le tipologie generali delle imprese cui si rivolge l’Apea, nei dettagli per il momento non è ancora possibile scendere. Indiscrezioni di stampa riportano da tempo un interessamento da parte della Creo S.r.l. per localizzare nell’area un impianto di carbonizzazione idrotermale – una realtà innovativa sulla quale però insistono dubbi circa la coerenza con la strategia definita dal Prb regionale – come di altre imprese, ma sono le normative a dettare una realtà più articolata. Il Pip di Colmata, adottato l’8 febbraio, è stato pubblicato sul Burt regionale il 17/2: oggi scade il mese previsto per la presentazione delle eventuali osservazioni, e a breve è previsto il bando pubblico per l’insediamento in locazione alle imprese interessate: sia la convenzione che il piano attuativo – redatto a cura e a carico del soggetto gestore – sono stati adottati ,e non già approvati dal Consiglio, e se non ci dovessero essere osservazioni l’approvazione potrebbe essere velocissima mentre se ci saranno (e lo sapremo stasera) occorrerà tornare in Consiglio. Dopodiché, sarà la volta del bando. È questa l’unica via di selezione. Solo nel caso in cui rimanessero aree libere, si andrebbe a insediamento diretto.

Perché le aziende si manifestino il loro interesse, però, è ovviamente necessario che il quadro delle opportunità sia ben circoscritto. I noti bandi di Invitalia (che in tutto assommano 53,4 milioni per superare la crisi industriale a Piombino), ad esempio, tardano a essere pienamente definiti, le imprese attendono, e questo rappresenta un costo per tutta la comunità. Per le aziende, una volta di più, è fondamentale poter contare sulla certezza del diritto – e ancor prima del dovere –  prima di muovere capitali per investimenti.

Capitali che sono e rimarranno privati: quello dell’Apea è un progetto in partenariato pubblico-privato, dove il pubblico mette sostegno e terreni (nello specifico, per la parte di proprietà comunale, un’ex-cava di materiali inerti), non soldi. Quelli che arriveranno (una parte degli otto milioni messi a disposizione dalla Regione per lo sviluppo delle piccole e medie imprese) saranno per opere infrastrutturali – gestite dal Comune, non dalla Contadina –, e andranno proporzionalmente ad abbassare le tariffe richieste dal gestore unico alle imprese. Per il resto, gli ingenti investimenti necessari per la realizzazione dell’Apea saranno messi a disposizione dalla onlus, e saranno coperti dai ricavi della tariffa omnicomprensiva. Un progetto ambizioso e di lunga durata, dunque, per il quale però occorrono subito certezze per non far perdere opportunità al territorio.