A rischio di estinzione una specie su sette di squali e razze di profondità (VIDEO)
Gli squali decimati dal commercio di olio di fegato di squalo, le razze per un piatto tradizionale coreano
[12 Marzo 2024]
Secondo lo studio “Fishing for oil and meat drives irreversible defaunation of deepwater sharks and rays”, pubblicato su Science da un team internazionale di ricercatori, «Una specie su sette di squali e razze Delle acque profonde è a rischio di estinzione a causa della pesca eccessiva».
La ricerca, durata 8 anni, ha rilevato che «Gli squali e le razze vengono catturati come catture accessorie accidentali nella pesca mirata a specie di maggior valore commerciale. Tuttavia vengono tenuti per il valore del loro olio e della loro carne. Questo, unito alla recente espansione globale del commercio di olio di fegato di squalo, ha portato a un forte calo della popolazione».
Uno degli autori dello studio, il biologo canadese Nicholas Dulvy dell’Earth to Ocean Research Group della Simon Fraser University, ricorda che «Circa la metà degli squali del mondo si trovano al di sotto dei 200 metri, al di sotto del punto in cui la luce del sole raggiunge l’oceano. La prima volta che vedono la luce del sole è quando vengono issati sul ponte di una barca da pesca».
Nel nuovo studio, il team guidato dalla acienziata della pesca neozelandese Brittany Finucci del National Institute of Water and Atmospheric Research (NIWA) ha valutato 521 specie di squali e razze di profondità e ha coinvolto più di 300 esperti da tutto il mondo, scoprendo che «Circa 60 specie sono minacciate da un elevato rischio di estinzione a causa della pesca eccessiva, secondo i criteri della Lista rossa delle specie minacciate dell’ International Union for Conservation of Nature (IUCN)».
Dulvy fa notare che «Mentre il mare aperto e le acque costiere si stanno esaurendo in molti Paesi del mondo, stiamo incentivando i pescatori a pescare al largo ed è diventato tecnologicamente fattibile pescare fino a un chilometro di profondità».
A causa della loro lunga durata di vita e dei bassi tassi di riproduzione, gli squali e le razze di profondità sono tra i vertebrati marini più sensibili. Hanno cicli vitali più simili a quelli dei mammiferi marini come le balene e i trichechi, che un tempo venivano sfruttati per ricavarne olio e che ora sono fortemente protetti. La Finucci, conferma:«In un certo senso, alcuni squali di acque profonde sono più simili ai mammiferi marini in termini di capacità limitata di resistere e riprendersi dallo sfruttamento. Tuttavia, molti mammiferi marini sono ormai protetti da anni, se non decenni, mentre gli squali di acque profonde rimangono in gran parte non protetti».
Dulvy aggiunge: «Molti squali e razze di acque profonde possono sopportare solo quantità molto piccole di pressione della pesca. Alcune specie possono impiegare 30 anni o più per diventare sessualmente mature – e forse, fino a 150 anni nel caso dello squalo della Groenlandia – e produrre solo 12 cuccioli durante tutta la loro vita».
Gli squali e le razze mantengono la loro galleggiabilità grazie al loro fegato grasso, ma è proprio questo grasso molto apprezzato a rappresentare la loro condanna: è ampiamente utilizzato come olio – lo squalene – nei cosmetici, negli integratori alimentari e nei medicinali, come i vaccini. C’è stato anche un aumento della pesca delle razze per sostenere la domanda di razza fermentata, una prelibatezza tradizionale coreana.
Un’altra autrice dello studio, Cassandra Rigby, ricercatrice senior della James Cook University, sottolinea che «Con l’esaurimento della pesca costiera, lo sforzo di pesca si è spostato più al largo e in acque più profonde. Sappiamo che questo sta avendo un impatto sugli squali di profondità perché stiamo vedendo nuove specie registrate in luoghi dove in precedenza non era nota la pesca in acque profonde. Laddove viene effettuata la pesca mirata, le popolazioni di squali di profondità possono diminuire in modo rapido e drastico e, a causa della loro biologia molto sensibile, è improbabile che gli squali di acque profonde si riprendano facilmente, se non addirittura si riprendano».
I ricercatori del Global Shark Trends Project, una collaborazione tra la Simon Fraser University, IUCN Shark Specialist Group, James Cook University e Georgia Aquarium, con il sostegno dello Shark Conservation Fund, evidenziano che «C’è stato un grande successo nella regolamentazione del commercio delle pinne di squalo. Ora dobbiamo rivolgere la nostra attenzione alla regolamentazione del commercio internazionale di olio di fegato».
Lo studio rileva l’urgente necessità che il commercio di olio di fegato di squali diventi legale, tracciabile e sostenibile e propone la Convention on International Trade in Endangered Species of Wild Fauna and Flora (CITES) come possibile strumento di gestione per tenere questo commercio sotto controllo in maniera sostenibile.
Glenn Sant consulente senior per la pesca, il commercio e la tracciabilità di TRAFFIC, ricorda che «Dal 2008, quando lo shark working group della CITES ha segnalato gli squali Gulper come una specie di acque profonde preoccupante, abbiamo assistito a un crescente utilizzo della CITES per tenere sotto controllo il commercio di prodotti derivati da squali e razze. E’ giunto il momento di prendere in seria considerazione l’utilizzo della CITES per evitare l’estinzione di questo gruppo di squali minacciato e di verificare che il commercio dei loro prodotti sia legale, tracciabile e sostenibile. QAuando si tratta della loro gestione e protezionde, gli squali di acque profonde sono lontano dagli occhi e lontano dal cuore.
Il ruolo essenziale che la CITES svolge nella regolamentazione del commercio di specie marine commercialmente significative è stato evidenziato alla 19esima Conferenza delle Parti della Convenzione (CITES COP19) nella quale le parti hanno sostenuto tutte le proposte per elencare e proteggere nell’Appendice II 104 specie di squali e razze, tra le quali squali martello, pesci chitarra e squali come la verdesca, e tre cetrioli di mare dell’Indo-Pacifico.
Oltre a regolamentare il commercio internazionale di olio di fegato di squalo, lo studio sostiene anche l’impegno globale per proteggere il 30% degli oceani del mondo entro il 2030: «Proteggere il 30% delle profondità oceaniche (da 200 a 2.000 metri) fornirebbe l’80% protezione parziale delle specie in tutto il loro areale. Un divieto mondiale di pesca al di sotto degli 800 metri fornirebbe il 30% di rifugio verticale a un terzo degli squali e delle razze di acque profonde minacciate».