Aggiornamento della Lista Rossa Iucn: a rischio estinzione delfini, focene, marsupiali, rettili e uccelli
Ufficialmente estinti tre rettili di Christmas Island. Salvate due specie di kiwi
[6 Dicembre 2017]
Secondo l’ultimo aggiornamento della Lista Rossa dell’International union for conservation of nature (Iucn), mentre pratiche di pesca non sostenibili hanno causato un forte declino delle popolazioni di delfino dell’Irrawaddy (Orcaella brevirostris) e di neofocena (Neophocaena phocaenoides) un marsupiale australiano, il coda ad anello occidentale (Pseudocheirus occidentalis – western ringtail possum) è vicino all’estinzione a causa della siccità crescente causata dal cambiamento climatico nel suo areale.
Sono invece ufficialmente estinte tre specie di rettili che vivevano a Christmas Island: lo scinco Whiptail o scinco di foresta dell’Isola di Christmas (Emoia nativitatis), lo scinco Blue-tailed (Cryptoblepharus egeriae) e il geco di Lister (Lepidodactylus listeri). Va meglio in Nuova Zelanda, dove due specie di kiwi hanno visto migliorare la loro situazione grazie a efficaci misure di salvaguardia.
Il delfino dell’Irrawaddy e la neofocena siono da tempo in declino, ma la nuova Lista Rossa li sposta dallo status di “vulnerabile” a quello “in pericolo” e sottolinea che in 60 anni gli esemplari di delfino dell’Irrawaddy sono diminuiti della metà e quelli di neofocena si sono dimezzati in soli 45 anni.
Queste due specie di cetacei vivono in acque fluviali poco profonde, il che le rende estremamente vulnerabili allde attività antropiche. L’Iscn dice che «La causa principale del loro declino è il miglioramento degli attrezzi da pesca non selettivi. Anche la distruzione degli habitat e la sovra-pesca delle loro prede contribuisce alla diminuzione degli esemplari».
Randall Reeves, presidente dell’Icn Ssc Cetacean specialist group, spiega che «Il delfino dell’Irrawaddy è venerato da numerose comunità e in alcune regioni dell’India e della Cambogia il il turismo dei delfini è un’attività importante per le economie locali. Garazie allo status di protezione di cui beneficiano le due specie, la caccia o la cattura deliberate sono rareo inesistenti, ma non ci sono misure di protezione contro l’impigliamento nelle reti o altre minacce o, se esistono, sono inefficaci. In assenza di soluzioni pratiche a qyuesto problema, in futuro il declino dei delfini e delle focene proseguirà inevitabilmente».
Nel Mekong, la maggioranza delle morti dei delfini dell’Irrawaddy sono causate dalla cattura accidentale nelle reti da posta. Le reti da posta rappresentano la principale minaccia per i mammiferi marini a livello mondiale e gli sforzi per vietarle o almeno regolamentarne l’uso si sono rivelati inefficaci, provocando il declino di numerose specie di balene, delfini e focene, tra il quali la frarissima vaquita (Phocoena sinus) e il Baiji (Lipotes vexillifer), il delfino fluviale della Cina classificato a rischio critico di estinzione e probabilmente già estinto.
Thomas Lacher, della Texas A&M University e delll’Iucn Red List Committee, è molto preoccupato: «Dopo anni di lavoro per proteggere i mammiferi marini, è molto inquietante constatare il declino considerevole subito da diverse specie di delfini e focene. La probabile estinzione del delfino di fiume della Cina, lo stato di pericolo critico della vaquita e il declino del delfino dell’Irrawaddy e della neofocena che passano dallo status di vulnerabila a in pericolo, sono altrettanti fatti che divrebbero allarmarci sulla gravità delle minacce che pesano sempre sui cetacei e che necessitano di una sorveglianza continua. Cosa ancora più importante, sottolineano il bisogno di mettere in atto delle misure di conservazione energiche».
Leah Gerber, direttrice del Center for biodiversity outcomes dell’Arizona State University, ricorda che «La neofocena è minacciata soprattutto dagli effetti delle attività umane, come lo sviluppo costiero e le catture accidentali della pesca. A causa del loro “lento” ciclo di vita (lunga gestazione,, maturità sessuale tardiva), le neofocene sono lente a rispondere alle azioni di consrvazione. E’ indispensabile agire fin da subito per salvare la sola specie del genere Neophocaena e il membro più basale della famiglia delle focene».
In Australia il nemico che sta portando all’estinzione possum coda ad anello comune è il cambiamento climatico: la devastante siccità ha causato un forte declino di questi marsupiali che nella Lista Rossa passano da vulnerabili a in pericolo critico di estinzione a causa di un repentino calo di oltre l’80% della loro popolazione negli ultimi 10 anni.
Questo possum, che prima era molto diffuso nelle foreste di Eucalyptus gomphocephala e di Agonis flexuosa, ora è confinato in hanbitat costieri frammentati. I tentativi di reintrodurre la specie nel Lane-Poole Conservation Park, a circa 100 km a sud di Perth, sono falliti a causa della mediocre qualità del cibo di cui si nutre questo possum, dovuta alla siccità crescente. Il problema è che il Pseudocheirus occidentalis ha bisogno di cibo di una certa qualità, in particolare di foglie di Agonis flexuosa, perché ha un apparato digerente molto particolare. il western ringtail possum è sensibile allo stress termico e può andare in surriscaldamento se la temperatura supera i 35º C, cosa sempre più frequente nell’Australia occidentale. Questo marsupiale ha subito anche gli effetti della globalizzazione e della predazione da parte delle volpi rosse (Vulpes vulpes) e dei gatti rinselvatichiti (Felis catus) introdotti in Australia dai coloni europei e del disboscamento, degli incendi e della loro gestione inadatta.
Un altro teritorio australiano Christmas Island, è diventato il teatro di misteriose estinzioni di due scinchi e di un geco endemici. Ma sono tutte le specie di rettili di quest’isola di 135 Km2 e con meno di 1.500 abitanti spersa nell’Oceano Indiano ad aver subito un rapido declino iniziato negli anni ’70 e del quale non si conoscono bene le ragioni, una di queste è probabilmente l’introduzione su Christmas Island a metà degli anni ’80 del serpente lupo comune (Lycodon capucinus). Altre cause delle estinzioni potrebbero essere l’arrivo di una nuova malattia e le modifiche dell’ecologia insulare causate dall’introduzione della formica pazza gialla (Anoplolepis gracilipes) che avrebbero aggravato le pressioni sulle specie endemiche.
Il programma di allevamento in cattività dello scinco Emoia nativitatis è fallito nel 2013 e ora la specie è stata dichiarata estinta. Invece ha avuto successo la riproduzione in cattività di Lepidodactylus listeri e di Cryptoblepharus egeriae, ma le due specie sono comunque state dichiarate estinte in natura.
Anche l’aggiornamento della Lista Rossa Iucn conferma che le specie insulari endemiche sono particolarmente vulnerabili a causa dello scarsio numero di esemplari, della loro bassa variabilità genetica e della mancanza di immunità a nuove malattie o per la vulnerabilità di fronte a predatori introdotti.
Per il biologo australiano John Zichy-Woinarski della Charles Darwin University e della Iucn Commission, «L’estinzione dei rettili di Christmas Island sembra un intrigo da romang zo giallo, perché la causa resta misteriosa. Queste estinzioni ci ricordano che è essenziale identificare le principali cause del declino delle specie per mettere in campo dei programmi solidi di conservazione e sorveglianza cantinua per le specie minacciate e in declino. In questi casi, l’importanza e la gravità del declino sono state conosciute troppo tardi e non è stato più possibile salvare questi rettili di Christmas Island».
Anche alcuni rettili giapponesi rischiano l’estinzione: l’aggiornamento della Lista Rossa Iucn rivela che un terzo delle 46 specie di serpenti e sauri endemici del Giappon e sono minacciati perché le loro popolazioni sono poco numeerose e frammentate, «Il che accresce la loro vulnerabilità alle modificazioni degli habitat».
L’Iucn evidenzia che «In tutto il Giappone, il declino delle specie è stato accelerato dalla distruzione degli habitat causato dall’agricoltura non sostenibile e dall’urbanizzazione. Anche la cattura per il commercio degli animali da cmpagnia e le minacce legate alle specie invasive, come il pavone comune (Pavo cristatus) e l’introduzione della donnola giappinese (Mustela itatsi) in alcune piccole isole giapponesi hanno messo in pericolo i rettili.
La Lista Rossa ha inserito nella categoria in pericolo critico di estinzione l’Opisthotropis kikuzatoi, il serpente più raro del Giappone, endemico dell’isola di Kumejima dove, fino a metà anni ’90, era relativamente diffuso. Negli ultimi 15 anni la specie ha subito un declino drammatico a causa della predazione da parte della rana toro (Lithobates catesbeianus), del pavone comune e della donnola giapponese. L’areale ridotto e frammentarto di questo serpente ha contribuito ad accelerare il declino provocato dalle specie invasive, ma questo raro serpente ha anche subito gli effetti dell’inquinamento e delle catture accidentali.
Minacce simili pesano anche sul geco Goniurosaurus splendens, endemico dell’isola di Tokunoshima, e sulla lucertola Takydromus toyamai, endemica delle isole Miyako: la Lista Rossa ha messo entrambe queste specie nella categoria in pericolo.
Le valutazioni dei rettili del giappone sono state finanziate grazie a una partnership Iucn – Toyota e secondo Toshio Niimi, di Toyota Motor Corporation, «Le valutazioni dei rettili aiuteranno a preservare la biodiversità endemica del Giappone, che si confronta con minacce quali la distruzione degli habiltat e le specie invasive».
E le specie aliene sono un problema anche per la Nuova Zelanda che però sembra aver vinto in alcune p il piccole isole la battaglia contro i predatori introdotti che minacciavano il Kiwi bruno di Okarito (Apteryx rowi) e il Kiwi bruno dell’Isola del Nord o di Mantell (Apteryx mantelli), che erano in pericolo di estinzione e che ora sono passati nella categoria vulnerabile.
L’Iucn spiega che «Le due specie erano minacciate dalla distruzione dei loro habitat e dalla predazione da paete di mammiferi introdotti, come i gatti rinselvatichiti e gli ermellini (Mustela erminea). Il Kiwi di Mantell è anche minacciato dai furetti (Mustela furo) e dai cani».
Le azioni di salvaguardia dei kiwi intraprese dal governo neozelandese e dalle collettività locali si sono basate sulla lotta ai predatori introdotti e sulla raccolta e l’incubazione delle uova per poi rilanciare i kiwi in natura. Graie a queste iniziative, i Kiwi d i Okarito sono passati dai 160 individui rimasti nel 1995 ai 400 – 450 di oggi e si stima che la popolazione di Kiwi di Mantell cresca del 2% all’anno, malgrado nelle aree non protette dai predatori il loro declino prosegua.
La riclassificazione dei kiwi fa parte di una più ampia valutazione degli uccelli della Nuova Zelanda che «mette in luce il declino di molte specie endemiche, spesso a causa dell’introduzione di specie invasive».
Proprio riguardo agli uccelli, l’aggiornamento della Lista Rossa Iucn sottolinea che il 26% delle specie rivalutate sono state riclassificate in categorie di minaccia più elevate; il 28% sono passate a una categoria meno elevata. Il gobbo maccoa (Oxyura maccoa), che vive in alcune regioni dell’Africa australe e orientale è passato dalla categoria quasi minacciato a vulnerabile a causa di un declino che va dal 30 al 49% delle sue popolazioni dovuto all’inquinamento, all’impigliamento nelle reti e alla distruzione dei suoi habitat causato dall’agricoltura e dall’urbanizzazione. In seguito a dati preoccupanti provenienti dall’Artico nordamericano, il gufo delle nevi (Bubo scandiacus) è stato per la prima volta classificato come vulnerabile perché la sua popolazione, che è molto meno abbondante di quanto si credesse, nel giro di sole tre generazioni ha subito un declino dal 30 al 49% a causa del cambiamento climatico che, con la modificazione della copertura nevos, ha fatto ridotto la disponibilità dei roditori di cui si nutre. In Asia, gli zigoli dal collare (Emberiza aureola), una volta molto abbondanti, sonno passati dallo status in pericolo a quello di pericolo critico di estinzione e pensare che fino al 2004 questa specie era considerata “poco preoccupante”, ma la cattura illegale a fini alimentari in Cina, che rappresenta la minaccia principale per questi zigoli, j ha portato al loro repentino declino. Fortunatamente dalle Galapagos arrivano notizie più confortanti: la popolazione di trdo beffeggiatore di Floreana (Mimus trifasciatus) è in ripresa e, dopo una fruttuosa stagione riproduttiva, è passata dalla categoria a rischio critico di estinzione a quella in pericolo.
BirdLife International, che cura La Lista Rossa Iucn per gli Uccelli pubblicherà maggiori informazione sull’avifauna della Nuova Zelanda il 12 dicembre, intanto il coordinatore mondiale di BirdLife International, Ian Burfield, conclude: «In questi ultimi anni, le specie esotiche invasive sono state la principale causa di estinzione degli uccelli e continuano a rappresentare un rischio per alcune specie minacciate, in particolare nelle isole, Fortunatamente, il trasferimento dei kiwi in una categoria di minaccia inferiore dinmostra che possiamo sperare. La Nuova Zelanda è il capo fila mondiale per la lotta contro le specie invasive; le tecniche messe a punto da questo Paese sono state adattate e utilizzate con successo dappertutto nel mondo. Abbiamo bisogno subito di più mezzi per intensificare gli sforzi e dispiegarli in altre isole, prima che sia troippo tardi».