Delle oltre 5 mln di ton estratte ogni anno, l’80% è ridotto in polvere per usi industriali

Alpi Apuane, Legambiente contro l’apertura di nuove cave: ora è vertenza nazionale

Ferruzza: «Permettere nuove aperture all’interno del Parco regionale è una prospettiva sciagurata, che avverseremo con forza da subito»

[5 Dicembre 2023]

La contrarietà all’apertura di nuove cave sulle Alpi Apuane è entrata come mozione all’interno del XII Congresso nazionale di Legambiente – conclusosi nel fine settimana a Roma – e ne è uscita come vertenza nazionale per l’associazione ambientalista più diffusa lungo lo Stivale.

«Per noi della Toscana la questione apuana è da sempre una delle vertenze prioritarie dell’associazione – dichiara Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana e responsabile nazionale Paesaggio del Cigno verde – per questo, prendiamo atto con soddisfazione dell’impegno che ha preso l’associazione tutta nel momento più alto della sua discussione politica».

La conseguenza pratica è che adesso Legambiente attiverà tutti i propri livelli associativi, affinché vengano assunte iniziative di natura istituzionale e di mobilitazione che mettano fine alla devastazione di un ecosistema unico e ricco di biodiversità.

Per cosa, poi? Legambiente sottolinea «lo sfruttamento predatorio della montagna portato avanti dalle imprese», evidenziando che «delle oltre 5 milioni di tonnellate estratte ogni anno solo il 20% è utilizzato come pietra ornamentale».

Il marmo di Carrara, in altre parole, non viene più impiegato in prevalenza per usi nobili come dar vita alle opere di novelli Michelangelo. Piuttosto, si distruggono le Apuane affinché l’80% dei materiali estratti venga destinato a usi industriali: ovvero riducendolo in larga parte a polvere di carbonato di calcio, destinata poi a entrare in cicli di produzione come quelli di vernici, carta o dentifrici.

I costi dell’operazione vengono fatti ricadere interamente sulla collettività, ad esempio sotto forma di inquinamento da marmettola degli acquiferi, che già subisce un depauperamento del proprio patrimonio naturale.

A nulla sembrano valere le nuove formulazioni dell’art 9 e dell’art 41 della Costituzione, visto che oggi gli imprenditori, purtroppo per voce di alcuni amministratori pubblici, stanno chiedendo l’apertura di nuove cave persino all’interno del Parco regionale delle Alpi Apuane.

Il rinnovato impegno di Legambiente, stavolta a livello nazionale, è «tanto più rilevante e significativo – sottolinea nel merito Ferruzza – in una fase in cui la comunità del Parco regionale paventa invece la modifica del Piano integrato, per permettere l’apertura di nuove cave all’interno del perimetro dell’area protetta. Una prospettiva sciagurata e deludente, che avverseremo con forza da subito».