Amazzonia: il Brasile rifiuta l’aiuto del G7. Duro scontro Bolsonaro – Macron
Bolsonaro vuole creare un fronte anti-incendio sudamericano con Paesi che sono in fiamme come il Brasile
[27 Agosto 2019]
Nelle ultime 24 ore, gli incendi nella foresta amazzonica sono avanzati e cresciuti ancora e l’esercito brasiliano, al suo secondo giorno di intervento, non sembra in grado di fermarli. Secondo l’ Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE) domenica sono stati censiti 1.113 nuovi focolai di incendi e dall’inizio dell’anno gli incendi boschivi in Brasile sono stati circa 80.000, la cifra più alta dal 2013, più fella metà degli incendi hanno colpito l’Amazzonia.
Di fronte all’aggravarsi degli incendi in una foresta vitale per tutto il pianeta, i Paesi del G7 riuniti a Biarritz, in Francia, hanno promesso di sbloccare immediatamente 20 milioni di dollari per inviare canadair e altri aiuti al Brasile in fiamme. Un’aiuto immediatamente respinto dal presidente neofascista del Brasile Jair Bolsonaro che ha consigliato al presidente francese Emmanuel Macron di occuparsi di «casa sua e delle sue colonie», facendo riferimento ai dipartimenti e territori d’oltremare francesi, tra i quali c’è, proprio alla frontiera col Brasile, la Guyane, dove si estende parte della foresta amazzonica.
Il capo di gabinetto brasiliano, Onyx Lorenzoni, ha scritto sul blog del portale di informazione G1: «Ringraziamo, ma questi può darsi siano più pertinenti per la riforestazione dell’Europa. Macron non è riuscito nemmeno a evitare un incendio prevedibile in una chiesa che fa parte del Patrimonio mondiale dell’umanità, e vuol dare lezioni al nostro Paese?». Una dichiarazione errata per quanto riguarda l’Europa – che ha uno dei tassi di riforestazione più alti del mondo – e che tira in ballo abbastanza impropriamente l’incendio della cattedrale di Notre-Dame-de-Paris del 15 aprile, ma che è stata successivamente confermata all’AFP dalla presidenza del Brasile.
Una dichiarazione ispirata evidentemente da Bolsonaro per smentire subito il suo ministro dell’ambiente Ricardo Salles, che poco prima aveva detto che l’aiuto proposto dal G7 era «Benvenuto».
Poi Bolsonaro – che intanto aveva postato frasi sessiste e misogine sulla moglie di Macron – ha riunito il suo governo e il ministro degli esteri Ernesto Araujo ha dichiarato che «Nessuno ha bisogno di una nuova iniziativa per l’Amazzonia – Esistono già dei meccanismi sotto l’egida della Conventione climatica dell’Onu (la Unfcccc, ndr) per finanziare la lotta contro la deforestazione e per deforestare». Peccato che si tratti della stessa Convenzione Onu dalla quale Macron ha detto in campagna elettorale che il Brasile uscirà seguendo l’esempio degli Usa di Donald Trump.
Bolsonaro ormai quando sente parlare Macron non capisce più nulla. Dopo il G7 aveva twittato: «Non possiamo accettare che un presidente, Macron, lanci degli attacchi a vanvera e gratuiti contro l’Amazzonia, né che camuffi le sue intenzioni dietro l’idea di una “alleanza” dei Paesi del G7 per l’Amazzonia come se fosse una colonia».
Quanto ai commenti di Bolsonaro e del suo staff sull’aspetto fisico di Brigitte Macron, il presidente francese ha freplicato molto duramente: «E’ triste prima di tutto per lui e per i brasiliani«, poi ha agiunto c di sperare che i brasiliani avranno molto rapidamente un presidente che si comporti all’altezza del suo ruolo». E qui Bolsonaro ha veramente sbroccato, rifiutando un aiuto internazionale e finanziamenti di cui il Brasile e l’Amazzonia hanno urgente bisogno senza nemmeno spiegare davvero il perché.
Marcio Astrini, di Greenpeace Brasil ha fatto notare che «Le fiamme che stanno consumando l’Amazzonia non sono un problema solo per il Brasile, ma per l’intero Pianeta. Con l’aumentare degli incendi, infatti, aumentano anche le emissioni di gas serra, favorendo ulteriormente l’innalzamento della temperatura globale e, conseguentemente, il verificarsi di eventi meteorologici estremi che rappresentano un grave pericolo per la fauna selvatica e la vita di migliaia di persone. Agire per porre fine alla deforestazione dell’Amazzonia deve essere un obiettivo globale e un obbligo per chi guida il Paese».
Ma Bolsonaro, sempre su Twitter, cerca di impostare una strategia antiincendo sudamericana: ha detto di aver parlato con il presidente colombiano, Ivan Duque, lo stesso che aveva chiesto l’intervento del G7 contro gli incendi. Bolsonaro glissa su questo “trascurabile” particolare e scrive: «Abbiamo discusso della necessità di stabilire un piano comune, fra la maggior parte dei Paesi che fanno parte dell’Amazzonia. Con garanzie per la nostra sovranità e le nostre ricchezze naturali. Altri capi di Stato si sono solidarizzati con il Brasile. In fin dei conti il rispetto della sovranità di qualsiasi Paese è il minimo che ci si può aspettare in un mondo civile».
Bolsonaro è così determinato nella sua crociata anti-francese che si è rivolto anche a capi di stato che ha in campagna elettorale ha accusato di essere al soldo di un complotto comunista. Ha detto di aver parlato con i capi di Stato e di governo di Ecuador, Cile, Argentina e Spagna, «che hanno espresso la loro solidarietà con il Brasile» anche per «La campagna di fake news che stiamo affrontando«, che detto dal re delle fake news fa un po’ ridere. Secondo Bolsonaro, i leader sudamericani «Si sono messi a disposizione per aiutarci nella lotta contro gli incendi in Amazzonia». Peccato che un po’ tutti i Paesi latinoamericani siano alle prese con giganteschi e numerosi incendi, in particolare quelli al confine col Brasile: Colombia, Paraguay, Bolivia e Perù.
Ora bisognerà capire se Bolsonaro, nel nome di una sovranità del Brasile – che si ferma di fronte al diritto alla terra degli indios – rifiuterà anche i 5 milioni di dollari per l’Amazzonia stanziati dalla fondazione ambientalista Earth Alliance dell’attore statunitense (e anti-Trump) Leonardo DiCaprio, oppure la maxi donazione di 10 milioni di euro di Lvmh, il gruppo del lusso francese guidato da Bernard Arnault.