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Ancora ancore selvagge a Giannutri. Fare come a Pianosa (FOTOGALLERY)

Pratiche che danneggiano la risorsa stessa su cui si basa il turismo subacqueo
 |  Natura e biodiversità

Il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, di cui l’Isola di Giannutri fa parte completamente a terra e in gran parte – salvo due corridoi di ingresso - a mare  punti ha finalmente messo delle boe per regolamentare il flusso di imbarcazioni che portano i sub a fare immersioni negli stupendi fondali dell’Isola. Peccato che praticamente nessuno ci si ormeggi e che,  ancora peggio, nessuno rispetti le regole che vigono a Giannutri.

E’ quanto è successo domenica 23 luglio 2017 quando nella zona di Punta Secca  4 imbarcazioni cariche di sub, invece di ormeggiare a turno alla boa posizionata per loro, hanno gettato direttamente l’ancora sulle rocce su un fondale di 1 metro e mezzo.

Un utilizzo selvaggio e indiscriminato dei fondali che sembra fregarsene delle telecamere posizionate dal Parco Nazionale. Intanto, furi dalla zona 2 del Parco a mare continua l’invasione delle barche e l’ancoraggio selvaggio sulla prateria di posidonia, habitat prioritario dell’Unione europea.

Il gruppo Legambiente di Giannutri sottolinea che «I danni che produce lo spostamento dell’ancora sono molto pesanti dato che strappano e rompono tutto ciò che incontrano. Ricordiamo che siamo in zona 2 del Parco Nazionale e che è assolutamente vietato un ancoraggio selvaggio di questo genere. Non si capisce perché a Giannutri questa pratica venga tollerata. Eppure sarebbe molto semplice regolare le barche che portano i sub a fare immersioni a Giannutri. Essendo state posizionate le boe per le immersioni basterebbe , come a Pianosa, scrivere un disciplinare nel quale è vietato l’ancoraggio libero sui fondali mentre è consentito solo quello direttamente alla boa, prevedendo una prenotazione e quindi un numero chiuso di imbarcazioni e di sub che possano ancorarsi e immergersi a Giannutri, soprattutto nello stesso punto. Sono regole di buon senso che esistono in molte Aree marine protette allo scopo proprio di proteggere gli splendidi fondali da cui i sub sono attirati. Chiediamo all’Ente Parco che queste regole vengano messe in atto e fatte rispettare anche a Giannutri, perché il degrado dei fondali dell’Isola prodotto dalle imbarcazioni di tutti i tipi sulle praterie di Posidonia oceanica, sulla Pinna nobilis, sul coralligeno e sui fondali in genere è sempre più evidente. Chiediamo anche una maggiore presenza della Capitaneria di Porto a Giannutri in modo da reprimere queste pratiche così impattanti che danneggiano la risorsa stessa su cui si basa il turismo subacqueo: l’integrità e la bellezza dei fondali marini».

di  Legambiente Arcipelago ToscanoGruppo Giannutri

Redazione Greenreport

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