
Api a rischio, la crisi climatica taglia del 40% la produzione di miele italiano

In Italia ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori (due terzi sono hobbisti che producono per l’autoconsumo), ma quest’anno la raccolta del miele sarà particolarmente magra.
Secondo i dati messi in fila dagli agricoltori della Coldiretti, la crisi climatica con i suoi eventi meteo estremi a corredo sta accrescendo le difficoltà delle api, la cui sopravvivenza è già da tempo minata da cambiamenti degli habitat e inquinamento crescente – si pensi al diffuso impiego di pesticidi in agricoltura –, tanto che quest’anno si stima in Italia un raccolto di miele ridotto del 40% rispetto al potenziale produttivo.
La mappa italiana del miele stilata da Coldiretti registra crolli che vanno dal -15% della Calabria al -60% delle Marche, dal -50% di Lazio, Sardegna, Umbria, Abruzzo e Valle d’Aosta al -80% della Basilicata, crolli del 40% in Toscana, Sicilia e Molise e del 35% in Emilia Romagna e Puglia, mentre Veneto e Piemonte – riferisce Coldiretti – hanno perso il 30% della produzione, in Lombardia e Friuli è stato tagliato un quarto (25%) del raccolto, un calo del 20% si registra in Trentino Alto Adige, mentre Calabria e Campania limitano i danni con una perdita del 15%.
Complessivamente, il risultato è comunque una produzione Made in Italy intorno ai 13mila tonnellate, fra le più basse del decennio.
Una situazione sulla quale hanno pesato in modo particolare le alte temperature e la mancanza di acqua con fioriture anticipate che – spiega Coldiretti – hanno costretto gli apicoltori a partire prima verso le aree montane e a portare razioni di soccorso negli alveari già nei primi giorni di agosto; in Puglia sono state abbeverate artificialmente le api per non farle morire, con secchi d’acqua e galleggianti di sughero e polistirolo in modo che si dissetino senza affogare.
