
Aree marine protette, il ruolo dell’Italia in Antartide e quello entro i nostri confini

Ieri sull’Unita Silvio Greco ha commentato la istituzione in Antartide dell’Area marina protetta più grande del mondo, 1,55 milioni di kmq nel Mare di Ross. Lo hanno deciso Usa e Nuova Zelanda unitamente a molti altri paesi e tra questi l’Italia, che ha una stazione scientifica nella Baia di Terra Nova.
Pochi giorni fa come sappiamo al Senato è stato approvato, dopo oltre un quinquennio, un testo di legge per fortuna non ancora in via definitiva, che riguarda anche le aree protette marine. Ma qui la gestione e tutela marina per la pesca come per la navigazione e tutto il resto, a partire dal Santuario dei cetacei che non riguarda solo il nostro Paese, le cose non risultano altrettanto chiare. Anzi, restano ancora ingarbugliate e incasinate al punto che non prevedono –come diceva la ‘vecchia’ 394 e anche la legge sul Mare – le Regioni. Altro che nuovo Titolo V, qui di nuovo non c’è nulla ma di stantio fin troppo, tanto che le Regioni e i Parchi regionali non potranno istituire alcuna area protetta marina neppure davanti alla porta di casa. Andranno in Antartide? L’Unità ha fatto bene a commentare positivamente questa iniziativa internazionale. Farebbe bene tuttavia a dedicare anche qualche commento ai pasticci di casa nostra.
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