Aree marine protette, su Matteoli Folco Quilici recidivo
[14 Agosto 2013]
Ha fatto bene Sebastiano Venneri a tirare le orecchie a Folco Quilici (nella foto) per le sue sviolinate ad Altero Matteoli sui parchi, e specialmente sulle aree protette marine che sono da sempre il comparto più malmesso e maltrattato.
Quilici peraltro è recidivo avendo a suo tempo pubblicato un libretto-intervista su Matteoli ministro dell’Ambiente in carica in cui cercò di attribuirgli già allora meriti improbabili e immeritati. Ricordo di averlo recensito criticamente, tanto era evidente e non riuscito il tentativo di fargli fare bella figura. Venneri ricorda giustamente che la gestione Matteoli riuscì persino a mettere in crisi Ustica, al momento di fatto l’unica area protetta marina funzionante a tutti gli effetti. E fa bene ad aggiungere uguale sberleffo al più recente riferimento del Conero di cui si cominciò senza esito a parlare molti anni quando Federparchi proprio al Parco del Conero aveva avviato il suo progetto Coste italiane protette (Cip) le cui proposte ebbi modo di presentare per conto della associazione dei parchi alla seconda Conferenza nazionale dei parchi di Torino; ministro dell’Ambiente in carica proprio Matteoli. In quella sede nel documento conclusivo fu inserito anche l’impegno per Cip, che tanto per cambiare non ebbe poi alcun seguito, e non soltanto al Conero, di cui se non sbaglio si è tornati a riparlare di recente.
Parlando di Matteoli non si può in ogni caso dimenticare e tacere la vicenda Barbetti all’Arcipelago, dove il ministro toscano giocava in casa “abusandone” al punto di prorogarne all’infinito il commissariamento.
A questo punto però considerato che presto per iniziativa del ministro Orlando si dovrebbe tornare a discutere sul piano nazionale di parchi, e anche di aree protette marine, è opportuno mettere bene in chiaro un passaggio dell’articolo di Venneri sulla gestione Ronchi.
Se le aree protette marine sono così mal ridotte non è a Matteoli che bisogna risalire ma proprio a Ronchi. E’ con Ronchi che proprio a Portofino – che Venneri cita come esempio positivo – è partita con il piede sbagliato la gestione ministeriale delle nostre aree protette marine. Sbagliata perché da lì fu separata la gestione terrestre da quella marina (con il pretesto che questa competeva solo ai parchi nazionali) che da allora non è più riuscita a imboccare il binario giusto. Anzi al Senato in tempi molto più recenti anche con il sostegno di Legambiente si cercò di tagliare del tutto fuori le regioni dalla gestione proprio delle aree protette marine.
Non è da Ronchi che bisogna quindi ripartire, ma dalle legge che è stata messa sotto i piedi. E dopo oltre 20 anni di proroghe e rinvii credo sia difficile trovare scuse.
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