
Arriva la rete salva squali elefanti

Il dipartimento di ingegneria informatica dell’Università della Calabria ha messo a punto un sistema, sperimentato nei giorni scorsi con successo nelle acque dell’Isola dell’Asinara e sviluppato nell’ambito del progetto SharkLife, che ha l’obiettivo specifico di ridurre le catture e la mortalità dello squalo elefante (Cetorhinus maximus), il pesce più grande del Mediterraneo, un pacifico gigante che si nutre di plancton e che troppo spesso rimane impigliato involontariamente nelle reti da posta.
SharkLife è un progetto dell'Unione Europea finanziato da Life+ che punta a contribuire alla conservazione degli squali nel Mediterraneo, con attività mirate in particolare allo squalo elefante ed al trigone viola (Pteroplatytrygon violacea), due specie spesso vittime di catture accidentali, ed altre come il palombo, lo squalo volpe, verdesche, spinarolo e alcune razze che vengono catturate durante le gare di pesca sportiva.
Nel piccolo Mediterraneo vivono 45 specie di squali, 43 delle quali frequentano i mari italiani, Secondo un rapporto Iucn il Mediterraneo ha la più alta percentuale di specie di squali e razze minacciate al mondo. A causa del loro stato di conservazione, il 42% delle 71 specie valutate sono elencate nelle categorie criticamente minacciate, in pericolo o vulnerabili della Lista Rossa delle specie minacciate,.
La in partnership che ha realizzato il progetto, guidata dal Cts, comprende anche Agci Agrital, Fipsas, Fondazione Cetacea, Cibm, Parco Nazionale della Maddalena e l’Area Marine Protetta delle Isole Pelagie e come ha come cofinanziatori il Ministero dell’ambiente, il Parco Nazionale dell’Asinara e la Provincia di Reggio Calabria, e tutti sono convinti che «Il sistema, messo a punto per gli squali, potrà servire anche per animali di grande taglia come i cetacei e le tartarughe marine». Specie di scarso valore commerciale che però finiscono accidentalmente nelle reti dei pescatori. Ma è proprio dai pescatori che arriva il sostegno più grande perché l’utilizzo dei nuovi dispositivi sulle reti da posta riuscirà a salvare molti esemplari.
Stefano Di Marco, vice presidente nazionale del Cts e responsabile del progetto, spiega che «Il congegno è in grado di rilevare e segnalare istantaneamente l'avvenuta cattura nelle reti da posta di diversi animali, non solo di squali. Alle reti infatti sono applicate a intervalli regolari delle miniboe in grado di percepire attraverso dei sensori il peso dell’animale quando viene catturato. Visto che solitamente queste reti sono utilizzate per pescare piccoli animali come triglie e aragoste, animali di dimensioni superiori fanno scattare l’allarme nel gprs presente nella boa principale posta in superficie, che fa partire immediatamente un sms indirizzato a personale in grado di intervenire tempestivamente. Attualmente la sperimentazione è in corso nel Parco Nazionale Arcipelago di La Maddalena e Parco Nazionale dell'Asinara e in futuro in caso di cattura sarà proprio lo staff di questi parchi che interverrà per salvare l’animale da morte certa. Alla conclusione del progetto SharkLife avremo messo a punto, insieme ai pescatori, una vera innovazione nel mondo della pesca professionale e naturalmente un contributo notevole alla salvaguardia della biodiversità marina».
Nell’ambito del progetto Sharklife, per ridurre la mortalità degli squali, in molte marinerie dove si pesca con il palangaro, utilizzato per la pesca al pescespada, l’Associazione Generale Cooperative Italiane sta promuovendo, ami circolari al posto di quelli tradizionali. Questo semplice accorgimento riduce del 30% le catture accidentali dei trigoni e lo stesso risultato si sta registrando con le tartarughe marine.
Della partita è anche la pesca sportiva: uno dei partner di SharkLife, la Federazione italiana pesca sportiva ed attività subacquee, ha modificato, dall’inizio del progetto, il regolamento di pesca sportiva, che ora prevede il rilascio in mare degli esemplari di squali, razze e trigoni pescati. Non solo. Gli animali, prima del rilascio, sono marcati con un tag ovvero con una targhetta numerata e per ogni squalo marcato saranno rilevati dati quali luogo di cattura, lunghezza che poi saranno confrontati in caso di ricattura.
