
Australia, nel 2015 le emissioni di carbonio crescono ancora

Un rapporto del governo federale rivela che in Australia nel 2015 le emissioni di gas serra sono aumentate di quasi l'1% e secondo il Climate Council «L'aumento dimostra che l'Australia ha urgente bisogno di una transizione verso le energie rinnovabili» e per questo chiede una moratoria mondiale sulle nuove miniere di carbone.
Nel 2014-2015 l’Australia ha emesso 549,3 mega-tonnellate (Mt) di anidride carbonica, con una crescita dello 0,8% rispetto all'anno precedente, ma in calo quasi il 3% rispetto alle proiezioni precedenti. Gli aumenti delle emissioni sono stati registrati nell'elettricità, trasporti, fugitive emissions e settori industriali e termoelettrici, ma sono state compensate da un forte calo delle emissioni agricole. Insieme alle emissioni derivanti dall’utilizzo dei suoli e dalla deforestazione, l'aumento complessivo delle emissioni rispetto all'anno precedente è dell’1,3%.
Alla Conferenza delle parti Unfccc di Parigi, il governo australiano della coalizione di governo di centro-destra i ha promesso di ridurre, entro il 2030, le emissioni dell'Australia da 26 – 28% e il National Greenhouse Gas Inventory ha sottolineato che nel 2014-2015 le remissioni annuali dell'Australia sono state al secondo livello più basso mai registrato, mentre e le emissioni pro capite e l’intensità delle emissioni hanno registrato il livello più basso in un quarto di secolo. Ma Will Steffen, del Climate Council, ha evidenziato che «L'aumento delle emissioni complessive dimostra che il governo deve portare l'economia fuori dal carbone e farlo velocemente, se vuole mantenere le promesse fatte a Parigi. L'atmosfera non si preoccupa dell’intensità delle emissioni. Ciò che conta è quello che abbiamo messo nell’atmosfera e se ne stiamo mettendo di più nell’atmosfera rispetto all'anno precedente, vuol dire che stiamo andando nella direzione sbagliata. Dobbiamo abbandonare velocemente le emissioni Dobbiamo uscire da combustibili fossili molto rapidamente, prima di tutto dal carbone. Non possono più esserci nuove miniere di carbone in tutto il mondo».
Il 22 dicembre gli Australian Greens hanno condannano l'approvazione dal parte del ministro dell’ambiente
Greg Hunt del piano presentato dal governo del Queensland per il grande porto carbonifero di Abbot Point che sorgerà nella Grande Barriera Corallina, patrimonio dell’umanità dell’Unesco.
La portavoce degli Australian Greens, la senatrice Larissa Waters, ha detto che «La pericolosa decisione del ministro Hunt è una cattiva notizia per i nostri reef, per i posti di lavoro e per il clima. Il danno approvato oggi comprende dragaggio di 1,1 milioni di metri cubi di territorio del reef, il che sposterà circa 10.000 tonnellate di sedimento fine, soffocando gli habitat delle piante marine dei dugonghi e delle tartarughe. Quel che è peggio è che questa distruzione, che viene realizzata per conto delle grandi compagnie minerarie come Adani, sarà pagata dal governo statale laburista a spese dei contribuenti Queensland. I governi statale e federale, laburista e liberale, stanno collaborando per fare il lavoro sporco di Adani, per trasformare la nostra Grande Barriera Corallina in una strada per le navi carbonifere, per cucinare il pianeta. Durante l'estate, la Grande Barriera Corallina si trova ad affrontare un evento di sbiancamento di massa dei coralli: l'ultima cosa di cui ha bisogno sono milioni di tonnellate in più di carbone che vengono scavate e bruciate. La decisione del governo liberale è direttamente in contrasto con l'accordo globale a Parigi per limitare il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi per salvare la nostra Grande Barriera Corallina e le case dei nostri vicini delle isole del Pacifico».
Un deputato federale liberaldemocratico del Queensland, George Christensen, ha subito respinto le richieste di Steffen e dei Verdi, dicendo che il carbone esportato da Adani dalla miniera e dal nuovo porto aumenterebbe le emissioni dell’India e non dell’Australia. «Abbot Point non aggiunge nulla alle emissioni di biossido di carbonio in Australia – ha detto Christensen - Mi sembra ovvio: il carbone viene esportato fuori dal terminal di Abbot point, non viene bruciato ad Abbot Point, è programmato per essere bruciato da un altro paese: India». Poi, per aggiungere un ulteriore carico a questa strampalata teoria che esportare inquinamento non conta, Christensen ha precisato: «Non siamo responsabili dei beni australiani esportati all'estero e che vengono poi utilizzati per produrre emissioni di anidride carbonica».
Uno sconsolato Steffen ha risposto: «C’i sono una atmosfera, un pianeta, un clima, non importa da dove vengono le emissioni, si vanno ad aggiungere al cambiamento climatico».
Ma il buonsenso climatico nell’era della globalizzazione e dell’antropocene a quanto pare non è ancora una materia molto padroneggiata e dai laburisti del Queensland e dal governo federale della destra australiana, che pure ha dovuto abbandonare l’ecoscetticismo dichiarato e militante, ma evidentemente solo perché rischiava di isolarlo alla COP21 di Parigi.
