Australia, via libera alla mega-miniera di carbone Carmichael. Aborigeni e ambientalisti furiosi
«Distruggerà la Grande Barriera Corallina che sta subendo lo sbiancamento peggiore»
[4 Aprile 2016]
Secondo Greenpeace Australia Pacific, «L’approvazione da parte del governo del Queensland di una concessione mineraria per la più grande miniera di carbone in Australia, mentre la Grande Il Barriera Corallina sta offrendo il peggiore sbiancamento da oltre un decennio, è indifendibile».
Il Government Minister del Queensland, Anthony Lynham, ha infatti approvato una enorme concessione mineraria per la miniera di carbone Carmichael, dove dovrebbero essere estratte 60 milioni di tonnellate di carbone all’anno.
Shani Tager, Greenpeace Australia Pacific, sottolinea che «Non c’è dubbio che attualmente il Reef stia soffrendo. Gli scienziati che studiano il corallo, la Great Barrier Reef Marine Park Authority e anche il Governo del Queensland hanno riconosciuto la gravità di questo ultimo sbiancamento. I ministri dell’ambiente federale e del Queensland si mordono le mani, disperati per lo stato della Grande Barriera Corallina, ma allo stesso tempo stanno spianando la strada per la più grande miniera di carbone della nazione: uno progetto che può solo danneggiare la barriera corallina. Proteggere la barriera corallina e l’approvazione del contratto di locazione di estrazione mineraria di Carmichael sono diametralmente opposti. Non si può fare entrambe le cose. Questa decisione è spaventosa. La Grande Barriera Corallina è Patrimonio dell’Umanità perché è una meraviglia naturale del mondo e in questo momento le sue aree più incontaminate sono colpite dallo sbiancamento perché le acque sono troppo calde. Si suppone che il governo del Queensland dovrebbe prendersi cura della nostra barriera, invece sta dando alle compagnie del carbone il via libera per l’’estrazione del carbone che sta portando il cambiamento climatico e il riscaldamento che sbianca il nostro Reef».
La miniera si estenderebbe su 28.000 ettari ed è già stata approvata dal ministro all’ambiente del governo conservatore federale, Greg Hunt. La Tager evidenzia le contraddizioni di questa decisione: «Il governo del Queensland ha riconosciuto che lo sbiancamento significa che abbiamo bisogno di una rapida riduzione delle emissioni di carbonio e tuttavia approviamo una nuova grossa miniera di carbone. Il carbone che viene esportato e bruciato all’estero è ancora il nostro problema, è ancora un male per il nostro Reef»
Ma nonostante il sostegno del governo federale e del Queensland, il progetto Carmichael ha grossi problemi finanziari e deve affrontare molte denunce, per non parlare del mercato del carbone mondiale in declino strutturale. La Tagr ricorda che «Gli investitori internazionali hanno evitato Carmichael in quanto il finanziamento sarebbe un grave rischio finanziario. Sarebbe insensato per il Queensland e governi federali buttare soldi in un progetto che non ha senso economico e minaccerebbe ulteriormente la nostra fragile barriera corallina». Se arrivasse mai alla piena produzione, la miniera di carbone Carmichael emetterebbe ogni anno 121 milioni di tonnellate di gas serra in atmosfera ogni anno.
Ad essere interessata è l’Adani, una grossa multinazionale indiana che sta pensando se investire davvero 22 miliardi di dollari in questa problematica miniera australiana e nella ferrovia per trasportare il carbone dal bacino Galilee ad Abbot Point. Adani ha detto che aspetterà che siano finiti i processi intentati da «attivisti politicamente motivati» prima di chiedere le ultime approvazioni di cui ha bisogno.
L’Australian Conservation Foundation (ACF) e la Wangan and Jagalingou (W&J) che riunisce i proprietari tradizionali aborigeni hanno accusato il governo del Queensland di essere in bancarotta morale, di mettere in pericolo la Grande Barriera Corallina e di violare i diritti degli indigeni. A essere nel mirino è il ministro delle miniere, Anthony Lynham, che prima avi aveva assicurato che non ci sarebbe stato il rilascio di nessuna concessione fino a quando ci fossero stati procedimenti giudiziari in corso e poi ha detto di voler «dare certezza all’Adani». Secondo l’ACF Adani e la lobby del carbone avrebbero fatto pressione su Lynham perché la smettesse di preoccuparsi dei procedimenti giudiziari e desse il via libera al progetto. gli aborigeni Wangan e Jagalingou si sono rivolti alla Corte Federale perché sospenda la decisione di concedere licenze minerarie. Il portavoce della comunità aborigena, Adrian Burragubba, ha tuonato: «Questo è un nuovo vergognoso atto nell’esercizio del potere di governo a scapito dei diritti dei proprietari tradizionali. Il ministro Lynham e la premier Palaszczuk dovrebbero chinare il capo per la vergogna. La storia li condannerà».
Il caso ella mega-miniera dovrebbe essere discusso dalla Corte Federale i primi di maggio, mentre i proprietari tradizionali sono ancora in attesa di una sentenza del giudice federale John Reeves, che si è riservato di decidere dopo un’udienza tenutasi a febbraio.
L’amministratore delegato del Queensland Resources Council, Greg Lane, si è complimentato con Lynham per come ha respinto le iniziative di ambientalisti e aborigeni contro l’apertura della miniera nel Galilee Basin e, annunciando la concessione delle licenze a fianco della premier del Queensland, Annatacia Palaszczuk, , Lynham ha detto di aver attentamente valutato costi e benefici del progetto Carmichael ed i benefici dell’industria carbonifera hanno vinto. Anche se sono stati riscontrati ben 200 problemi di tipo ambientale i conservatori sono convinti che le indicazioni che hanno dato consentiranno di realizzare un progetto che porterebbe 5.000 posti di lavoro per realizzare la miniera e poi 4.500 a regime.
Le tre concessioni approvate si estendono su giacimenti che contengono almeno 11 miliardi di tonnellate di carbone. La Palaszczuk è convinta che carbone, turismo e barriera corallina possano coesistere, ma ambientalisti ed aborigeni dicono che la barriera corallina è già troppo indebolita per poter sopportare anche la più grande miniera di carbone dell’Australia e che per fare gli interessi di una multinazionale indiana si distruggeranno un’intera economia e un’ambiente unico.