Autostrada TI-BRE, per Legambiente è uno scempio e scrive a Cantone (VIDEO)
Il Cigno Verde evidenzia tutte le incongruenze dell’opera appaltata alla ditta Pizzarotti
[10 Giugno 2015]
Con una lettera firmata da Lorenzo Frattini, presidente Legambiente Emilia-Romagna, e Vittorio Cogliati presidente nazionale del Cigno Verde, Legambiente ha informato il Commissario dell’Autorità Anticorruzione Raffaele Cantone e la Regione Emilia-Romagna della situazione del troncone della autostrada TI-BRE nel parmense, chiedendo «una verifica sulla correttezza della procedura autorizzativa, sull’uso delle risorse rispetto ai risultati conseguiti, sull’effettivo beneficio pubblico, ed un’eventuale e conseguente revisione della procedura di appalto».
Gli ambientalisti sottolineano che «L’opera in realizzazione – il cui appalto è stato vinto dalla ditta Pizzarotti di Parma – rappresenta il primo (e probabilmente unico) lotto della bretella autostradale Tirreno-Brennero, un progetto che nella sua forma completa doveva teoricamente unire l’Autostrada della Cisa con l’Autobrennero. Il progetto messo a gara riguarda invece un ramo cieco di circa 9 km, che finirà nel mezzo della pianura parmense, senza alcuna funzionalità reale. Un progetto contro cui sono scesi a manifestare anche 10 sindaci del territorio interessato, gli stessi che hanno già scritto al ministro Delrio e al Presidente Bonaccini evidenziando l’inutilità e la dannosità dell’intervento».
Nella lettera Legambiente elenca le «numerose carenze strategiche, funzionali ed autorizzative del progetto e ne evidenzia i pesantissimi effetti ambientali». Tra gli aspetti contestati dal Cigno Verde ci sono: «L’utilizzo di risorse economiche ingenti (513 milioni derivanti dagli aumenti programmati del pedaggio di Autocisa) e del tutto sproporzionate rispetto al risultato trasportistico, visto che l’autostrada finirebbe nel nulla, proprio mentre è la stessa TI-BRE srl a dichiarare che ne sarebbero sufficienti 80 per completare un primo TI-BRE ferroviario lungo la linea Parma Piadena Cremona».
Inoltre, Legambiente segnala che «E’ in corso in queste settimane la vendita delle quote pubbliche dell’Autocisa, operazione che di fatto sposterà la possibilità di controllo a favore di altri gruppi societari privati, e che rende evidente come l’unico vantaggio certo di questa infrastruttura sia, di fatto, legato al rinnovo della concessione ad Autocisa per la sua esecuzione».
Frattini e Cogliati Dezza elencano anche «alcuni passaggi procedurali di dubbia regolarità che, non a caso, stanno bloccando l’avvio dei lavori. Primo tra tutti, la valutazione sull’impatto e sull’utilità dell’opera, realizzata ormai un decennio fa e su un progetto preliminare di 80 km che vedeva il collegamento dell’A15 con la A22 “Fontevivo – Nogarole Rocca” con uno sviluppo di circa 80 chilometri mentre il progetto definitivo ed esecutivo riguarda invece un’altra opera i cui flussi di traffico sono evidentemente differenti per l’inadeguatezza funzionalità dell’opera. In secondo luogo, le numerose modifiche sostanziali tra progetto esecutivo e definitivo che riguardano: la previsione di utilizzare piste di cantiere complanari al tracciato (perché vengono proposti siti per l’approvvigionamento degli inerti differenti rispetto a quelli previsti nelle fasi precedenti); la necessità di individuare nuove strade e piste (che interferiscono con la viabilità esistente) per accedere al cantiere; il cambio dei siti di cantierizzazione, la proposta di un impianto di betonaggio in un’area mai considerata e la proposta di un guado sul fiume Taro».
L’Associazione ambientalista ritienon non più valida la Valutazione di incidenza sulle aree di tutela naturalistica (Vinca) dove passerà l’opera «in conformità a quanto stabilito dagli stessi uffici UE, che per primi ritengono non possa valere all’infinito, visto che le condizioni degli ecosistemi variano nel tempo».
Frattini e Cogliati Dezza concludono: «Oltre ai problemi procedurali, ambientali e di corretto utilizzo delle risorse, l’opera è ormai giudicata completamente inutile da tutti i livelli politici, tanto dai sindaci interessati quanto dai consiglieri regionali del territorio, al punto tale da aver perso qualunque paternità politica. Per il trasporto merci è ormai evidente a tutti che esiste una soluzione molto più funzionale ed ecologica che è l’adeguamento della linea ferroviaria Parma-La Spezia e Parma-Mantova. Ciononostante, l’appalto rischia di andare avanti comunque».
Con la lettera inviata a Cantone l’associazione ambientalista spera che «L’Autorità Nazionale abbia la capacità di fermare questo evidente paradosso».