Balene e sonar all’Elba, Giannì (Greenpeace) risponde alla Nato
[16 Ottobre 2013]
Mi permetto di tornare sulla questione “esperimenti NATO/spiaggiamento balene ” per cercare di mettere in linea i “fatti”, anche alla luce delle repliche (legittime) del Cmre (Centre for maritime research and experimentation) e da questi dedurne una proposta facilmente percorribile.
Come segnala anche Legambiente, c’è una coincidenza per lo meno sospetta tra la presenza di queste navi e i tristissimi fenomeni di spiaggiamento. Giustamente, Legambiente segnala anche il caso del grampo spiaggiato all’Enfola. Sono indizi, non certo un’accusa definitiva.
Nella “replica” del Cmre si tirano in ballo le policy della Nato a tutela dei cetacei: ho avuto modo di dimostrare (sulla base degli spiaggiamenti di Zifio a Siracusa, nel corso di esercitazioni NATO nel 2011) che questi protocolli evidentemente o non sono sempre applicati, oppure non funzionano al 100%. Propendo per questa seconda ipotesi: la prima implicherebbe un comportamento criminoso che non voglio prendere in considerazione.
Tralasciando molti altri aspetti che non mi convincono, mi permetto infine di segnalare che nella sua replica il Cmre sostiene di non aver potuto danneggiare le balenottere perché esse sono relativamente poco sensibili agli impulsi sonori e comunque assenti o quasi dalla batimetrica (50 metri) entro cui erano svolte i test. Al riguardo, gradirei sapere se sono stati recentemente effettuati consistenti dragaggi del Golfo di Portoferraio in cui l’altro giorno sono state avvistate un paio di balenottere. Siccome questi avvistamenti sono noti da secoli, siccome i miei amici sub mi riferiscono (con foto a corredo) della costanze presenza di balenottere su fondali ben al di sotto dei 50 metri, siccome io stesso ho visto una balenottera in navigazione tra la spiaggia di S. Andrea e la punta del Cotoncello (su un fondale che escludo superi i 20/30 metri) direi che l’affermazione del Cmre è per lo meno “gravemente imprecisa”.
Quando a una serie di “sfortunate coincidenze” si affiancano ovvie carenze nelle informazioni disponibili (oltre alla questione della batimetrica, ci sono notevoli dubbi che le balenottere siano davvero così insensibili alle emissioni sonore “artificiali”) la normativa vigente impone l’uso del “Principio di Precauzione”. Se poi siamo in un Santuario dei Cetacei, come giustamente segnala il Presidente del PNAT, Sammuri, l’adozione di misure precauzionali pare doverosa più che logica.
Quindi, il mio modesto suggerimento è che il PNAT, e perché no anche i Comuni dell’Elba (che hanno il legittimo interesse di tutelare l’immagine del territorio prevenendo ulteriori spiaggiamenti) si facciano portavoce presso il Ministero dell’Ambiente perché richieda al Comitato di Pilotaggio del Santuario (cui partecipano le Regioni) di discutere dell’opportunità di un bando precauzionale (di almeno cinque anni) a ogni tipo di attività sperimentale che preveda l’uso deliberato di impulsi sonori nel mare del Santuario dei Cetacei. Greenpeace, e sono certo le altre associazioni ambientaliste, sarebbero lietissime di partecipare a questi lavori.
Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne Greenpeace Italia