Biodiversità e Nuova Via della Seta: gli hotspot mondiali della prossima invasione biologica
Grossi rischi per la biodiversità con l’attuazione della Belt and Road Initiative
[6 Febbraio 2019]
Un team di ricercatori guidato da Li Yiming dell’Istituto di zoologia dell’Accademia cinese delle scienze ha pubblicato su Current Biology lo studio “Risks of biological invasion on the Belt and Road”, per valutare il rischio di invasione globale di vertebrati alieni, «per contribuire a facilitare l’equilibrio tra sviluppo e conservazione della Belt and Road Initiative ( BRI)», la nuova Via della Seta, proposta dalla Cina è considerata il più grande programma di sviluppo globale mai realizzato al mondo.
Nell’intenzione del governo comunista cinese la BRI interesserà quasi la metà del nostro pianeta e si estenderà in Asia, Europa, Africa, Oceania e America, coprendo il 77% (27 su 35) degli hotspot globali della biodiversità. I ricercatori cinesi avvertono che gli elevati investimenti previsti nelle infrastrutture «possono accelerare gli scambi e i trasporti e quindi promuovere invasioni di specie aliene, che rappresentano una delle principali minacce antropogeniche alla biodiversità globale».
Ma la Cina promette che lo sviluppo della Nuova Via della Seta sarà sostenibile o perché presterà la stessa attenzione sia allo sviluppo economico che alla salvaguardia dell’ambiente. «Pertanto – dicono i ricercatori – c’è una forte esigenza di identificare le aree con alti rischi di invasione e quelle con elevate potenzialità invasive, per aiutare nell’allocazione delle risorse, e un precoce sviluppo economico, con una reale biosicurezza, per raggiungere un equilibrio tra sviluppo e conservazione».
I ricercatori si sono concentrati su 816 vertebrati invasivi a livello globale (98 anfibi, 177 rettili, 391 uccelli e 150 mammiferi) e prima hanno prima quantificato i rischi di introduzione basandosi su dati spaziali su commercio, numeri di passeggeri e volumi delle merci che passano da aeroporti e porti commerciali nei Paesi BRI. Poi hanno quantificato l’idoneità dell’habitat utilizzando modelli di nicchie ecologiche per ciascuno degli 816 vertebrati alieni. Così, sovrapponendo le aree ad alto rischio di introduzione a quelle con habitat ad alta idoneità, hanno ottenuto gli hotspot delle probabili invasioni. I ricercatori hanno identificato un totale di 14 hotspot di invasione, la maggior parte dei quali rientra nei 6 Corridoi economici proposti con una probabilità di invasione negli hotspot che è 1,6 volte più alta rispetto ad altre regioni.
La BRI, lanciata 5 anni fa, dovrebbe coinvolgere più di 120 Paesi del Mondo, collegati da 6 corridoi economici terrestri tra le principali città e i grandi porti lungo le tradizionali rotte di trasporto internazionale. Ma, come dimostra lo studio pubblicato su Current Biology , «Il rischio di introdurre specie invasive in nuove aree è sostanziale, in quanto minaccerebbe le specie native e la biodiversità. I risultati evidenziano l’urgente necessità di valutare e gestire in modo proattivo i rischi di invasioni biologiche».
Li non nasconde la sua preoccupazione: «Abbiamo scoperto che la maggior parte degli hotspot di introduzione e delle aree con habitat ad alta idoneità ricadono lungo i 6 Corridoi economici proposti». LO studio dimostra che «Man mano che si sposteranno persone e merci, circa il 15% delle aree nei paesi BRI presenta un generale rischio di introduzione di nuove specie di vertebrati. Le aree ad alto rischio si trovano anche nella grande maggioranza dei Paesi BRI».
Oltre i due terzi dei Paesi BRI hanno anche habitat fortemente predisposti alle invasioni di specie aliene, «Il che . dicono all’Accademia cinese delle scienze – rende più probabile che una specie, una volta introdotta, possa rimanere». Tra i 14 “hotspot di invasione” e con habitat ad alta idoneità ci sono le Isole dei Caraibi, l’Africa settentrionale, l’Europa orientale, l’Asia sud-orientale e molte altre.
Sulla base dei risultati, il team di Li raccomanda urgentemente «L’avvio di un progetto mirato alla prevenzione precoce, alla sorveglianza rigorosa, alla risposta rapida e al controllo efficace delle specie esotiche nei Paesi BRI per garantire che questo sviluppo sia sostenibile. Il nuovo studio è un punto di partenza, che fornisce informazioni chiave per quelle specie di vertebrati con il più alto rischio di invasione nei Paesi BRI, che può aiutare a facilitare la partecipazione dell’opinione pubblica in generale e delle agenzie governative nella prevenzione delle invasioni biologiche. Può anche aiutare a informare i gestori delle risorse che lavorano contro le specie invasive all’interno delle loro aree».
Sulla base dei risultati, i ricercatori chiedono «Uno screening più rigoroso per la fauna alloctona, compresi prodotti, veicoli e attrezzature importati attraverso aeroporti e porti e lungo altri corridoi di trasporto». Facendo notare che molti Paesi BRI dispongono di risorse limitate, i ricercatori chiedono che venga istituito un fondo speciale per sostenere l’attuazione di misure per la biosicurezza.
Anche se non è ancora possibile valutare l’impatto dello sviluppo della Nuova Via della Seta sulla diffusione di specie invasive negli ultimi cinque anni, i risultati dello studio suggeriscono che «il rischio aumenterà considerevolmente nel prossimo futuro. I cambiamenti climatici porteranno sfide ambientali ancora più grandi».
I ricercatori cinesi concludono: «Intendiamo esplorare i cambiamenti nei rischi di invasione biologica attesi su un pianeta in via di riscaldamento, per facilitare strategie di biosicurezza più efficaci».