Bloom: l’Italia fanalino di coda Ue per la protezione del mare

E’ il Paese con più pesca a strascico in Europa. Si pesca più nelle aree marine protette che fuori

[9 Aprile 2024]

Secondo lo studio  “BulldozedAn unprecedented analysis of trawling in European marine “protected” areas” pubblicato da BLOOM, «I metodi di pesca più distruttivi, come la pesca a strascico, vengono utilizzati quotidianamente nelle aree marine erroneamente definite « protette » d’Europa. Questa analisi dimostra quanta strada l’Unione Europea debba ancora fare per raggiungere i suoi obiettivi di protezione e ripristino degli ecosistemi marini.

a BLOOM  spiegano che «Abbiamo analizzato il tempo di pesca di tutti i pescherecci a strascico e a traino pelagico di oltre 15 metri che operano nelle cosiddette aree marine « protette » (AMP) dell’Unione Europea nel 2023 e dimostriamo che la concessione dello status di « protetto » a determinate aree marine non ha alcuna influenza sull’intensità delle attività di pesca».

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel rapporto “The Ocean and Cryosphere in a Changing Climate” e l’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services (IPBES) nel “Summary for Policymakers of the Global Assessment Report on Biodiversity and Ecosystem Services” hanno sottolineato l’importanza di sviluppare una rete strutturata di AMP per fornire una protezione efficace del clima, della biodiversità e della pesca su piccola scala, che da decenni è vittima collaterale della pesca industriale). Nel 2020, l’Unione europea  ha adottato la Strategia per la Biodiversità che ha l’obiettivo di trasformare in AMP il 30% della sua superficie marina entro il 2030, di cui il 10% a “protezione rigorosa”, ossia protetta da tutte le attività di pesca (inclusa quella artigianale). Le “Guidelines for identifying industrial fishing incompatible with protected areas” dell’International Union for Conservation of  Nature (IUCN) stabiliscono che la pesca industriale deve essere esclusa da tutte le AMP  e questo include tutte le imbarcazioni al di sopra dei 12 metri e tutte quelle che utilizzano delle reti trainate come nel caso della pesca a strascico e della pesca a traino pelagico.

bloom stina in solo il 10% le sue acque italiane sottoposte a protezione (in realtà d se si toglie il Santuario Internazionale dei Mammiferi Marini Palagos, che è poco più di un segno sulla carta, non arrivano nemmeno alla metà) e «L’Italia é ben lontana dall’obiettivo europeo del 30%. Un obiettivo che si fa sempre più irraggiungibile all’orizzonte 2030».

Prendendo in considerazione l’insieme dell’Unione europea, lo studio “Bulldozed” dimostra che «Nel 2023 la pesca a strascico è stata praticata in oltre il 60% delle AMP europee» E BLOOM fa notare che «I nostri risultati confermano e approfondiscono i risultati ottenuti da altri ricercatori indipendenti. Per alcuni esempi di letteratura scientifica su questo soggetto: Steadman et al., “New Perspectives on an Old Fishing Practice”; Dureuil et al., “Elevated Trawling inside Protected Areas Undermines Conservation Outcomes in a Global Fishing Hot Spot” ; Perry et al., “Extensive Use of Habitat-Damaging Fishing Gears Inside Habitat-Protecting Marine Protected Areas”».

Il nuovo studio denuncia che «In totale, nel 2023, l’Ue ha registrato quasi 6,2 milioni di ore di pesca a strascico o da traino pelagico nelle sue acque, di cui circa 1,7 milioni all’interno delle AMP. Ciò significa che più di un quarto (26,7%) dello sforzo di pesca di questo tipo in Europa avviene all’interno delle AMP. Questo sforzo di pesca non è distribuito in modo uniforme: tre Paesi, Italia, Spagna e Francia da soli rappresentano più di due terzi dello sforzo di pesca a strascico e a traino pelagico nelle AMP. L’Italia, in particolare, ottiene il triste titolo di Paese con il più alto sforzo di pesca di tutta l’Europa, contando da sola per quasi un terzo di tutte le ore di pesca a traino e a strascico del continente (1,6 milioni di ore nell’insieme delle sue acque)».

Inoltre, BLOOM rivela che «Le aree marine cosiddette “protette” hanno un’influenza minima o nulla sullo sforzo di pesca a strascico in tutta l’Ue, Italia in primis: nel 2023 in Italia l’intensità della pesca a strascico – il numero di ore di pesca per chilometro quadrato – è stata più alta del 70% nelle AMP che al di fuori di esse. In altre parole, si pesca molto di più all’interno delle aree che dovrebbero essere salvaguardate dalla pesca industriale che nel resto delle acque nazionali, un non senso assoluto».

E l’associazione ambientalista evidenzia che «Nonostante questo dato sia di per sé già impressionante, il nostro studio sottostima ampiamente il numero di ore di pesca a strascico condotte in Italia, in quanto abbiamo prese in considerazione solo quelle le imbarcazioni di più di 15 metri (le sole per le quali è possibile ottenere un tracciamento affidabile grazie all’obbligo d’installazione di un sistema di identificazione automatica – AIS). Non abbiamo potuto monitorare il 37% dei pescherecci a strascico in Italia perché di lunghezza inferiore ai 15 metri, suggerendo che i dati reali siano in realtà molto più elevati ed allarmanti».

BLOOM conclude: «Questo rapporto evidenzia il gigantesco divario tra le cifre di protezione dichiarate dai governi europei e la realtà dei fatti. In queste condizioni, le AMP non possono svolgere il loro ruolo vitale di protezione e ripristino della vita marina, di salvaguardia della pesca su piccola scala e di conservazione dei pozzi di carbonio marini. In vista del Conferenza delle Nazioni Unite sugli Oceani 2025 (UNOC), l’Europa ha l’opportunità di chiarire ciò che costituisce o meno un’area marina protetta, adottando gli standard stabiliti dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) : tutte le AMP devono, per definizione, escludere la pesca industriale. Le aree “protette” che non soddisfano questi standard non dovrebbero essere conteggiate nelle cifre ufficiali di protezione dei Paesi».