Bolsonaro è presidente del Brasile: subito stop alla demarcazione delle terre indigene
Il presidente neofascista che vuole combattere la corruzione con un governo zeppo di corrotti
[2 Gennaio 2019]
Jair Messias BoIsonaro ha inaugurato la sua presidenza Inneggiando a un Brasile «Libero dal socialismo» e confermando la sua santa alleanza con i militari che, a loro volta, dicono che la priorità del nuovo governo – zeppo di militari – sarà quella di combattere la corruzione del Partido do Trabalhadores (ma non evidentemente dei loro alleati di centro-destra che erano gli stessi del PT). Ed è proprio il Partido do Trabalhadores a far notare che è difficile che la crociata anti-corrotti possa essere portata avanti da un governo che annovera molti ministri che hanno grossi problemi con la giustizia
Il discorso di insediamento di Bolsonaro è stato la ripetizione della sua campagna elettorale fatta di bugie, odio contro la sinistra, gli oppositori politici, gli ambientalisti e gli indios e di promesse difficili da mantenere. Niente di davvero fondato e concreto per far uscire il Brasile dalla crisi.
Ma quello che ha più colpito è la promessa reiterata di una lotta senza tregua alla corruzione fatta propria come un mantra dall’esercito dalle cui fila viene Bolsonaro e questo nonostante ben 9 ministri – alcuni dei quali militari – del governo più di destra visto dai tempi della dittatura militare abbiano problemi con la giustizia.
Tra loro spicca certamente Onyx Lorenzoni, che è uno dei ministri più ascoltati di Bolsonaro, ma hanno problemi di corruzione o altri reati, come l’utilizzo di denaro pubblico per la campagna elettorale, Ricardo Salles (ambiente), Tereza Cristina (gricoltura), il Generale Heleno (sicurezza istituzionale), Damares Alves (donne, famiglia e diritti umani), Luiz Henrique Mandetta (salute), Marcos Pontes (scienza e tecnologia), Paulo Guerdes (economia), Marcelo Álvaro Antonio (turismo).
E lo stesso Bolsonaro, anche se durante il suo discorso inaugurale ha detto di aver fatto «la campagna elettorale più economica della storia» ha un grosso problema con lo scandalo delle fake news emerso proprio in campagna elettorale. Al PT denunciano: «Anche se i colpevoli sono ancora impuniti anche il fronte a tanta evidenza, una serie di rapporti indicano che il Capitano ha avuto aiuti finanziari milionari da sostenitori attraverso la caixa 2 , utilizzati per finanziare la produzione di fake news».
Laura Chinchilla, a capo della missione dell’Organizzazione degli Stati Americani che è stata in Brasile per osservare le elezioni, ha detto che «L’ uso di WhatsApp per la diffusione di notizie false in Brasile è stato un fenomeno senza precedenti in tutto il mondo».
Bolsonaro ha detto che «Oggi il popolo comincia a liberarsi dal socialismo, dall’inversione dei valori, dal gigantismo statale e dal politicamente corretto» e ha promesso che sbarazzerà il Paese dallre «ideologie nefaste che distruggono le famiglie come quelle della teoria di genere o del marxismo» del quale vuole togliere ogni riferimento nei testi scolastici.
Nel suo discorso di insediamento l’ex capitano dell’esercito ha detto che i brasiliani avranno di nuovo diritto all’autodifesa, anche se, in un Paese che pullula di armi illegali, i Brasiliani non sembrano così ansiosi di averne ancora: secondo un sondaggio Datafolha pubblicato il 31 dicembre, il 61% dei brasiliani è contrario al rilascio di licenze di armi perché «rappresenta una minaccia per la vita delle persone».
Poi ci sarebbe il problemino della Costituzione Brasiliana che Bolsonaro ha giurato di rispettare: il nuovo presidente neofascista del Brasile propone di modificare la legge del disarmo con decreto che consentirebbe a tutti i cittadini senza precedenti penali di possedere un’arma, una misura che sarebbe illegale perché un decreto non può cambiare una legge. E la legge sul disarmo è chiara: all’articolo 5 afferma che i requisiti per tenere una pistola in casa devono essere provati periodicamente.
Le note dolenti per l’ambiente sono arrivate subito dopo la cerimonia di inaugurazione con un decreto che trasferisce dallaFundaçao Nacional do Indio (Funai) alla ministra dell’agricoltura Tereza Cristina – bloccandolo di fatto – il diritto di demarcazione delle terre indigene, un regalo ai fazendeiros e alla Bancada Ruralista, della quale la Cristina è un’esponente di spicco, che lo appoggiano incondizionatamente e che ora potranno armarsi impunemente per massacrare gli indios e scacciarli dalle loro terre. Gli ambientalisti si sono preoccupati anche quando Bolsonaro ha ringraziato il presidente Usa Donald Trump per il sostegno datogli sui social network e ricordano preoccupati il comune credo negazionista climatico di Trump e Bolsonaro.
Per il Pt questo scambio di cortesie dimostrerebbe «La sottomissione del Brasile agli Stati Uniti che ci sarà da ora in poi. Nel discorso inaugurale, ad esempio, il Capitano ha ancora una volta affermato che una delle sue priorità principali ridimensionare lo Stato brasiliano. Non ci vuole un politologo per capire cosa volesse dire: il suo governo cercherà di mettere in vendita tutte le principali imprese nazionali», proseguendo sulla strada del governo golpista di Michel Temer che ha aperto la strada a Bolsnaro e al ritorno dei militari.
Insomma, Bolsonaro sta cercando di far credere ai brasiliani che lo slogan della sua campagna elettorale “Brasil acima de tudo” non è lo scimmiottamento del “make america great again” di Trump o ancor peggio del “Deutschland über Alles” che fu l’inno della Germania nazista, ma per i suoi oppositori «E’ chiaro che quello sopra è il governo ultraliberista di Trump».