Bolsonaro: il peggior presidente brasiliano per l’ambiente degli ultimi 30 anni
Record di deforestazione, estrazione mineraria illegale, licenze per i pesticidi, attacchi continui ai diritti di indios e comunità tradizionali e smantellamento degli Enti di protezione ambientale
[14 Gennaio 2022]
L’esperienza del governo del presidente neofascista del Brasile Jair Bolsonaro non si è ancora conclusa ma tra anni di destra al potere sono bastati a indebolire le agenzie di protezione ambientale e a battere record su record di distruzioni in Amazzonia. Greenpeace Brasil non usa mezzi termini: «A un anno dalla fine del suo mandato, l’attuale governo sta raccogliendo distruzione ambientale, andando controcorrente rispetto alla lotta alla crisi climatica: ha stabilito un record di deforestazione in Amazzonia, indebolito agenzie e ispezioni ambientali, rilasciato autorizzazioni per oltre 1.500 pesticidi e ha incoraggiato l’espansione dell’estrazione mineraria e del disboscamento illegali.
In altre parole, in tre anni, il governo Bolsonaro è riuscito a tornare indietro di trent’anni di progressi in campo ambientale realizzati dal 1992, quando il Brasile ha ospitato la prima conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente, Eco-92, che è stata una pietra miliare mondiale per la creazione di politiche e normative in materia ambientale.
Fin dall’inizio del suo mandato, nel 2019, Bolsonaro e il suo governo hanno avviato lo smantellamento dei principali enti ambientali – Ministério do Meio Ambiente (MMA), Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais (INPE), Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e dos Recursos Naturais Renováveis (Ibama) e o Instituto Chico Mendes de Conservação da Biodiversidade (ICMBio) – compreso il licenziamento di dirigenti con notevoli conoscenze tecniche, che sono stati sostituiti da militari e politici ruralistas inesperti.
Sono queste scelte politiche che hanno portato al record di deforestazione in Amazzonia, registrando nel 2021 un’area deforestata equivalente a di quasi 9 volte la superficie del município di São Paulo, il tasso di disboscamento dell’Amazonia più alto degli ultimi 15 anni.
Secondo Greenpeace Brasil questo è avvenuto perché «L’ispezione ambientale non è più guidata dall’Ibama e, al suo posto, è stata attuata un’operazione militare nella Foresta Amazzonica, incapace di arginare i crimini ambientali nella regione: un vero maquillage verde. Ricordiamo che la deforestazione è il principale fattore aggravante della crisi climatica del Brasile, secondo i dati del rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change)».
Sotto il governo Bolsonaro, il Brasile ha anche assistito a un boom delle attività estrattive illegali, come il recente evento sul fiume Madeira, nello Stato dell’Amazonas, dove centinaia di chiatte per l’estrazione di oro dai fondali si sono riunite ad Autazes. Nel 2021 i territori indigeni di Munduruku e Sai Cinza, nello Stato del Pará, avevano più di 600 chilometri di corpi idrici contaminati dalle attività minerarie illegali.
Per Thais Bannwart, portavoce delle politiche pubbliche di Greenpeace Brasil, «Il 2022 è un anno decisivo per l’agenda ambientale brasiliana. La distruzione ambientale e la violenza contro i popoli e le comunità tradizionali prodotte dal governo Bolsonaro devono finire per sempre. La maggior parte della società brasiliana è contraria a queste assurdità e dobbiamo tenerne conto nella scelta dei nostri candidati. Un modello di distruzione come quello di Bolsonaro ci sta già costando caro e abbiamo un percorso arduo da fare, che richiederà molta volontà politica e sociale per invertirlo, ma abbiamo tutte le capacità per percorrere questa strada. In un anno di elezioni presidenziali, più che mai, l’ambiente deve essere una delle questioni centrali. Dopotutto, contrariamente a quanto predica l’attuale presidente della Repubblica, valorizzare la ricchezza naturale e la conoscenza della foresta è la chiave per la prosperità del Brasile».
Ma nel 2022 Bolsonaro e la destra potrebbero assestare alcuni micidiali colpi di coda: al Congresso Nacional, il governo Bolsonaro ha l’appoggio della bancada ruralista – una coalizione di grandi proprietari terrieri e allevatori eletti in Parlamento dai Partiti di centro-destra- e dei suoi alleati per approvare leggi che aumenteranno ulteriormente i rischi per l’ambiente e la vita della popolazione, in particolare per gli indios e le comunità tradizionali. Greenpeace Brasil spiega che «E’ il caso del “PL da Grilagem”, che mira a premiare gli accaparratori di terre che hanno invaso e disboscato le foreste pubbliche, e del “PL da Boiada”, che potrebbe porre fine al licenciamento ambiental, il principale strumento di tutela dell’ambiente e delle popolazioni colpite da grandi opere come centrali idroelettriche e autostrade». Entrambi questi progetti di legge sono stati approvati dalla Câmara dos Deputados e sono passati all’attenzione del Senado Federal dove potrebbero essere approvati entro poche settimane. .
Bolsonaro ha battuto il record anche per il rilascio di autorizzazioni per l’utilizzo di pesticidi: «Più del 30% di tutte le nuove registrazioni di pesticidi sono state effettuate durante il suo governo – denuncia Greenpeace Brasil – per un totale di 1.552 nuovi prodotti autorizzati. Inoltre, per tutto il 2021 si è cercato di portare avanti l’approvazione del cosiddetto “Pacote do Veneno” (PL 6.299/2002), che mira a rendere l’approvazione dei pesticidi ancora più flessibile nel Paese e che potrebbe tornare all’ordine del giorno all’inizio di febbraio».
Nel 2022 è attesa anche la sentenza del Supremo Tribunal Federal sul Marco Temporal che indebolisce la demarcazione delle terre indigene. Alla Câmara dos Deputados dovrebbe essere votato il PL 490/2007 che, tra l’altro, si occupa anche del Timeframe che continua a rappresentare una minaccia.
Greenpeace Brasil conclude: «Più queste proposte di legge (PLs) avanzano, più il nostro futuro e le foreste sono nelle mani di Rodrigo Pacheco, presidente del Senato, che ha il potere di fermare queste minacce, togliendole dalla votazione!» e per questo invita tutti i brasiliani a firmare la petizione “Rodrigo Pacheco, de que lado você está: da destruição ou da vida?”