Brasile: il Rio Madeira invaso dalle zattere-draghe dei garimpeiros (VIDEO)
Più di 300 zattere escavano illegalmente il letto di uno dei fiumi più importanti dell'Amazzonia
[26 Novembre 2021]
Appena si è sparsa la voce che nella comunità di Rosarinho, ad Autazes, nello Stato brasiliano dell’Amazonas, era stato trovato l’oro, sul Rio Madeira hanno fatto la loro comparsa centinaia di zattera – draga dei garimpeiros, seminando panico e orroretra tutti coloro che conoscono il potere distruttivo che le attività minerarie hanno sui fiumi dell’Amazzonia.
Un’invasione massiccia, atipica e improvvisa subito denunciata dalla popolazione locale che ha evidenziato che le zattere dei garimpeiros escavano il letto del Rio Madeira senza nessun problema e impunemente, estraendo illegalmente l’oro senza che le autorità locali, statali e federali intervengano. Eppure Autazes è a poco più di 110 Km dalla capitale della Amazonas Manaus.
L’invasione delle zattere dei cercatori d’oro è stata confermata dalle foto aeree scattate da Greenpeace Brasil durante un sorvolo dell’area del Rio Madeira effettuato il 23 novembre e gli ambientalisti denunciano che «Abbiamo verificato che le zattere stanno effettivamente lavorando sul letto del Rio Madeira, estraendo oro in una regione situata tra le città di Autazes e Nova Olinda do Norte . Più precisamente, nelle vicinanze di Rosarinho. Rosarinho è famosa per il suo piccolo porto che viene utilizzato dagli abitanti di città come Nova Olinda do Norte, Borba e Novo Aripuanã per prendere piccole imbarcazioni e andare a Manaus. I minatori provengono dalla regione meridionale dell’Amazzonia, come la città di Humaitá, dove il garimpo opera massicciamente da molti anni e conta sull’appoggio di uomini d’affari e politici che promuovono questa attività illegale. I garimpeiros hanno iniziato a trasferirsi ad Autazes due settimane fa e la reazione dei residenti locali varia dall’eccitazione per la scoperta dell’oro nei dintorni alla preoccupazione per i danni ambientali che inizieranno a verificarsi, come la contaminazione da mercurio».
Sollecitati dai media, sia l’Instituto Brasileiro do Meio Ambiente e Recursos Naturais Sustentáveis (Ibama), sia l’agenzia statale che si occupa di questo tema: l’Instituto de Proteção Ambiental do Amazonas (Ipaam) hanno detto di essere a conoscenza di quel che sta accadendo ad Autazes e che stanno indagando sulle informazioni.
Danicley de Aguiar, portavoce della Campanha Amazônia di Greenpeace Brasil evidenzia che «Quel che sta succedendo oggi in quella città è una vergogna nazionale. Mentre il mondo intero è alla ricerca di modi per risolvere la crisi climatica, il Brasile sta investendo nell’opposto. Quello che abbiamo visto dispiegarsi è un crimine che si svolge alla luce del giorno, senza il minimo controllo. Tutto questo, ovviamente, è avallato dal presidente Bolsonaro, che dà la licenza politica e morale ai minatori di agire in questo modo. Indebolendo l’ispezione ambientale, Bolsonaro fa spazio a questo tipo di cose. Questa invasione di minatori è un altro esempio del fatto che l’Amazzonia è abbandonata a sé stessa. Ma non possiamo tacere, dobbiamo interrompere il ciclo di questa economia della distruzione».
Eppurte, ad agosto la Corte Federale brasiliana aveva condannato l’Ipaam ad annullare diverse licenze concesse irregolarmente proprio per l’estrarre illegalmente oro nel letto del Rio Madeira. Greenpeace Brasil evidenzia che « Questa estrazione sarebbe avvenuta nell’Amazzonia meridionale in una regione di oltre 37mila ettari. La Corte ha affermato che non erano stati effettuati studi di impatto ambientale prima della concessione di tali autorizzazioni, pertanto era impossibile determinare il danno ambientale causato dall’utilizzo del mercurio in questa attività economica. Quindi, la Justiça Federal considera queste licenze illegali e incostituzionali».
Una decisione presa in seguito a una richiesta del Ministério Público Federal (MPF) che, in base a delle ispezioni, aveva riscontrato diversi problemi nelle miniere di Madeira, come inquinamento dei fiumi, problemi per le comunità rivierasche e indigene, perdite di sostanze oleose, mancanza di un corretto smaltimento di rifiuti solidi e condizioni di lavoro terribili per i minatori.
Secondo uno studio pubblicato da MapBiomas, in Brasile tra il 1985 e il 2020 l’area estrattiva è aumentata di 6 volte tra il, passando da 31.000 a 206.000 ettari e il 93,7% delle miniere brasiliane si trova in Amazzonia.
Greenpeace Brasil fa notare che «Questa forte espansione si è verificata, soprattutto negli ultimi anni, nei territórios indígenas e nelle unidades de conservação, cosa che è vietata e, quindi, costituisce un crimine ambientale. L’articolo 231 della Costituzione federale, ad esempio, vieta espressamente l’estrazione mineraria all’interno delle terre indigene».
Sempre secondo MapBiomas, «Tra il 2010 e il 2020, l’area occupata dal garimpo all’interno delle territórios indígenas è cresciuta del 495%; nelle unidades de conservação la crescita è stata del 301%. Nel 2020, metà dell’area nazionale del garimpo era in unidades de conservação (40,7%) o territórios indígenas (9,3%)».
Il risultato, come spiega de Aguiar in un’intervista a RT è che «Quello che stiamo vedendo ora è una situazione completamente fuori controllo . Abbiamo 300 zattere posizionate in un punto sul Rio Madeira di fronte a una comunità tradizionale».
Con 110,59 tonnellate di oro vendute, il Brasile è al sesto posto tra i Paesi che più commerciato oro nel 2020 e per solo per il 17% (19,12 tonnellate) non esiste nessuna prova che sia stato estratto illegalmente.
Quel che sta avvenendo a Rosarinho in maniera così eclatante e alla luce del sole in realtà avviene quotidianamente in località ancora più remote come quelle ai confini con Venezuela, Guyana, Suriname e Guyana Francese: le draghe – laboratorio – casa dei garimpeiros scavano il fondo di un fiume alla ricerca di oro e poi tutto il materiale escavato viene filtrato e l’acqua e la fanghiglia inquinate da mercurio e idrocarburi vengono restituite al fiume.
De Aguiar sottolinea che «I Rio Madeira, che ospita almeno 1.000 specie di pesci già identificate, è il più ricco al mondo in termini di biodiversità. Non è un fiume qualunque. Si tratta di un fiume importantissimo per l’equilibrio del bacino amazzonico. E’ un gigante che sta morendo a causa delle centrali idroelettriche e dell’epidemia del garimpo che non è mai stata contenuta. Le autorità stanno impiegando molto tempo per reagire. 300 zattere non compaiono durante una notte. Questo dimostra la fragilità dei controlli in quest’area».
Dopo che le diverse agenzie brasiliane discutevano su chi dovrebbe agire il MPF MPF ha concesso loro 30 giorni di tempo per agire contro i garimpeiros abusivi e alla fine anche il vicepresidente del Brasile Hamilton Mourao ha annunciato che la polizia federale e la Marina stanno preparando un’operazione congiunta nella zona.
Nel 2017, un’operazione simile svolta dall’Ibama sul Rio Madeira si concluse con una reazione violenta dei garimpeiros che attaccarono le strutture dell’agenzia e de Aguiar fa notare che «Da allora, i controlli, che erano già fragili, sono diventati praticamente inesistente e con il governo Bolsonaro questa situazione è aumentata in modo esponenziale».
La nuova invasione dei garimpeiros è iniziata proprio mentre alla COP26 Unfccc di Glasgow il presidente neofascista brasiliano prometter<va che avrebbe messo fine alla deforestazione illegale, attribuita principalmente alle attività illegali di estrazione mineraria e di allevamento, aumentando le pattuglie di controllo. Ma la realtà è quella che si vede galleggiare sul Rio Madeira e che, con la perdita di 13.235 Km2 uadrati di foresta pluviale, la deforestazione nell’Amazzonia brasiliana quest’anno ha raggiunto la sua maggiore estensione dal 2006.
De Aguiar conclude ribadendo che «Tutto il mondo sta cercando un accordo per fermare la crisi climatica, ma ancora una volta il Brasile manda un cattivo segnale. Quando si tratta di proteggere l’Amazzonia, servono più azioni e meno discorsi. E’ necessario rompere con l’economia della distruzione».