Breiner David: morire a 14 anni per difendere l’ambiente in Colombia
Dopo l’ennesima strage, le autorità indigene lanciano un drammatico appello per porre fine alla guerra sporca tra guerriglieri irriducibili, milizie di destra ed esercito
[20 Gennaio 2022]
L’Instituto de estudios para el desarrollo y la paz (Indepaz) ha pubblicato il rapporto “Cifras de la violencia en las regiones 2021” s e si tratta di una vera propria strage: 171 leader sociali assassinati; 48 omicidi di ex guerriglieri firmatari dell’accordo di pace tra governo FARC, 96 massacri con 335 vittime, difensori della terra e ambientalisti, ma anche di semplici contadini e contadine, bambini, vecchi che si trovavano nel posto sbagliato al momento sbagliato, scomodi testimoni di un genocidio strisciante e impunito che le politiche sicuritarie e repressive del governo di destra colombiano – fatto passare dai media occidentali come un argine democratico al chavismo venezuelano – hanno solo alimentato e favorito.
Dopo l’accordo di pace con le FARC, in Colombia sono stati assassinati 1.200 leader sociali (888 solo durante – e finora – il governo di Iván Duque), uomini e donne che difendevano i diritti civili, alla terra e all’esistenza delle loro comunità o che avevano abbandonato le armi per partecipare alla vita politica e civile e i giovani che hanno guidato lo sciopero nazionale che ha messo con le spalle al muro il governo Dunque, come Sebastián Jacanamijoy, del popolo indigeno Inga, studente dell’Universidad del Valle e difensore dei diritti delle comunità indigene, difensore della natura e della medicina ancestrale del suo territorio nel dipartimento di Putumayo.
Il 2022 in Colombia è iniziato ancora peggio del 2021, con decine di persone uccise, tra le quali anche bambine/i e ragazzi/e.
La deputata di FacciamoEco Rossella Muroni ricorda sulla sua pagina Facebook uno di questi ragazzi, il primo ambientalista colombiano assassinato nel 2022: «Breiner David Cucamañe López aveva 14 anni e difendeva la sua terra, con un bastone. Non faceva altro che proteggere quell’ambiente che per lui e il suo popolo significa casa dalle minacce e dagli interessi avidi delle numerose bande armate e senza scrupoli che in Colombia vogliono sfruttare le risorse della terra, senza curarsi della gente che la abita. È stato ucciso pochi giorni fa, ennesima vittima in un Paese in cui, solo nel 2021, hanno perso la vita 145 attivisti. La battaglia per la Terra è una questione globale e non di orticelli. Abbiamo il dovere di dare voce e visibilità a chi, come Breiner David, non aveva altra scelta che difendersi per poter vivere. E non è bastato».
Brenier David apparteneva al popolo Nasa del Cauca ed è stato assassinato il 14 gennaio, ma della sua morte si è saputo solo 3 giorni dopo. Era poco più di un bambino, ma mostrava con orgoglio il “bastone del comando” della guardia indigena studentesca Kiwe Thegna, impegnata nella difesa del territorio Nasa da boscaioli e minatori abusivi, dagli squadroni della morte fascisti dediti al narcotraffico e dagli ultimi irriducibili guerriglieri. Ed è propbabilmente quel bastone che è costato la vita al giovanissimo ambientalista. L’Asociación de cabildos indigenas del norte del Cauca ha rivelato che David è stato ucciso mentre pattugliava la zona di Las Delicias, nel municipio di Buenos Aires, e che insieme a lui sono stati uccisi il suo collega Guillerme Chicane e il leader indigeno Fabián Camayo.
Dopo il nuovo massacro, 139 Autoridades Tradicionales del Consejo Regional Indígena del Cauca (CRIC – NACIONAL) dei popoli Ambaló, Polindara, Nasa, Misak, Epedara- Siapidara, Yanakuna, Totoroez, Embera, Kokonuko, Kisgó e Inga e l’Asociación de Cabildos del Norte- ACIN, hanno scritto in un comunicato congiunto: «Denunciamo e respingiamo aggressioni e attacchi al territorio del Cxhab Wala Kiwe-ACIN e smentiamo l’opuscolo bugiardo delle FARC-EP. Parimenti, chiariamo all’opinione pubblica, ai media nazionali e internazionali, che questo corrisponde a un discorso che alimenta gli interessi economici e politici della destra, sulla controversia sull’esercizio del controllo territoriale, sulla detenzione delle colture ad uso illecito e sulle armi da guerra. che continuiamo a sviluppare le popolazioni indigene per la nostra sopravvivenza millenaria».
I leader indigeni ricordano che «Come abbiamo denunciato negli ultimi 7 anni attraverso conferenze stampa, comunicati precedenti e davanti alle istituzioni competenti, i dati sulla violenza nel Dipartimento del Cauca sono devastanti secondo l’Observatorio de Derechos Humanos y Defensa a la Vida del CRIC, negli anni dal 2019 al 2021 ci sono stati 314 omicidi di autorità indigene, membri della comunità e guardie».
In aggiunta a questo le autorità tradizionali del Cauca denunciano «Un’intenzione maligna di diffondere accuse e destabilizzare indiscriminatamente il nostro processo organizzativo politico. Ne è prova la minaccia ricevuta il 3 ottobre 2021 quando è stato pubblicato un opuscolo dal comando coordinador de occidente de las FARC-EP a a nome del i dissidenti della Columna Móvil Jaime Martínez e Columna Móvil Dagoberto Ramos, il cui piano di guerra è stigmatizzare la guardia indigena e le Autorità Tradizionali, in effetti, il loro “modus operandi” è consistito nell’etichettare la nostra guardia indigena come “attore armato” e denigrare le nostre stesse strutture per giustificare i crimini commessi dai gruppi armati dei dissidenti delle FARC-EP nelle Riserve Indigene per il controllo del territorio. Fino ad oggi le azioni dei gruppi armati al servizio del narcotraffico, dell’estrazione illegale e delle economie illecite si sono dimostrate distanti da una presunta lotta rivoluzionaria del popolo, non è una lotta, sono interessi meschini, particolari, banali delle cellule chiamate dissidenti; formatesi in quello che è stato chiamato il post-conflitto. Lo storico conflitto armato interno dimostra l’incursione di coloro che si nascondono dietro le azioni violente di armi e fucili: Nell’anno 2019, nella parte alta del Resguardo Indígena de Corinto, il secondo al comando del Comando Coordinador de Occidente de las disidencias FARC-EP e comandante della Columna Móvil Jaime Martínez, alias Mayimbu, hanno molestato i punti di controllo umanitario delle guardie indigene, quello stesso anno si è verificato un massacro dell’Autorità indigena di Tacueyo e di 4 guardie; nel 2020 è stato registrato l’omicidio di 1 membro della comunità del Resguardo Indígena de Huellas; nel 2021 l’omicidio dell’Autorità Indigena di La Laguna Siberia, Sandra Liliana Peña e dell’Autoridad Ancestral del Resguardo Indígena de Corinto e suo compagno di vita; Il 12 e 13 gennaio 2022 sono scoppiati pesanti combattimenti tra l’Ejército Nacional e i dissidenti della Dagoberto Ramos Ortiz all’interbo del Resguardo Indígena de la Aguada, San Antonio».
E mentre gli indios colombiani si trovano stretti nella guerra tra guerriglieri “marxisti-leninisti” irriducibili, squadroni della morte di destra ed esercito, aumentano i crimini contro l’umanità con la violazione dei diritti individuali e collettivi dei popoli indigeni. L’attacco letale alla guardia indigena del 14 gennaio. avvenuto nelle vicinanze del Resguardo Indígena de las Delicia, nel quale ha trovato la morte Brenier David, fa parte di questa strategia.
Le Autoridades Tradicionales del Consejo Regional Indígena del Cauca, «1. Respingono e denunciano l’incursione, l’ingerenza di attori armati legali e illegali e la criminalità comune, nei nostri Territori Ancestrali, violando la ley de origen, il diritto naturale proprio dei popoli indigeni. 2. L’influenza sulla vita e l’integrità personale delle autorità, della guardia indigena e della comunità che influenza il processo politico organizzativo e il ruolo della comunità dalla Ley Natural. 3. Impatto sull’identità culturale e spirituale e sulla composizione della famiglia, dovuto alla presenza di attori armati nei territori indigeni. Allo stesso modo, chiediamo il compimento e l’effettiva attuazione dell’accordo di pace finale, firmato tra il governo nazionale e le estinte FARC-EP, in particolare ciò che è sancito dal capitolo etnico».
Le Autoridades Tradicionales del Consejo Regional Indígena del Cauca, «Respingono qualsiasi atto che minacci la vita, l’integrità fisica e la tranquillità della popolazione nel territorio indigeno di Cxhab Wala Kiwew, che violi i diritti umani e la legge sui diritti umani, nonché i diritti dei popoli indigeni protetti dalla costituzione e dai trattati internazionali in virtù del Bloque de Constitucionalidad».
I capi indigeni fanno appello al governo nazionale, alle Organizzazioni nazionali e internazionali e all’Onu perché difendano e garantiscono i diritti umani, «Affinché perseguano urgentemente e in via prioritaria le azioni violente degli attori armati che colpiscono le comunità e i territori indigeni, perché siano evitate azioni di sterminio fisico, culturale e culturale. Esacerbate nei territori indigeni e vengano prese misure per garantire la nostra sopravvivenza e permanenza come popoli. Il nostro processo politico organizzativo, l’incontro con le diverse organizzazioni è un esercizio millenario; dalle nostre piattaforme, tessute di somiglianza e unità, continueremo a chiedere giustizia davanti ai tribunali nazionali e internazionali e renderemo visibile la grave situazione dei diritti umani davanti a tutte le organizzazioni interessate in questa materia».