Buone notizie: biologa italiana scopre una nuova specie di corallo
L’Echinophyllia tarae trovato nelle isole Gambier, nella Polinesia Francese
[27 Dicembre 2013]
Un team internazionale di ricercatori guidato dalla biologa Francesca Benzoni, del dipartimento di biotecnologie e bioscienze dell’università di Milano-Bicocca, ha scoperto nelle isole Gambier (nella Polinesia Francese) una “nuova” specie di corallo delle acque poco profonde.
Il nuovo corallo viene descritto dalla Benzoni nella ricerca “Echinophyllia tarae sp. n. (Cnidaria, Anthozoa, Scleractinia), a new reef coral species from the Gambier Islands, French Polynesia”, pubblicata su ZooKeys, dopo aver partecipato ad una spedizione a bordo della nave di ricerca Tara nelle remote e poco studiate isole Gambier, esplorate nel 2011dalla spedizione internazionale Tara Oceans. Gli Scleractinia, chiamati anche coralli duri, sono animali marini antichi e strutturalmente semplici, che hanno la capacità di formare scheletri duri e sono essenziali per la formazione delle barriere coralline.
La nuova specie prende il nome proprio dalla nave Tara, che ha permesso di esplorare le barriere coralline delle Gambier. Inoltre, “tara” in polinesiano significa anche oggetto appuntito, spinoso, un nome che si applica bene alla nuove specie dotata di strutture scheletriche appuntite. Tara è anche il nome di una dea del mare polinesiana.
Francesca Benzoni, una biologa marina specializzata in barriere coralline, ha spiegato in un’intervista all’ Intergovernmental Oceanographic Commission dell’Unesco, L’Echinophyllia tarae, la nuova specie di coralli di recente pubblicazione, sono uno dei costruttori del reef. Quindi, si unisce alle altre circa 600 specie di corallo conosciute che contribuiscono alla formazione e alla crescita dell’ecosistema della barriera corallina. E’ stato scoperto nelle isole Gambier, nella Polinesia Francese, un gruppo remoto di isole circondate da diverse barriere coralline, ma poco studiati. La scoperta e la descrizione di una nuova specie di organismi marini non è, di per sé, un evento raro. Tuttavia, da un lato, gli specialisti in tassonomia sono in un gruppo di scienziati via di estinzione nel mondo. E, d’altra parte, alcuni gruppi di invertebrati marini rappresentano ancora miniere di biodiversità parzialmente esplorate. Ciò che colpisce nella scoperta di questa specie è che i coralli sono stati intensamente studiati da un gran numero di scienziati negli ultimi decenni a causa delle minacce globali e locali alle quali sono attualmente, e sempre più, esposti. Inoltre, l’Echinophyllia tarae non è né piccolo né raro nel Gambier ed i suoi colori vivaci lo rendono facilmente rilevabile sott’acqua. Così, la sua descrizione ci ricorda che la diversità dei coralli non è ancora del tutto scoperta e che le spedizioni scientifiche come Tara Oceans, portando specialisti per località remote, sono ancora di grande valore per la scienza marina».
Secondo il recente studio The Magnitude of Global Marine Species Diversity, pubblicato su Current Biology, fino ad oggi sono state descritte 1.520 specie di coralli duri ed almeno 93 nuove specie raccolte sono in attesa di descrizione e forse più di 500 non sono ancora state scoperte. Solo quest’anno, l’ultimo di quello che viene definita “decade of discovery continues” sono state descritte 6 specie di coralli duri nuove per la scienza.
La scoperta è importante perché i coralli duri come l’Echinophyllia tarae sono minacciati dagli effetti del global warming, dall’acidificazione degli oceani e dei cambiamenti di origine antropica delle strutture delle barriere coralline. L’Intergovernmental Oceanographic Commission dell’Unesco, che ha finanziato in parte la spedizione di Tara, spiega: «Anche se i coralli rappresentano un gruppo relativamente ben studiato di invertebrati marini carismatici, deve ancora essere compreso molto della loro biologia, dell’evoluzione, della diversità e biogeografia. La scoperta di questa nuova specie nella Polinesia francese conferma che la nostra conoscenza della diversità dei coralli duri è ancora incompleta e che gli sforzi esplorativi di recenti spedizioni scientifiche come Tara Oceans possono portare a nuove scoperte in località remote e poco studiate in precedenza».
La Benzoni è entrata nella spedizione Tara Oceans quasi per caso: un suo collega l’ha proposta al team di scienziati che lavoravano al progetto grazie alla sua specializzazione nei coralli. La scienziata italiana spiega che «Il progetto Tara Oceans si rivolge prevalentemente al plancton marino attraverso un approccio innovativo e fortemente integrativo. Tuttavia, Eric Karsenti, direttore scientifico del progetto, era interessato ad includere lo studio delle barriere coralline, perché la simbiosi tra un’alga planctonica e i coralli è alla base del funzionamento e della diversità straordinaria della barriera corallina. Ho presentato un progetto che coinvolge un team internazionale di ricercatori specializzati in diversi aspetti della scienza del reef e ci siamo uniti al team di Tara Oceans. Ho avuto la fortuna di essere coinvolta in diverse spedizioni e progetti scientifici, ma finora nessuno è stato come Tara Oceans. E’ stata una sfida, un’esperienza intensa e in continua evoluzione, sia dal punto di vista scientifico che personale. Per me, un’esperienza di apprendimento come finora nessun altra ed una miniera d’oro scientifica. I miei colleghi ed io abbiamo specimen, campioni e dati da studiare per diversi anni».