Caccia, nuova sconfitta per Regione Lombardia: commissario ad acta per tutelare i valichi
Accolto il ricorso della LAC: «E' una decisione clamorosa. La Regione ha sistematicamente mostrato disprezzo nei confronti delle sentenze»
[21 Febbraio 2024]
Accogliendo il ricorso della Associazione LAC – Lega per l’Abolizione della Caccia Onlus Sulla mancata protezione dei valichi migratori montani, il Tar della Lombardia ha imposto un «Commissario ad acta, individuato nella persona del Direttore Generale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (I.S.P.R.A.), con facoltà di delega ad altro qualificato funzionario del medesimo Istituto, che provvederà a compiere quanto stabilito nella presente sentenza nel termine di 150 (centocinquanta) giorni dal suo insediamento, nel rispetto delle regole tecnico-scientifiche applicabili alla specifica materia, avvalendosi di tutte le strutture pubbliche ritenute in grado di fornire un utile supporto; all’esito dell’espletamento dell’incarico, il Commissario ad acta depositerà in giudizio, nel rispetto delle regole tecniche del processo amministrativo telematico (D.P.C.S. n.134 del 2020), una relazione esplicativa riguardante l’attività svolta».
Il Tar ha quindi esautorato la Regione Lombardia e la LAC in un comunicato canta vittoria e ribadisce che la sentenza certifica che la Regione «Ha ignorato e aggirato per anni, anzi per decenni sia le disposizioni della legge quadro 157 del 1992, che afferma da sempre l’obbligo di vietare qualsiasi attività venatoria nel raggio di mille metri dai valichi interessati dalla migrazione degli uccelli, sia le sentenze che imponevano il rispetto di questa norma ottenute dalla Lega per l’abolizione della caccia a ogni livello della giustizia amministrativa e costituzionale. Adesso, dopo l’ennesimo ricorso presentato dalla nostra associazione, patrocinata come sempre dallo studio legale Linzola di Milano, la Regione Lombardia è stata esautorata dalle proprie funzioni».
L’associazione evidenzia che «E’ una decisione clamorosa che a nostro parere sottolinea come non mai la condotta di un’amministrazione regionale che ha sistematicamente mostrato disprezzo nei confronti delle sentenze, disinteresse nei confronti dell’interesse collettivo e quello della tutela della fauna selvatica, per privilegiare esclusivamente quello di una risicatissima minoranza, quella dei cacciatori. La Lac combatte sostanzialmente da sola da decenni la battaglia per la protezione di tutti i colli di bottiglia nei quali, anche a quote molto basse, l’avifauna migratrice si incanala da decine di migliaia di anni, trovando ad accoglierla la fucileria che parte da centinaia e centinaia di appostamenti fissi e da altrettanti vagantisti. La Lac ha vinto tutte le fasi giudiziarie di questa battaglia, tutte sostanzialmente univoche nel ricordare alla Regione che il divieto di caccia totale in questi corridoi vitali deve essere istituito ovunque essi siano, e non solo nella zona Alpi di maggior tutela e alle quote più elevate o nelle aree già vietate alla caccia, come stabilito dal Pirellone. L’irricevibile e recente risposta della Regione a tutte queste sollecitazioni giudiziarie è arrivata con l’istituzione, dopo una ulteriore sentenza del Tar della Lombardia dello scorso anno che imponeva di chiudere la pratica valichi in 120 giorni, di alcune nuove zone di protezione, irrisorie rispetto ai siti di interesse esistenti in Lombardia, sempre con l’obiettivo primario di proteggere la caccia e i suoi praticanti».
La Lac conclude: «Adesso sulla vergognosa politica solo filo venatoria di questa amministrazione regionale è caduta un’altra tegola, e a occuparsi dell’individuazione delle aree da proteggere, sulla base di una letteratura scientifica vasta e disponibile da molti anni, non sarà un governo regionale chiaramente inattendibile, ma un ente terzo autorevole ovvero l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale».