Campo antibracconaggio Wwf in Sardegna: nel Sulcis meridionale rimosse più di 100 trappole
Fenomeno ancora radicato ma in diminuzione. Wwf: dalla nuova giunta regionale più contrasto al bracconaggio e tutela della biodiversità
[4 Marzo 2024]
E’ terminato il campo antibracconaggio promosso dal Wwf Italia nell’area del Sulcis meridionale, un territorio storicamente noto per il diffuso bracconaggio che coinvolge, sia gli uccelli selvatici che i mammiferi come il cervo sardo e il cinghiale.
Il Wwf evidenzia che «Nonostante il maltempo, l’attività dei volontari ha consentito di rimuovere oltre 100 trappole, soprattutto i cosiddetti lacci: cappi, realizzati con fili metallici, piazzati nella fitta vegetazione in luoghi di transito della fauna selvatica e destinati a catturare cinghiali e cervi, condannati a ore di atroci sofferenze. Questi strumenti sono particolarmente dannosi per qualsiasi specie, non solo selvatica, come le volpi o i rari gatti selvatici ma anche domestica come le capre o i cani».
Il Sulcis meridionale fa parte di uno dei 7 black-spot del Piano nazionale antibracconaggio per l’avifauna e il Wwf ricorda che «Ogni anno, proprio in questo periodo, in coincidenza con il passaggio degli uccelli migratori, vengono posizionate migliaia di trappole e reti per la cattura di uccelli, in particolare di tordi e storni, destinati ad alimentare il mercato illecito della ristorazione tipica locale. Questi mezzi di cattura oltre ad essere illegali non sono selettivi e di conseguenza a farne le spese sono anche numerose altre specie come pettirossi, fringuelli, occhiocotti, merli e addirittura rapaciz.
Giampaolo Oddi, coordinatore nazionale della vigilanza volontaria Wwf, sottolinea che «Abbiamo lavorato intensamente per consentire di riprendere le attività del campo antibracconaggio Wwf Italia. Ringraziamo i Carabinieri del Raggruppamento CITES e il personale del Corpo Forestale Regionale per l’impegno nel proteggere questi luoghi straordinari e per il supporto e la disponibilità nel consentire una collaborazione con le associazioni di protezione ambientale».
Il Wwf opera da decenni in quest’area dove, a metà degli anni ’80, acquistò con una grande operazione di raccolta fondi, un territorio che al tempo ospitava uno degli ultimi nuclei di cervo sardo sopravvissuti nell’isola. Nacque così l’Oasi Wwf di Monte Arcosu, per una superficie di 3500 ettari e dove vivevano gli ultimi 70 esemplari di cervi. Ora il Wwf dice che «Grazie proprio alla lotta al bracconaggio e alla gestione dell’Oasi, da qualche anno la popolazione ha superato il migliaio di individui. Un successo che ha favorito anche altri traguardi, visto che nel frattempo, grazie anche alle iniziative del Wwf è stato istituito il Parco regionale del Gutturu Mannu la cui superficie comprende una parte importante del Sulcis. Questo ha favorito la diffusione nella popolazione locale di una maggiore consapevolezza delle ricchezze naturali custodite nel territorio e della necessità di tutelarle e proteggerle».
Ma gli ambientalisti del Panda fanno notare che «Nonostante questo decennale impegno, pur registrando una riduzione di questo fenomeno criminale, siamo ancora lontani dall’averlo debellato e per questo siamo consapevoli della necessità di continuare a tenere alto il livello di attenzione».
Per questo il Wwf auspica che la nuova giunta regionale di centro-sinistra «Si dimostri sensibile e attenta al problema del contrasto al bracconaggio e alla tutela della biodiversità, e si rende disponibile a collaborare su questi temi».