Chi deve difendere la bellezza e come?
[26 Agosto 2013]
Il dibattito sul paesaggio in Toscana dopo l’annunciato piano regionale dell’assessore Marson, di imminente presentazione, si sta surriscaldando. A Castellina Marittima Salvatore Settis e ambientalisti in un incontro pubblico hanno fatto le pulci al progetto del porto, che avrà effetti pesanti sul fiume Cecina. L’incontro segue un dossier di Repubblica sulle spiagge in via di sparizione che a Cecina trova appunto una clamorosa conferma. Da qui l’allarme rinnovato: la bellezza non può difendersi, dobbiamo farlo noi. E’ sul noi che urge però fare chiarezza.
Va da se che noi significa innegabilmente i molti comitati non solo toscani e le molte associazioni ambientaliste che hanno fatto sentire la loro voce anche a Castellina. Assai meno chiaro il ruolo delle istituzioni non riducibili ovviamente allo stato centrale perché, come ha detto chiaramente anche la Convenzione europea sul paesaggio, su di esso sono anche le comunità che devono pronunciarsi. Ma già qui sorgono i primi problemi, perché questa scelta appare a più d’uno – anche tra i più autorevoli protagonisti della battaglia in difesa della bellezza – un’incauta e pericolosa concessione da cui è bene guardarsi. Forse da lì scaturì la decisione – quella si incauta – del Regolamento sui beni culturali, che ha tolto ai piani dei parchi proprio il paesaggio.
Torniamo ora al Cecina per vedere a chi tocca giocare in difesa della bellezza. Se non ricordo male sul Cecina fu istituita una Anpil, ossia un’area protetta locale regionale con lo scopo appunto di tutelarne l’ambiente paesaggio ovviamente incluso.
In questi stessi giorni su vicende analoghe si sta vivacemente polemizzando in altre aree della toscana. In tutte o quasi si tratta di territori dove operano non solo comuni di manica larga con le licenze -come si è ripetuto a Castellina – ma anche parchi veri e propri, e non solo Anpil. Ma stando al regolamento che piace a tanti dei presenti anche all’incontro i parchi non devono metterci becco. Tanto è vero che la Marson sta cercando con il suo piano regionale di riaffidare ai parchi e alle aree protette il nulla osta paesaggistico, sparito in base al regolamento. Eppure tutto ciò, specie in Toscana, dovrebbe ricordare anche agli esperti che grazie ai parchi regionali – primo fra tutti quello di San Rossore – si riuscì un bel po’ di anni fa proprio sul paesaggio a cambiar musica.
Che regioni e comuni abbiano pesanti responsabilità per la cementificazione del paese è fuori discussione. Di certo lo stato non è da meno. Ecco perché quel noi se non riuscirà a significare finalmente l’intesa su un piano di pari dignità – parchi inclusi – tra tutti i protagonisti istituzionali resterà mera denuncia.
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