Cinghiali in toscana, Coldiretti: sono 450.000, più che raddoppiati in 10 anni

Campagne sotto assedio e da un anno la riforma della Legge Obiettivo è al palo

[26 Febbraio 2020]

Coldiretti Toscana denuncia che in Toscana i cinghiali sono «Più che raddoppiati negli ultimi dieci anni», salendo a 450mila, «con una stima dei danni in campagna che supera i 4,5 milioni di euro». Per questo la più grande associazioone agricola sollecita «la radicale riforma della Legge regionale obiettivo del 2015 ferma al palo ormai da 1 anno».

Fabrizio Filippi, presidente di Coldiretti Toscana, sottolinea che «Negli ultimi anni le popolazioni di cinghiali hanno guadagnato terreno rispetto alla presenza umana con una concentrazione media di un animale ogni cinque abitanti in una fascia territoriale segnata già dalla tendenza allo spopolamento per l’indebolimento delle attività tradizionali. Ogni 100 ettari di territorio si registra la presenza di almeno 20 cinghiali, mentre il Piano faunistico regionale ne prevede da 0,5 ad un massimo di 5 capi, si conta un ungulato per ogni pecora negli allevamenti, 4 per ogni maiale e 6 per ciascun bovino».

Secondo Coldiretti Toscana «L’eccessiva presenza di fauna selvatica (ma forse sarebbe meglio chiamarla “da sparo”, ndr) rappresenta un rischio per l’agroalimentare toscano visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche secondo lo studio Coldiretti/Symbola, dove in Toscana si contano 32 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) riconosciuti dall’Unione Europea tra formaggi, oli extravergine di oliva, salumi e prodotti a base di carne, vini, panetteria e pasticceria».

Filippi evidenzia che «Oggi si deve passare senza indugi dalle parole ai fatti con la profonda riforma della Legge Obiettivo che dal 2015 ad oggi non ha evidentemente sortito i risultati sperati. Il patrimonio agroalimentare e zootecnico conservato nel tempo dalle oltre 40mila imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. n tesoro messo a rischio dall’avanzata dei cinghiali che sempre più spesso in queste aree si spingono fin dentro i cortili e sugli usci delle case, scorrazzando per le vie dei paesi o sui campi, nelle stalle e nelle aziende agricole».

E Coldiretti Toscana – che ora sembra definitivamente pentita di aver appoggiato una legge che, come avvertivano inascoltati gli ambientalisti, metteva la soluzione del problema nelle mani di chi lo aveva creato: i cacciatori – spiega che quella che si è creata con una scellerata gestione venatoria degli ungulati è «Una situazione che costringe ormai le aziende a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone con il rischio che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico».

Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Toscana, conclude: «Quella degli animali selvatici è una minaccia diretta alla sicurezza delle persone, con morti e feriti causati da attacchi di branchi di cinghiali scoperti mentre devastano campi e coltivazioni o entrano nelle aie delle case dove spesso a farne le spese sono anche cani pastore e da compagnia. Non più tardi di 3 mesi fa, a novembre 2019 è stata chiusa l’autostrada A11 Firenze-Pisa Nord per circa 25 chilometri, tra Prato Ovest e Montecatini Terme per consentire la cattura di animali selvatici, in particolare cinghiali, nei territori circostanti, dove sono molto proliferati mettendo anche a rischio gli automobilisti. Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare anche i territori più isolati e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale».