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Come stanno andando i trapianti di posidonia nei mari italiani

Negli ultimi 50 anni nel Mediterraneo è scomparso il 34% di queste piante marine protette, in grado di produrre grandi quantità di ossigeno e di intrappolare l’anidride carbonica
 |  Natura e biodiversità

Dove la posidonia è in buona salute anche il mare e i suoi ecosistemi lo sono: questa pianta marina protetta – spesso scambiata per alga – che svolge un ruolo fondamentale anche al di sopra del pelo dell’acqua per la sua capacità produrre grandi quantità di ossigeno e di intrappolare l’anidride carbonica, è però in grande pericolo.

Si calcola infatti che erosione costiera, cambiamenti climatici e attività umane abbiano portato ad una diminuzione del 34% della posidonia oceanica nel Mediterraneo negli ultimi 50 anni. Ma così come accade per le foreste sulla terra, anche in mare è possibile recuperare le prateria di posidonia danneggiate: è il caso dei trapianti.

In quali casi si effettua il trapianto? Quando le praterie subiscono danni a causa di opere e infrastrutture costiere realizzate dall’uomo, come la costruzione o l’ampliamento di porti turistici e commerciali, la messa in posa di opere di difesa costiera o l'installazione di elettrodotti e gasdotti sottomarini. Anche altre attività dell’uomo possono danneggiare la prateria, come la pesca a strascico illegale e gli ancoraggi delle imbarcazioni da diporto e delle grandi navi commerciali.

Grazie al progetto europeo Life Seposso – coordinato dall'Ispra – è stato realizzato per la prima volta in Italia e nel Mediterraneo un monitoraggio nazionale delle attività di trapianto eseguite negli ultimi 20 anni. Il documentario realizzato dall’Ispra dal titolo “Posidonia oceanica, prendiamocene cura” racconta il progetto: dai principali risultati a come è stato eseguito il monitoraggio dei 15 trapianti presenti in diverse parti d'Italia, per un totale di circa 30.000 mq di praterie trapiantate. Un focus speciale è dedicato ai 4 trapianti più estesi realizzati in Italia: Santa Marinella (Lazio), Ischia (Campania), Piombino (Toscana) e Augusta-Priolo Gargallo (Sicilia).

«Grazie al progetto Life Seposso oggi sappiamo cosa fare per rendere i trapianti più efficaci di prima e quale processo adottare per ottenere i risultati migliori», spiegano da Ispra.

Redazione Greenreport

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