Come zoo e orti botanici evitano l’estinzione di specie animali e vegetali
«La sopravvivenza delle specie al di fuori dal proprio habitat naturale è comunque molto rischiosa e rappresenta sostanzialmente l’ultima spiaggia prima della completa estinzione»
[27 Febbraio 2023]
Il nuovo studio “Extinct in the Wild: The precarious state of Earth’s most threatened group of species”, pubblicato su Science da un team internazionale di ricercatori coordinato dalla Zoological Society London (ZSL) e del quale faceva parte Thomas Abeli del Dipartimento di scienze dell’università degli Studi Roma Tre, rivela «Il sorprendente potenziale di zoo, acquari, orti botanici e banche dei semi di tutto il mondo nel prevenire la totale perdita delle specie estinte in natura e il loro contributo nel riportarle nel proprio habitat naturale».
I rucercatori evidenziano che «La ricerca è la prima a valutare la situazione di tutti i 95 animali e piante “estinti in natura” che, dal 1950, sopravvivono solo grazie alle cure delle istituzioni zoologiche e botaniche, dopo essere stati portati all’estinzione nel loro ambiente naturale, in gran parte per cause legate alle attività umane, come la distruzione degli habita»t. Lo studio sottolinea come «Gli immensi sforzi di collaborazione tra queste organizzazioni, che mirano alla conservazione delle specie e che spesso lavorano anche a fianco dei governi, abbiano dato i loro frutti nel prevenire l’estinzione e consentire ad alcune specie di ritornare con successo nel proprio ambiente naturale». Ma mette anche in guardia sul fatto che «La sopravvivenza delle specie al di fuori dal proprio habitat naturale è comunque molto rischiosa e rappresenta sostanzialmente l’ultima spiaggia prima della completa estinzione».
L’autore principale dello studio, Donal Smith dell’Istituto di zoologia della ZSL, ha ricordato che «Senza queste organizzazioni dedicate e i loro sforzi di conservazione, avremmo già perso specie come l’orice dalle corna di scimitarra, diverse lumache arboree polinesiane e l’albero toromiro dell’Isola di Pasqua. Grazie a decenni di lavoro instancabile per salvare queste specie, abbiamo ora l’opportunità di ristabilire delle popolazioni in natura; è imperativo che zoo, acquari, orti botanici e banche dei semi ricevano il sostegno finanziario e intergovernativo per farlo».
Abeli aggiunge: «Questo studio dimostra come strutture un tempo criticate, come soprattutto gli zoo e in alcuni casi anche gli orti botanici, non siano più solamente delle esposizioni per soddisfare la curiosità verso animali e vegetali esotici, ma siano oggi strumenti indispensabili per la conservazione della biodiversità, senza i quali il mondo avrebbe già perso quasi 100 specie in più, oltre a quelle che già non ce l’hanno fatta».
Una novità dello studio è quella di aver riconosciuto la diversità di condizione (e di rischio di estinzione) delle varie specie animali e vegetali che vivono esclusivamente sotto la cura delle istituzioni zoologiche e botaniche: «Di alcune specie è rimasta solo una manciata di individui, mentre di altre ve ne sono diverse migliaia».
L’autore senior dello studio, John Ewen, dell’istituto di zoologia della ZSL, fa notare che «Abbiamo la capacità di proteggere e salvare tutte queste specie, ma il successo nel loro recupero è relativamente più facile quando abbiamo più individui in allevamento e un’inversione di tendenza più rapida tra la perdita in natura e il loro ritorno nel proprio ambiente».
Inoltre, lo studio, inoltre, evidenzia anche il divario tra specie animali e vegetali, con una maggiore attenzione alla reintroduzione in natura degli animali rispetto alle piante: «Delle 12 specie per le quali sono già state ricostituite popolazioni selvatiche, solo due sono vegetali, a testimonianza del fatto che attualmente solo il 23% delle specie vegetali estinte in natura ha subito tentativi di reintroduzione, contro il 67% delle specie animali».
Axel Moehrenschlager, a capo del Conservation Translocation Specialist Group dell’International Union for Conservation of Nature, conclude: «Ci vorrà uno sforzo immane per restituire al loro habitat naturale tutte le specie attualmente estinte in natura, ma questo è ciò che tutti gli zoo, acquari, orti botanici e banche dei semi a livello globale alla fine vorrebbero ottenere. Mentre il mondo affronta le minacce del cambiamento climatico e della perdita di habitat, queste organizzazioni continueranno a svolgere un ruolo vitale nel prevenire ulteriori perdite di biodiversità e, in ultima analisi, guidare il recupero delle specie».