Costa Concordia, dopo la rimozione subito al lavoro per ripristinare l’ambiente sottomarino del Giglio

[18 Luglio 2014]

Forse il relitto della Costa Concordia, condizioni meteorologiche e inconvenienti tecnici e progettuali permettendo (siamo a soli 4 metri dei 18 previsti per il rigalleggiamento completo) , lascerà l’Isola del Giglio il 22 luglio, ma già si comincia a pensare a come recuperare il danno ambientale provocato ai fondali dell’isola e più volte sottolineato da associazioni come Legambiente e Greenpeace. In una nota la Regione Toscana assicura che «Una volta che la Costa Concordia se ne andrà via dall’isola, sostenuta dal suo ‘ciambellone’ di trenta cassoni di acciaio e trainata da due rimorchiatori a prua ed altrettanti di supporto a poppa già arrivati al Giglio, subito inizieranno le operazioni di ripristino del fondo e dell’ambiente marino. Tutto dovrà tornare come era prima del naufragio ed avverrà senza soluzione di continuità, come era stato prescritto dalla conferenza di servizi del 15 maggio 2012. O meglio prima si darà corso ad una serie di operazioni preliminari e poi, presumibilmente ad ottobre, partirà il piano di ripristino vero e proprio, che durerà due anni e per cui Costa Crociere dovrà affidare un incarico ad un’impresa o ad un consorzio di imprese».

La presidente dell’Osservatorio sulla Costa Concordia Maria Sargentini, ha spiegato che «Costa dovrebbe presentare il piano entro agosto. Il piano dovrà essere valutato dall’autorità competenti. Intanto le operazioni preliminari sono già state previste ed autorizzate. Come già si sa che il monitoraggio delle acque e dell’ambiente del Giglio andrà avanti per cinque anni, ben oltre le operazioni di ripristino».

Sembra che si sia tenuto conto delle richieste e delle proposte degli ambientalisti, visto che «Appena la nave se ne sarà andata via – dice la Regione –  sarà subito effettuata una nuova mappatura dei fondali che sarà condotta da esperti dell’Università “La Sapienza”, gli stessi che lo stanno facendo dall’estate di due anni fa. Saranno rimossi tutti i possibili residui di cantiere e di lavorazione presenti sul fondo del mare, smantellate le undici torri del cantiere ed effettuate le prime prove per togliere i 1370 sacchi di malta cementizia che sono serviti, dopo il raddrizzamento dello scorso settembre, a creare quel ‘materasso’ su cui è stata adagiata la chiglia e la pancia della nave».

Per verificare lo stato dei sacchi l’Osservatorio ha chiesto una prima ispezione, con uno dei attraverso uno dei remotely operated underwater vehicle (Rov) che vengono già utilizzati intorno al relitto, che sarà effettuata nei prossimi giorni. La Sargentini sottolinea che «La loro rimozione è infatti uno dei punti più delicati delle fasi di rimozione delle installazioni di cantiere preliminari al ripristino dell’ambiente marino».

Ma il naufragio della Costa concordia ha portato al Giglio anche degli alieni: la Regione in una nota rivela che «Tra le attività previste c’è anche la ripulitura di una parte del fondale dai gusci delle cozze, non autoctone, arrivate con uno dei mezzi di supporto al cantiere e che, essendo mitili di mari freddi, sono poi morti e precipitati sul fondo. L’operazione è già stata autorizzata dall’Osservatorio a marzo».