Congo Rdc e Centrafrica, sanzioni Onu per i trafficanti di fauna selvatica
[31 Gennaio 2014]
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha prorogato al primo febbraio 2015 le sanzioni, le misure finanziarie e sugli spostamenti contro gruppi, persone ed entità e gruppi armati che operano nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc), e ha chiesto al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, di prorogare anche il mandato del gruppo di esperti e di chiedere un rapporto di metà mandato entro il 28 giugno 2014 ed un rapporto finale entro il 16 gennaio 2015.
Il Gruppo di esperti deve analizzare tutte le informazioni, provenienti dalla Rdc e dai Paesi confinanti, sui movimenti di armi e di materiali legati ai conflitti in corso, così come quelle sulle reti che forniscono assistenza a gruppi armati e milizie straniere e congolesi che operano nel territorio delle province del Nord e del Sud Kivu e dell’Ituri, così come dei gruppi che non hanno aderito all’Accord global et inclusif nella Rdc.
Nella sua risoluzione il Consiglio di sicurezza dell’Onu esige che «Le Forces armées de la république démocratique du Congo (Fardc), le Allied Democratic Forces (Adf), la Lord’s Resistance Army (Lra) ed i diversi gruppi Mayi Mayide cessino immediatamente ogni forma di violenza e di altre attività destabilizzatrici e di smantellare permanentemente e smobilitare i bambini dai loro ranghi».
Il Consiglio di Sicurezza lancia un avvertimento anche agli stati della regione dei Grandi Laghi e chiede loro di prendere «Misure concrete perché nessun appoggio venga dato ai gruppi armati nell’’est della Rdc in particolare alle Forces démocratiques de libération du Rwanda (Fdlr). Esige anche che il governo congolese, così come si è impegnato nelle dichiarazioni di Nairobi del 12 décembre 2013, attui l’esecuzione del suo programma di disarmo, di smobilitazione e di reintegrazione, in coordinamento con l’Onu, le organizzazioni internazionali ed i Paesi vicini dove hanno trovato rifugio gli ex i combattenti del Mouvement du 23-Mars (M23), sottolineando l’importanza che il M23 non si riunisca e riprenda le sue attività militari».
Il Wwf accoglie con favore la risoluzione e dice che «Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sottolineando la stretta connessione tra instabilità nella Repubblica Democratica del Congo e il commercio di fauna selvatica, ha fatto ieri un passo fondamentale per contrastare il bracconaggio degli elefanti e il commercio illegale di avorio. Le Nazioni Unite, rinnovando il regime di sanzioni verso la Repubblica democratica del Congo, hanno definito una risoluzione che colpisce quegli individui e quelle organizzazioni che utilizzano il commercio illegale di risorse naturali, fra cui l’avorio degli elefanti, per sostenere illegalmente gruppi armati. Ogni anno a causa del solo mercato dell’avorio vengono uccisi più di 20.000 elefanti, molti dei quali sono sterminati nelle zone di conflitto dell’Africa Centrale, fra cui la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centro Africana».
Secondo Wendy Elliott, manager del programma specie del Wwf International, «Con questa decisione chiunque sia coinvolto nel bracconaggio e nel traffico di fauna selvatica e responsabile di finanziare con il loro proprio provento i conflitti, sarà ora colpito dalle sanzioni” “Questo è un grande passo in avanti nella battaglia contro la sofferenza umana, la pace, la sicurezza e la conservazione della fauna selvatica”. Ieri il Consiglio ha ulteriormente sottolineato la connessione tra crimini di natura e conflitti attraverso l’adozione di un “regime di sanzioni specifiche” per la Repubblica Centro Africana. Questa risoluzione è anche rivolta a quegli individui coinvolti direttamente nello sfruttamento illegale di fauna selvatica e dei suoi prodotti. Le risoluzioni per la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana assumono oggi un ruolo cruciale e dimostrano la priorità che il Consiglio di Sicurezza dell’Onu attribuisce alla lotta alle sofferenze umane e all’instabilità locale che sono strettamente connessi ai crimini ambientali. Generate dalla crescente evidenza che i proventi del bracconaggio e del relativo commercio vengono utilizzati per finanziare gruppi armati, le risoluzioni verso la Repubblica Democratica del Congo e il Repubblica Centrafricana creano un importante precedente per le future sanzioni. Le risoluzioni anticipano quelle che saranno le prossime azioni globali per fermare il commercio illegale di fauna selvatica, fra cui un incontro ai vertici che si terrà dal governo britannico a febbraio e al quale diverse decine di stati tra i più importanti nel mercato mondiale di wildlife sono stati invitati».
Dante Caserta, Presidente del Wwf Italia, concorda e conclude: «Servono azioni globali e coordinate da tutti i paesi per cercare di stroncare il traffico internazionale di natura e questo è l’impegno che chiediamo anche al nostro Paese, ovvero, farsi parte attiva in questo dibattito globale impegnandosi più seriamente per fronteggiare il commercio illegale di specie di animali e piante protette con scelte puntuali come l’inasprimento dei reati ambientali per il traffico e la veloce promulgazione delle pene che possano consentire di rendere veramente applicativa la nuova normativa europea sul mercato di legname».