Il diario Arpat delle operazioni di monitoraggio ambientale
Dalla Toscana la Concordia se n’è andata, restano le analisi sull’impatto marino
[28 Luglio 2014]
Fin dai giorni immediatamente successivi al naufragio della Costa Concordia all’isola del Giglio nel gennaio del 2012, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha effettuato costantemente attività di monitoraggio ambientale i cui risultati sono stati pubblicati sul suo sito web. Un’attività che, a partire dal 14 luglio scorso, è continuata durante la fase di refloating, il rigalleggiamento del relitto e nella fase di traino del relitto dal Giglio a Genova iniziato il 23 luglio e conclusasi il 27 luglio.
A seguire per conto di Arpat il relitto trainato dai rimorchiatori è stato Stefano Santi, imbarcato sulla nave “Diciotti” della Capitaneria di Porto, che ha periodicamente prelevato campioni d’acqua a monte del convoglio ed a poppa della Concordia, in modo da poter verificare l’eventuale impatto del trasporto sulle acque marine.
Arpat tira le somme di questa avventura tecnica e scientifica e spiega che «le analisi vengono effettuate successivamente nei laboratori di Arpat, con strumentazione sofisticata per la ricerca di numerosi parametri (17 metalli, 8 ftalati, 14 solventi, oltre a idrocarburi, tensioattivi e nutrienti): data la complessità delle analisi da svolgere e le concentrazioni delle sostanze ricercate in tracce nelle acque marine, le determinazioni richieste non possono essere effettuate in campo con la stessa accuratezza e sensibilità».
E’ stato pubblicato sul sito Arpat che contiene una sorta di diario di viaggio di Santi, continuando così ad assicurare la massima trasparenza di tutto quanto fatto dall’Agenzia in questi due anni e mezzo sulla vicenda Concordia.
«Le operazioni di monitoraggio ambientale delle acque marine, che si sono svolte durante il tragitto da Isola del Giglio a Genova, sono state condotte in collaborazione con personale della Capitaneria di Porto e con personale Arpa Liguria – prosegue la nota Arpat – Il tecnico Arpat, alla presenza dei tecnici sopra indicati e di UniRoma, ha proceduto direttamente al campionamento delle acque, al confezionamento delle stesse in idonei contenitori, ed infine alla loro stabilizzazione al fine di permettere la stabilità del campione fino all’arrivo al laboratorio Arpat di Area Vasta di Livorno».
Sono stati effettuati 24 campionamenti con un protocollo analitico che contemplava: Idrocarburi C10-C40; Ftalati; Tensioattivi e nutrienti; Metalli (compreso il Mercurio); Solventi. Arpat sottolinea che «Tutti i campionamenti sono stati effettuati in ogni punto indicato prima del passaggio del relitto (e dei rimorchiatori che lo tiravano) e immediatamente dopo il passaggio del relitto. In questa maniera si poteva valutare eventuali impatti sull’acqua dovuti al passaggio del relitto. Ogni volta è stato effettuato n campione superficiale ed un campione a meno 15 metri sul livello del mare. Non sono mai stati individuati fenomeni di contaminazione visiva e/o olfattiva; l’aspetto visivo delle acque, in termini di trasparenza è sempre stato molto buono».
L’Agenzia regionale toscana riferisce anche che «non sono mai stati effettuati campionamenti straordinari (non previsti dal piano di monitoraggio progettato) derivanti da eventuali sospetti fenomeni di contaminazione in atto». Inoltre, i sopralluoghi effettuati in mare con il contributo del mezzi della Capitaneria di Porto, «In prossimità della poppa del relitto, non è mai stata individuata la presenza di materiali di vario genere dispersi che potessero essere attribuiti al passaggio del relitto».
Il tecnico a Arpat conclude che «in attesa dei responsi analitici sui campioni prelevati durante il towing, non si sono mai state verificate situazioni di criticità organoletticamente individuabili».