
Danni senza precedenti alla Grande Barriera Corallina Australiana

Dopo aver completato le indagini aeree lungo tutta la tutta la Grande Barriera Corallina Australiana, per la seconda volta in soli 12 mesi, gli scienziati hanno registrato gravi sbiancamenti dei coralli in enormi tratti del reef.
Alla James Cook University spiegano che «Nel 2016, lo sbiancamento era più grave nel terzo settentrionale della barriera, mentre, un anno dopo, è stato il terzo centrale ad aver sperimentato il più intenso sbiancamento dei coralli».
Lo sbiancamento dei coralli si verifica quando si intensificano condizioni ambientali anomale, come l’aumento della temperatura, portando i coralli ad espellere piccole alghe fotosintetiche, chiamato 'zooxantelle'. La perdita di queste alghe colorate fa sì che i coralli sbianchino. I coralli sbiancati possono recuperare se la temperatura si abbassa e le zooxantelle sono in grado di ricolonizzarli, altrimenti il corallo può morire.
Nei sei mesi successivi al picco dello sbiancamento nel marzo 2016, gli scienziati hanno misurato sulla perdita media del 67% dei coralli nella parte settentrionale, lungo 700 km, della Grande Barriera Corallina, che era la sezione che aveva subito l’impattato peggiore.
Secondo Terry Hughes, direttore del ARC Centre of excellence for coral reef studies, che ha realizzato la indagini aeree sia nel 2016 che nel 2017, l'impatto combinato di questi sbiancamenti si è esteso lungo 1.500 km di barriera, lasciando indenne solo il terzo meridionale: «Lo sbiancamento è causato da temperature record portate dal riscaldamento globale. Quest'anno, nel 2017, stiamo assistendo a uno sbiancamento di massa, anche senza la presenza di condizioni di El Niño».
Infatti, le indagini aeree nel 2017, si sono sviluppate su oltre 8.000 km e hanno interessato quasi 800 singole barriere coralline, quanto quelle controllate nel 2016. Un altro degli autori della ricerca, James Kerry, della James Cook University, spiega che «Questa è la quarta volta la Grande Barriera Corallina è sbiancata massicciamente: nel 1998, 2002, 2016, e ora nel 2017. I coralli sbiancati non sono necessariamente coralli morti, ma nella regione centrale è grave, prevediamo un alto livello di perdita di corallo. Ci vuole almeno un decennio per un pieno recupero, anche dei coralli a più rapida crescita, così 12 mesi si eventi di sbiancamento di massa offre poco oltre lo zero di prospettive di recupero per le barriere che sono state danneggiate nel 2016».
Come se non bastasse, all’evento di sbiancamento di massa 2017, si è aggiunto il ciclone tropicale Debbie struck che si è abbattuto sulla Grande Barriera Corallina alla fine di marzo, un ciclone intenso e lento, che probabilmente che ha causato diversi livelli di lungo la fascia di 100 Km di larghezza lungo il quale si è spostato. Gli scienziato australiani sottolineano che «Eventuali effetti di raffreddamento connessi al ciclone sono probabilmente trascurabili rispetto al danno che ha causato, che purtroppo ha colpito una parte della barriera corallina che era in gran parte sfuggita allo sbiancamento peggiore».
Hughes conclude: «Chiaramente, la barriera corallina è alle prese con impatti multipli. Senza dubbio il più urgente di questi è il riscaldamento globale. Mentre le temperature continuano ad aumentare i coralli sperimenteranno sempre più di questi eventi: Fono ad ora, 1° C del riscaldamento ha già causato quattro eventi negli ultimi 19 anni. In definitiva, dobbiamo tagliare le emissioni di carbonio e la finestra per farlo si sta rapidamente chiudendo».
