
Deforestazione e Ue: blitz di Greenpeace al Consiglio europeo

Oggi, 6 attiviste e attivisti di Greenpeace Belgique hanno scalato la facciata della sede del Consiglio europeo a Bruxelles, dove si tiene l’incontro tra i ministri dell’ambiente dei Paesi Ue per discutere la bozza della normativa per eliminare i prodotti che causano deforestazione dalle catene di approvvigionamento comunitarie. Greenpeace spiega che « Secondo l'ultimo rapporto della FAO (FRA 2020), la deforestazione nel periodo 2015-2020 ha raggiunto una media di 10,2 milioni di ettari all'anno, che equivale a quasi un campo da calcio (0,73 ettari) ogni 2 secondi. Solo nelle prime tre ore di riunione, sono andati persi circa 3.300 ettari di foreste, ovvero poco più della superficie della città di Bruxelles, che copre 3.260 ettari».
L’organizzazione ambientalista sottolinea che «Sebbene la normativa proposta per ridurre il contributo dell'Ue alla deforestazione sia un importante passo avanti, permangono ancora notevoli lacune come l’inadeguata tutela dei diritti umani, la necessità di proteggere anche altri importanti ecosistemi diversi dalle foreste, l’omissione di obblighi per il settore finanziario e il mancato inserimento nella lista dei prodotti interessati dalla normativa di gomma, mais e carne di maiale e pollo, la cui produzione ha gravi impatti su foreste e biodiversità».
Dopo l’incontro di oggi, i ministri dell'ambiente dell’Ue dovrebbero concordare la loro posizione rispetto alla normativa entro la prossima riunione, che si terrà il 28 giugno. Anche il Parlamento europeo ha iniziato a redigere la sua posizione, con il voto in Commissione Ambiente previsto per l'11 luglio.
La portavoce di Greenpeace Belgique, Carine Thibaut, ha ricordato che «Preziosi ecosistemi vengono distrutti a un ritmo allarmante per rifornire i mercati globali di materie prime. Abbiamo l'opportunità di porre fine alla complicità dell'Europa in questo settore e di dare alle persone la garanzia che nulla di ciò che acquistano ha nulla a che fare con la distruzione della natura o con le violazioni dei diritti umani».
Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia, aggiunge: «Ci sono multinazionali e governi che stanno facendo di tutto per annacquare questa normativa. Per esempio, nonostante gli impegni presi durante l’ultimo vertice mondiale sul clima (Cop26) per accelerare la protezione delle foreste, quattro delle più grandi aziende agroalimentari del mondo (Bunge, Cargill, ADM e Viterra) stanno cercando delle scappatoie per aggirare l’obbligo di tracciabilità di prodotti e materie prime. Il loro intento è di evitare l’obbligo di indicare con precisione l’appezzamento di terreno dove sono state coltivate le materie prime (nel caso della soia o dell’olio di palma e dei loro derivati come mangimi o biocombustibili) o dove hanno pascolato gli animali (nel caso della carne e del cuoio)».
La deforestazione è causata soprattutto dall'espansione dell'agricoltura industriale per ottenere prodotti come la carne bovina, largamente consumata anche in Europa, Italia inclusa. La Borghi conclude: «Chiediamo al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e ai ministri competenti dei Paesi membri di colmare le attuali lacune della normativa e non di indebolirla ulteriormente».
