Ecocidio in Argentina: bruciati più 800.000 ettari di zone umide, pascoli, piantagioni e foreste autoctone

Corrientes e Misiones le province più colpite. E gli incendi hanno attizzato lo scontro politico

[23 Febbraio 2022]

Greenpeace Argentina ha denunciato che «Migliaia di ettari di zone umide, praterie, piantagioni e foreste autoctone sono stati distrutti dagli incendi» che da giorni devastano diverse province dell’Argentina, in particolare Corrientes e Misiones.

Greenpeace Argentina ricorda che «La  crisi climatica, contro la quale gli scienziati e le organizzazioni ambientaliste hanno messo in guardia, sommata a due anni di estrema siccità dovuta al fenomeno La Niña, aumentano le condizioni per gli incendi, molti dei quali dolosi o dovuti a negligenza. L’incendio dei pascoli per l’allevamento intensivo e il gran numero di piantagioni esotiche aumentano ulteriormente le possibilità chegli incendi si diffondano.

A Corrientes, praticamente un solo incendio durato giorni ha incenerito mezzo milione di ettari e gli ambientalisti chiedono che il governo provinciale e quello nazionale aumentino in modo significativo le dotazioni i finanziamenti e l’organico  per combattere gli incendi.

Secondo Greenpeace Argentina, «È urgente che il Congreso de la Nación dichiari sia gli incendi boschivi che il disboscamento come reati penali e approvi urgentemente la Ley de Humedales.

Secondo i dati ufficiali e quelli delle organizzazioni tecniche, «Dei quasi 800.000 ettari interessati nella provincia di Corrientes, 460.000 sono zone umide.  La perdita della fauna già vulnerabile o in via di estinzione che vive nella zona è irreparabile. Aguará guazú, capibara, cervi di palude, lontre,  alligatori, lucertole, scimmie carayá, curiyú, c sono tra le specie più colpite».

Greenpeace Argentina aveva già ribadito più volte «La necessità di sviluppare politiche a lungo termine che proteggano gli ecosistemi e le comunità dalle conseguenze devastanti dei cambiamenti climatici come la siccità e una legge nazionale sulle zone umide». L’organizzazione ambientalista ha espresso sostegno alle persone colpite e ha lanciato un pressante allarme per la situazione tragica che vivono le specie animali.

Diego Salas, direttore dei programmi di Greenpeace Argentina, ha sottolineato: «Siamo di fronte a un nuovo ecocidio causato in questo caso da più autori, che in poche settimane ha spazzato via il 13% degli  humedales di Corrientes. Come abbiamo detto tante volte insieme ad altre organizzazioni ed ecologisti, l’importanza di questi ecosistemi non viene valutata come dovrebbe. E’ già successo nel delta del Paraná due anni fa, quando quasi 300.000 ettari hanno preso fuoco; ora a Corrientes e, se continuano ad andare avanti senza protezione, non c’è motivo per cui le zone umide del nostro Paese non debbano continuare ad essere distrutte».

Greenpeace Argentina continua a chiedere una Ley de Humedales che includa una moratoria e pene giudiziarie per coloro che distruggono questi ecosistemi.

Per quanto riguarda le speecie colpite, Greenpeace ha messo in luce il lavoro delle organizzazioni ambientaliste che sono anche sul campo per salvare e assistere gli animali, in mezzo agli incendi, e ha chiesto loro di unirsi alla campagna Rewilding Argentina per inviare aiuti diretti nell’area colpita dagli incendi, SAlas aggiunge: «Oltre a tutto l’aiuto ai membri dei vigili del fuoco e a coloro che stanno combattendo il fuoco, è fondamentale collaborare con chi si occupa di rintracciare e prendersi cura della fauna del luogo, di tutti gli animali che sono stati colpiti da questo disastro».

Per Greenpeace Argentina, a Corrientes «Le conseguenze degli incendi sono incalcolabili poiché gli impatti sugli ecosistemi, a causa della complessità dei sistemi biologici, dei loro apporti climatici, floro e faunistici, sono spesso irreversibili».

Secondo il rapporto quotidiano del Servicio Nacional de Manejo del Fuego, il 21 gennaio gli incenf di erano ancora attivi in 10 località della provincia di Corrientes: Caa Catí, Mercedes, Concepción III, San Miguel, Curuzú Cuatiá, Ituzaingó, Santo Tomé, Loreto, Virasoro e San Martín, e in 8 località della provincia di Misiones: Guaraní, San Ignacio, Concepción de la Sierra, Candelaria, Apóstoles, Santa Ana, San Javier e Montecarlo.

Incendi sono ancora in corso a Formosa e in Patagonia a Neuquén, Río Negro e Chubut.

Gli incendi di Misiones stanno avanzando nella selva paranaense, alimentati in particolare dalle pinete nei territori degli indios Mbya Guarani , in particolare la comunità Tekoa Guaraní Puente Quemado 2 di Garuhapé.

L’incendio ha avuto origine nella piantagione di pini dell’azienda Arauco e si è s esteso nell’intera selva paranaense, che è proprietà ancestrale della comunità indigena e che ha visto andare in cenere  300 ettari  e i suoi mezzi di sussistenza. Anche la comunità Tekoa Puente quemado 1 è minacciata da un grande incendio che continua a devastare l’area.

Le pinete piantate coprono una gran parte del territorio della provincia di Misiones e si sono rivelate un materiale molto combustibile di fronte alla siccità che colpisce la zona da tempo.

Il cacique Santiago Kuaray  di Tekoa Puente Quemado 2, ha chiesto che «I pini non vengano più piantati nelle vicinanze della nostra comunità, la selva può ripristinarsi».

Gli incendi sono diventati un caso politico, con l’opposizione che accusa il governo peronista di aver abbandonato a sé stessa Corrientes perché vota per la destra.

Ma il caso che ha fatto più scalpore è quello si Santiago Maratea, un social influencer che ha promosso una raccolta di fondi che in pochi giorni ha accumulato finora la cifra record di oltre 170 milioni di pesos (circa 1,6 milioni di dollari) grazie anche al sostegno di altri personaggi e organizzazioni della società civile hanno intensificato le mobilitazioni per raccogliere fondi o attrezzature e inviarli a Corrientes, la provincia dell’Argentina nord-orientale devastata da due mesi da incendi che si sono intensificati nelle ultime settimane e che ha già visto distrutto il 10% del suo territorio.

L’opposizione ha approfittato dell’indignazione e della mobilitazione per chiedere le dimissioni del ministro dell’ambiente, Juan Cabandié, e della colletta di Maratea per accusare il presidente Alberto Fernández e sminuire il ruolo svolto dallo Stato centrale nella lotta agli incendi.

La polemica politica è dovuta essenzialmente al fatto che il governo nazionale rappresenta il Frente de Todos (peronismo) e quello provinciale di Corrientes Juntos por el Cambio (destra) che sta accusando Fernández di non voler contribuire a mitigare l’emergenza né di aver visitato l’area colpita dagli incendi per danneggiare il governo provinciale,  i peronisti rispondono che da gennaio il governo ha offerto sostegno al governatore di Corrientes Gustavo Valdez che l’ha rifiutato. E intanto il Frente de Todos  sta facendo circolare sui social le immagini scattate dallo stesso governatore Valdez mentre era in vacanza a Punta del Este, la principale località turistica dell’Uruguay, a gennaio, proprio mentre gli incendi si propagavano con più forza.

E’ difficile affrontare quello che Greenpeace Argentina ha definito un ecocidio se il governatore della provincia più colpita e il ministro dell’ambiente nazionale hanno completamente rotto i rapporti da più di un mese…

Se i fondi raccolti da Maratea possono sembrare molti, il governo peronista fa notare che sta destinando 200 milioni di pesos al giorno (1,8 milioni di dollari) alle operazioni antincendio a Corrientes e che ha già inviato alla provincia finanziamenti a fondo perduto per 100 milioni di pesos (circa 900.000 dollari).

Anche diverse province dell’Argentina governate dai peronist hanno inviato attrezzature e personale per spegnere gli incendi e  il governo di sinistra della Bolivia e quello di destra del Brasile hanno inviato team di vigili del fuoco. Ma il governatore Valdez  ha chiesto aiuto all’ambasciatore degli Stati Uniti in Argentina, Mark Stanley .

Per quanto riguarda i danni, non sono ancora quantificabili, ma sono enormi. Fortunatamente in alcune zone è piovuto, ma gli incendi continuano a diffondersi.

Le responsabilità politiche sia del governo provinciale che nazionale sono evidenti, a partiredall’aver sottovalutato una siccità storica che sta colpendo per il secondo anno di fila la regione e che è, a sua volta, un prodotto del cambiamento climatico acuito dalle politiche estrattiviste e dall’agricoltura intensiva che sono praticate sia dai peronisti che dalla destra. Però, la metà degli incendi sono dolosi e hanno avuto come risultato la perdita di centinaia di migliaia di ettari di foresta, perdita della produzione agroforestale, azzeramento del turismoo e del commercio . Le immagini delle foreste, dei pascoli, dei raccolti, degli animali e delle case distrutte sono devastanti, una situazione ancora più grave per Corrientes che è una delle province più povere dell’Argentina.

Ma quello che non è quantificabile – e che non sembra interessare più di tanto la litigiosa politica argentina – è la perdita di natura e biodiversità, di flora e fauna già un via di estinzione, l’alterazione degli ecosistemi e rischi per l’Esteros de Iberá, la seconda zona umida più importante del mondo e che è già stata raggiunta anche dalle fiamme.