Effetto Foca monaca: Comune di Capraia e Parco Nazionale chiedono di estendere l’Area marina protetta fino a 6 miglia
Legambiente: riavviare subito l’iter per istituire l’Area marina protetta prevista dal 1982
[31 Luglio 2020]
Il 23 luglio la Giunta Comunale di Capraia ha approvato all’unanimità la delibera “Accordo ex Art. 11 1 41/90 tra Ente Parco Nazionale, Comune di Capraia Isola, e pescatori locali che operano nell’area marina protetta individuata come estensione a mare del parco – misure opportune per tutelare la specie Foca monaca nelle acque intorno all’Isola di Capraia” con la quale ha deciso di proporre al Parco Nazionale Arcipelago Toscano di «allargare il perimetro dell’area marina protetta a 6 miglia nautiche dalla linea di costa».
La delibera prevede anche di attivare immediatamente una stretta collaborazione con il Parco Nazionale Arcipelago Toscano per supportare le ricerche scientifiche già avviate e per concordare le misure ritenute più opportune per tutelare la specie Focamonaca (Monachus monachus) Nelle acque intorno all’Isola di Capraia, anche ai fini di un lancio dell’Isola di Capraia come destinazione privilegiata per un turismo naturalistico legato alla presenza di questo mammifero marino; – di chiedere al Parco Nazionale Arcipelago Toscano l’immediata individuazione di una zona da destinarsi alla pesca in sostituzione di quella sottratta da destinarsi alla tutela della foca monaca, da individuarsi tra la punta della Manza e la punta del Fondo -di chiedere al Parco Nazionale Arcipelago Toscano, successivamente all’individuazione dell’area di cui sopra, l’attivazione di un tavolo di lavoro congiunto che abbia l’obiettivo di rivedere la zonizzazione a mare dell’area naturale protetta in modo tale da garantire la salvaguardia dell’habitat della Foca monaca e contestualmente il rispetto delle condizioni per poter consentire le attività antropiche condotte a mare che rappresentano un importante sostegno all’economia locale capraiese».
Una richiesta prontamente accolta dal Direttivo dell’Ente Parco che, nella seduta del 30 luglio, ha approvato all’unanimità la delibera “Proposta di modifica del decreto istitutivo del Parco Nazionale Arcipelago Toscano DPR 22 luglio 1996 con riferimento alla perimetrazione dell’area protetta a mare dell’Isola di Capraia” (in allegato) che accoglie integralmente le richieste del Comune di Capraia e più che raddoppia la parte a mare protetta che finora si estende su circa 168 km2 e a 3 miglia nautiche dalla costa, come stabilito dal Decreto del Presidente della Repubblica 22.07.1996 che istituisce il Parco Nazionale Arcipelago Toscano e che nel 2017 è stata trasformata – grazie a una variante del Piano del Parco approvata dal Consiglio Regionale – in Area marina protetta, l’unica esistente nell’Arcipelago Toscano, dato che a Gorgona, Montecristo e Giannutri a mare esistono ancora solo i vincoli provvisori del decreto istitutivo e che il mare di Pianosa è stato affidato al Parco nel 2017 dopo la chiusura del carcere.
Il direttivo del Parco Nazionale, dopo aver richiamato le diverse protezioni italiane ed europee e internazionali che interessano il mare di Capraia e l’eccezionale e preziosa biodiversità dei suoi
fondali, compresa la presenza di delfini tursiopi, tartarughe marine, coralli profondi, nursery del nasello, del gambero rosa, del polpo moscardino, e ricordatoo che Capraia è un’area di nidificazione e foraggiamento di uccelli rari e protetti come Berta maggiore, Berta minore, Marangone dal ciuffo e Gabbiano corso; sottolinea che «La pesca a strascico è ritenuta essere spesso il più significativo elemento di disturbo dei fondali marini, con conseguenze molto variabili; detta pesca infatti può modificare la fisica dei sedimenti, alterando i processi chimici in atto, può avere impatti diretti (prelievo e distruzione) o indiretti (alterazione di habitat) con comunità di invertebrati e vertebrati bentonici, con riduzione in consistenza, biomassa, taglia e produttività, composizione specifica dei popolamenti» e valutata la necessità di ridurre questo tipo di disturbo agli ecosistemi profondi che circondano l’Isola di Capraia».
Ma soprattutto, anche il Direttivo del Parco prende atto «della recente segnalazione della presenza della Foca monaca (Monachus monachus), considerata a livello globale “Critically endargered”; in Italia la specie è classificata “Carente di Informazioni (DD)” in quanto gli avvistamenti registrati non sono sufficienti per la valutazione dell’effettiva presenza di una popolazione residente» e ricorda che «In Italia la foca monaca gode di protezione assoluta con monitoraggi attivi e passivi su tutto il territorio nazionale».
A Capraia la Foca monaca era scomparsa e il Parco evidenzia che la sua ricomparsa nell’Area marina protetta rappresenta «Una situazione di straordinario valore conservazionistico, completamente inaspettata e imprevedibile dopo circa 60 anni di mancati avvistamenti presso l’Isola di Capraia» e «Considerato che in Italia la specie sopravviveva fino alla metà del secolo scorso in alcune località continentali italiane e della Sicilia, della Sardegna e delle isole minori e che l’assenza di evidenza di attività riproduttive e la complessiva riduzione degli avvistamenti dagli anni ‘80 in poi ha portato a considerare la scomparsa della specie dalle coste italiane», tenuto conto che la foca monaca è protetta in tutti i Paesi del suo antico areale e che è inclusa nelle principali convenzioni internazionali per la tutela della fauna e dell’ambiente, firmate e ratificate dall’Italia, il Direttivo del Parco Nazionale ha ritenuto, accogliendo la richiesta avanzata dal Comune di Capraia Isola, che «Sia opportuno proporre un ampliamento del perimetro dell’attuale area protetta a mare dell’Isola di Capraia a 6 miglia nautiche dalla linea di costa» e ha quindi deliberato all’unanimità: «1. di ritenere prioritaria la tutela degli ecosistemi marini litoranei compresi all’interno del perimetro del Parco Nazionale Arcipelago Toscano presso l’Isola di Capraia; 2. di evidenziare l’importanza, ai fini della tutela delle risorse dei sistemi fitali, degli altri sistemi pelagici e bentonici profondi, da mantenere in un buono stato di conservazione, al fine di ridurre e di contenere le minacce che vanno ad interferire direttamente o indirettamente con le specie e gli habitat protetti; 3. di adottare le misure ritenute più opportune per tutelare la specie Foca monaca (Monachus monachus) nelle acque intorno all’Isola di Capraia; 4. di richiedere al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare l’immediata attivazione delle procedure per estendere il perimetro dell’area protetta a mare dell’Isola di Capraia fino a 6 miglia nautiche dalla linea di costa, secondo la proposta cartografica che si allega al presente provvedimento per farne parte integrante e sostanziale».
Una richiesta che verrà presentata al ministro dell’ambiente Sergio Costa durante la sua prossima visita nell’Arcipelago Toscano e il rappresentante delle Associazioni ambientaliste nel Direttivo del Parco, Umberto Mazzantini di Legambiente, ha subito invitato il Presidente Gianpiero Sammuri a «Chiedere al ministro di riavviare l’iter per l’istituzione dell’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano, prevista da ben 38 anni e mai realizzata, Anche perché la nuova Direttiva Biodiversità dell’Unione europea prevede che gli Stati membri proteggano almeno il 30% del loro mare. I tempi sembrano finalmente maturi, dato che la Comunità del Parco dell’Arcipelago Toscano ha approvato a grande maggioranza la richiesta di riavviare l’iter per l’istituzione di un’Area marina protetta che, come dimostra l’esperienza di Capraia – che non dimentichiamolo era la roccaforte degli anti-parco – tutela non solo l’ambiente ma anche i pescatori e l’economia turistica e che ha fatto ritornare la Foca Monaca».