Elezioni in Papua Nuova Guinea: continuano le violenze nelle Highlands
Onu: immediata cessazione della violenza e maggiore assistenza umanitaria per le comunità colpite
[22 Luglio 2022]
Rapporti recenti e coerenti evidenziano un deterioramento della situazione della sicurezza nelle province delle Highlands della Papua Nuova Guinea, uno degli Stati più poveri del mondo. Fonti ufficiali confermano morti, aggressioni, stupri e l’estesa distruzione di proprietà e infrastrutture«. A dirlo è un comunicato dell’Onu che ha condannato inequivocabilmente «La recente escalation di violenza nelle Highlands durante il periodo elettorale e ne chiede l’immediata cessazione. Le Nazioni Unite chiedono inoltre una rapida indagine sui presunti crimini e il perseguimento dei presunti autori e istigatori».
La violenza è stata scatenata dal lungo e farraginoso processo elettorale, segnato in alcune province da accuse di manomissione di schede elettorali e furto di urne, che ha provocato frustrazione nell’opinione pubblica e aumento delle tensioni. Anche la scarsa organizzazione e pianificazione elettorale da parte di Stato centrale e province delle Highlands e, soprattutto, la rivalità tra clan, sono stati fattori che hanno alimentano l’instabilità durante la campagna elettorale e il voto, nel quale sono già stati dichiarati i vincitori in molti collegi. In alcune aree, la violenza è stata così grave che, secondo quanto riferito da osservatori indipendenti e dalla stampa locale, ha suscitato il timore che potesse far deragliare l’intero processo democratico.
Dirk Wagener , coordinatore residente ad interim dell’Onu in Papua Nuova Guinea ha aggiunto: «Sono profondamente preoccupato per le accuse di brutale uccisione di dozzine di civili, le denunce di efferate violenze sessuali contro donne, comprese almeno 8 ragazze, e le stime di diverse migliaia di persone, per lo più donne e bambini, sfollate. Questa violenza assoluta mostra il totale disprezzo per i diritti umani, lo stato di diritto».
Le famiglie di molti distretti delle Highlands, l’altipiano centrale di Papua Nuova Guinea, un vero e proprio scrigno della biodiversità e di risorse naturali e minerarie dove vivono numerose tribù e clan che conservano le lingue autoctone e i loro costumi ancestrali, sono impaurite a causa della violenza diffusa nelle loro comunità. L’Onu evidenzia che «Questa violenza ha già costretto circa 3.000 persone, solo in alcune parti dell’Enga, ad abbandonare le proprie case e ha causato danni a scuole e strutture mediche. Anche le attività commerciali e i mercati hanno temporaneamente chiuso. Le strade sono state deliberatamente tagliate a causa dello scavo di trincee e della distruzione di ponti, con conseguenti interruzioni nella consegna di beni e servizi a queste comunità, che ora stanno vivendo una carenza di cibo, carburante, medicinali e altre forniture essenziali».
Wagener si è detto scioccato per l’escalation della violenza e per la crisi umanitaria e er la crisi umanitaria e ha esortato tutte le parti in conflitto a «Cessare immediatamente tutti i combattimenti» e le autorità provinciali e statali di Papua Nuova Guinea a «Indagare a fondo su tutte le presunte uccisioni, aggressioni e violenze al fine di assicurare gli autori alla giustizia. Desidero sottolineare che lo Stato della Papua Nuova Guinea ha la responsabilità di sostenere lo stato di diritto e garantire la sicurezza di tutte le persone e dei beni, in particolare dei membri più vulnerabili della società. Questa responsabilità si estende alla facilitazione di un accesso umanitario sicuro, senza ostacoli e duraturo alle persone colpite da questa violenza. Le Nazioni Unite ei suoi partner sono pronti a rispondere a qualsiasi eventuale richiesta di assistenza richiesta dal governo».