Energia del mare, la Cina realizzerà tre siti pilota (VIDEO)
I nuovi siti sperimentali nel porto di Weihai e nelle isole Zhushan e Wanshan
[28 Maggio 2015]
Intervenendo ad un forum organizzato a Weihai, nella provincia dello Shandong, Xia Dengwen, vice-capo del centro nazionale per la tecnologia marina dell’amministrazione nazionale degli affari oceanici della Cina, ha detto che «La Cina conta di costrure tre siti sperimentali per l’energia marina al largo delle province dello Shandong (est), dello Zhejiang (est) e del Guangdong (sud)».
L’agenzia ufficiale cinese Xinhua spiega che «Questi tre siti sperimentali serviranno come base per testare dei generatori di energia marina e per sostenere lo sviluppo dello sviluppo dell’industria dell’energia marina».
Xia ha precisato che «I tre siti saranno situati nel porto di Weihai, nelle isole Zhushan (nello Zhejiang) e nelle isole Wanshan (nel Guangdong). Il sito di Weihai sarà costruito come sito pilota in acque poco profonde, mentre quelli di Zhushan e di Wanshan si concentreranno rispettivamente sull’energia selle correnti di marea e l’energia delle onde».
La riserva di energia marina della Cina è stimata in oltre 1,58 miliardi di kWh, con un potenziale produttivo di 650 milioni di kWh e Xinhua sottolinea che «Sviluppare l’energia marina può contribuire a diminuire la penuria di elettricità delle zone costiere», dove si è concentrata la rapidissima e inquinante crescita cinese.
Nel 2010 la Repubblica popolare aveva istituito un fondo speciale per l’energia rinnovabile che, fino ad oggi, ha investito circa un miliardo di yuan (163,4 milioni di dollari) a sostegno di 96 progetti di energia del mare.
I piani cinesi preoccupano diverse associazioni ambientaliste perché oltre che ambiziosi sarebbero distruttivi per l’ambiente, visto che includono colossali “dynamic tidal walls”, muri subacquei a forma di T lunghi 30 km, in particolare nel Mar Giallo, condiviso con la Corea del Nord e del Sud. Questi impianti, progettati dagli olandesi, sarabbero in grado di produrre più energia di due centrali nucleari e costerebbero 30 miliardi di dollari. Ma i “dynamic tidal walls”, sono accusate di interferire attivamente con i sistemi dinamici delle maree regionali e quindi di perturbare interi ecosistemi.