Eolico e solare uccidono meno uccelli di petrolio e nucleare (per non parlare dei gatti)
L’ambientalismo selettivo: preoccupati per i volatili solo quando ci sono di mezzo le rinnovabili
[27 Agosto 2014]
Negli Usa, dopo che il Center for Biological Diversity ha detto che il gigantesco impianto solare a concentrazione di Ivanpah Dry Lake, nel deserto del Mojave, in California, ucciderebbe almeno 28.000 uccelli all’anno, i media conservatori hanno ri-scatenato una campagna contro le energie rinnovabili.
La BrightSource Energy, uno dei gestori, dice che le cifre sulla mortalità aviaria nell’area dell’impianto di Ivanpah Dry Lake sono esagerate e che altre fonti di energia uccidono molti più uccelli che solare. Infatti, anche se davvero si arrivasse a quasi 30.000 uccelli all’anno “bruciati” dal solare negli Usa, sarebbero solo una piccola parte rispetto ad altre fonti di energia. US News and World Report ha messo in fila i dati sui decessi di uccelli dei quali ogni anno sono responsabili le industrie energetiche e ne viene fuori un quadro, seppure con qualche aspetto da approfondire, dal quale emerge come anche tra alcuni ambientalisti si veda solo l’impatto delle energie rinnovabili sull’avifauna mentre fino ad ora si è praticamente completamente ignorato quello (più pesante) delle energie fossili. sono responsabili per la maggior parte dei decessi di uccelli ogni anno. Gli studi e le agenzie governative statunitensi utilizzano diverse metodologie per arrivare alle loro conclusioni in materia e Garry George, direttore energia rinnovabile per Audubon California, avverte che bisogna leggere i dati di US News and World Report tenendo conto che «Non c’è modo standardizzato di farlo che sia accettato da tutti, ma quando si tratta di uccelli uccisi dall’industria elettrica, ecco l’ordine di beccata approssimativo»:
Solare: da circa 1000 uccelli all’anno in tutti gli Usa, secondo BrightSource, a 28.000 uccelli all’anno, secondo il Center for Biological Diversity.
Eolico: Tra 140.000 e 328.000 uccelli all’anno (escluse Alaska ed Hawaii) secondo lo studio “ Estimates of bird collision mortality at wind facilities in the contiguous United States” pubblicato nel dicembre 2013 su Biological Conservation.
Petrolio e gas: Secondo una nota del dicembre 2012 delBureau of Land Management del Dipartimento degli interni Usa, i campi petroliferi e gasieri ucciderebbero tra i 500.000 ed il milione di uccelli l’anno.
Carbone: Secondo lo studio “The avian benefits of wind energy: A 2009 update” pubblicato su Renewable Energy da Benjamin K. Sovacool, della National University of Singapore e direttore del Center for Energiteknologier dell’università danese di Aarhus, il carbone sarebbe il vero killer energetico degli uccelli: ne uccide 7,9 milioni all’anno. Ma questa stima comprende tutto il ciclo del carbone, dall’estrazione al cambiamento climatico, che insieme ammontano a circa 5 volatili uccisi per gigawatt-ora di energia prodotta dal carbone.
Nucleare: Secondo i calcoli della stessa ricerca di Sovacool l’energia nucleare ucciderebbe circa 330.000 uccelli all’anno, più del famigerato eolico .
Linee elettriche: Lo studio “Refining Estimates of Bird Collision and Electrocution Mortality at Power Lines in the United States” pubblicato il 3 luglio su PlosOne daScott Loss e Peter Marra, dello Smithsonian Conservation Biology Institute , e da Tom Will della Division of Migratory Birds – Midwest Regional Office, del Fish and Wildlife Service Usa, stima che tra I 12 e i 64 milioni di uccelli vengono abbattuti ogni anno dalle linee elettriche.
MediaMatters invece si dedica a smontare la campagna anti-rinnovabili dei media della destra statunitense e sottolinea che «Un recente incidente nel quale sono morti 7.500 uccelli canori dopo aver sorvolato un impianto di gas naturale liquefatto (Gnl) è stato ignorato dagli stessi media conservatori che spesso esagerano il pericolo per gli uccelli delle pale eoliche, compresa la pubblicizzazione di un incidente nel quale un singolo uccello è stato ucciso in Scozia».
Gli uccelli uccisi in Canada il 26 agosto 2013, uno stormo che potrebbe aver incluso anche specie in via di estinzione, stavano migrando a sud per l’inverno, quando dall’impianto Gnl di Canaport li ha colpiti un rilascio di routine di “flare”, utilizzato per bruciare l’eccesso di gas. Anche se l’impresa ha chiesto scusa ed ha assicurato che stanno modifica le attrezzature per ridurre il gas flaring, un dirigente ha ammesso che al momento non possono fare molto per risolvere il problema e che tra gli uccelli morti c’erano molti vireo dagli occhi rossi (Vireo olivaceus) un uccello incluso nella Lista Rossa dell’Iucn. Nessuno ha protestato come invece era successo il 27 giugno 2013, quando un altro uccello migratore, un rondone codaspinosa golabianca (Hirundapus caudacutus) era morto per una collisione con una pala eolica offshore in Scozia. Si tratta di una specie di rondone a rischio minimo di estinzione, proprio come i vireo dagli occhi rossi sterminati dal gas flaring in Canada, solo che viene avvistato raramente in Gran Bretagna.
Eppure questi due episodi hanno avuto una copertura totalmente diversa da parte dei media conservatori: le migliaia di uccelli morti dopo aver sorvolato il gas flare canadese sono stati ignorati dai media della destra Usa e dell’episodio se ne sono interessati solo il sito ambientalista Treehugger e National Geographic. Invece il rondone finito nella pala eolica scozzese è diventato una grande storia dei media conservatori ed i blogger ecoscettici come Rush Limbaugh sfottevano gli ambientalisti che guardavano le loro care pale eoliche uccidere un uccello “raro”. Lo sfortunato rondone per i media conservatori statunitensi, improvvisamente scopertisi ambientalisti, è diventato il simbolo del “massacro” e dell’”olocausto” di avifauna perpetrato dall’energia eolica. Sono gli stessi giornali, conduttori televisivi che negano l’esistenza del cambiamento climatico e prendono in giro regolarmente chi si preoccupa per l’impatto delle attività antropiche sulla biodiversità. Il 21 agosto Keith Ablow, uno psichiatra che ha un proprio show su Fox News, ha dichiarato in TV: «Un sacco di specie possono essere in procinto di scomparire dal pianeta, e non me ne importa», poi ha attaccato i progetti di tutela delle specie in via di estinzione come le lucertole Sceloporus arenicolus o gli orsi polari.
MediaMatters sottolinea che anche utilizzando le stime più alte sulla mortalità dell’avifauna che sono state contestate dall’industria eolica, le morti causate dalle pale eoliche Usa «rappresentano solo una frazione di quelle attribuite alle linee elettriche, agli edifici, alle automobili ed ai prodotti chimici tossici».
Media Matters ricorda anche lo studio “The impact of free-ranging domestic cats on wildlife of the United States”, pubblicato il 12 dicembre 2013 su Nature Communications dallo stesso team di ricerca statunitense che ha calcolato la mortalità aviaria dovuta alle line elettriche, e che ha riconosciuto la necessità di “rivalutare” l’impatto sull’avifauna del gas flaring sulla scia dell’incidente di Canaport.
Come già sanno i lettori più attenti di greenreport.it, quello studio ha rivelato che, solo negli Usa continentali, ogni anno i gatti domestici uccidono tra gli 1,4 ed i 3,7 miliardi di uccelli, facendodei nostri amatissimi felini domestici «probabilmente la singola più grande fonte di mortalità antropogenica per gli uccelli ed i mammiferi americani».Media Matters fa notare che «Anche utilizzando il numero più basso per le morti di uccelli causate dai gatti e la stima più alta disponibile per le morti causate dall’eolico, i gatti ogni anno uccidono 2.400 volte più uccelli di quanto fanno le turbine eoliche. Assicuratevi di avvertire Limbaugh la prossima volta che Fluffy porta un passero in casa».
Tonando agli impatti della produzione di energia sugli uccelli, Media Matters fa notare che «I media di destra non sono solo restii a riferire queste minacce, respingono regolarmente l’importanza di affrontare il cambiamento climatico causato dalla combustione dei combustibili fossili. Una ricerca (“Common Birds in Decline” National Audubon Society report – giugno 2013) ha dimostrato che il global warming sta già facendo diminuire alcune popolazioni di uccelli e che può allungare le distanze della migrazione (“Potential impacts of climatic change on the breeding and non-breeding ranges and migration distance of European Sylvia warblers”. Journal of Biogeography – 2009), e l’autore di un recente studio su questi e altri cambiamenti ha detto al Washington Post nel giugno 2013 che gli uccelli migratori “sono tra i gruppi di specie più vulnerabili al cambiamento climatico”».
Naturalmente gli ambientalisti americani, e noi con loro, dicono che niente di tutto questo elimina la necessità di fare attenzione a dove vengono posizionate le pale eoliche e a minimizzare gli impatti delle energie rinnovabili sulla fauna selvatica, ma l’industria eolica e molte associazioni ambientaliste in tutto il mondo stanno spesso lavorando insieme per fare proprio questo. Mentre l’eolico continua la sua rapida crescita, il governo federale Usa nel 2012 ha pubblicato le nuove linee guida per limitare le morti degli uccelli e le associazioni ornitologiche si sono complimentate con l’Amministrazione Obama.
Media Matters conclude lapidario: «Mentre i gruppi ambientalisti hanno lavorato per bilanciare i benefici ed i costi dell’energia eolica, i media conservatori semplicemente non sono credibili come critici delle politiche di salvaguardia».