Galline ovaiole, Italia condannata dall’Ue
[22 Maggio 2014]
L’Italia è venuta meno ai suoi obblighi comunitari: non ha garantito a partire dal primo gennaio 2012 che le galline ovaiole non fossero più allevate in gabbie non modificate. Lo ha dichiarato la Corte di giustizia europea – con sentenza di oggi – che accoglie la proposta della Commissione europea.
La Commissione, infatti, rileva come l’Italia non sia stata in grado di garantire il rispetto dell’obbligo previsto dalla direttiva europea del
1997 al momento della scadenza del termine del primo gennaio 2012 . E sottolinea come, non contestando tale situazione, si sia limitata a indicare che tutte le aziende italiane coinvolte si sarebbero allineate ai requisiti solo a partire dal primo luglio 2013. Tanto che alla data del 4 dicembre 2012, 239 aziende allevavano ancora sul territorio italiano 11 729 854 galline in gabbie non modificate.
Dalla sua l’Italia ribatte che successivamente nessun allevamento sul territorio italiano ha utilizzato più gabbie di quel tipo, a eccezione di uno solo allevatore nella regione Veneto (oggetto di un procedimento giudiziario ancora pendente). Ma ciò non è valso a giustificare il bel Paese perché – come ricorda la Corte e secondo una costante giurisprudenza – “l’esistenza di un inadempimento dev’essere valutata in relazione alla situazione dello Stato membro come si presentava alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato (22 agosto 2012)”.
Quindi le modifiche successive non possono essere prese in considerazione.
E’ la direttiva del 1999 che stabilisce le norme minime per la protezione delle galline ovaiole. E che vieta a decorrere dal primo gennaio 2012 l’allevamento nelle gabbie non modificate (almeno 550 cm2 di superficie e 40 cm di altezza) per assicurare le condizioni di benessere alle galline.
Le gabbie “attrezzate” devono avere uno spazio minimo di 750 cm2 per gallina (di cui 600 cm2 utilizzabili) con un piccolo posatoio, lettiera e un nido e il numero di animali può variare. Dunque lo spazio rispetto alle gabbie non modificate è maggiore, anche se rappresentano pur sempre un sistema di privazione della libertà e una forma di forte restrizione dei loro comportamenti naturali.
Gli allevamenti di galline ovaiole devono rispettare le disposizioni pertinenti previste dalla direttiva del 1998 relative alla protezione degli animali negli allevamenti che introduce anche le disposizioni comunitarie intese a garantire la disponibilità di un ricovero, di cibo, acqua e di cure appropriate in funzione delle esigenze fisiologiche ed etologiche degli animali.