Gli anniversari per l’ambiente non bastano
[9 Novembre 2016]
L’anniversario dell’alluvione dell’Arno ha coinciso, e non soltanto a Firenze e in Toscana, con altri eventi e tragedie che hanno colpito il paese e l’ambiente. In molti hanno parlato – a distanza di 50 anni – di ansia che perdura perché molti dei problemi di allora sono rimasti del tutto o in larga misura irrisolti e non soltanto per il bacino dell’Arno. Insomma, quella doveva e poteva essere un’occasione per una riflessione critica politica e istituzionale per capire cosa non ha funzionato e continua a non funzionare a dovere sul piano nazionale e regionale, sul governo del territorio e dell’ambiente.
Difficile dire se la vicenda referendaria per qualcuno rendeva scomoda questa riflessione, che difficilmente può legittimare una versione in cui tutte le colpe sono state scaricate sulle regioni, mentre lo Stato ne esce premiato alla grande. Infatti qui proprio lo Stato, assai più delle regioni, ha la responsabilità e la colpa di non avere saputo e voluto gestire a dovere buone leggi. Insomma, non è trent’anni che non si fanno buone leggi, perché sul suolo la legge c’è da anni ed è una buona legge che Roma non saputo attuare e gestire come doveva e poteva.
E non si scomodi la scarsità di risorse perché non sono pochi casi in cui non si è riusciti ad utilizzarle efficacemente perché mancavano progetti adeguati richiesti dalla legge.
D’altronde se continuiamo a consumare suolo, se le frane continuano anche nei nostri bei paesaggi una qualche ragione deve pure esserci. Qui insomma oggi non basta né un si né un no, ma urge una politica nazionale che sappia coinvolgere seriamente le regioni e gli enti locali. Peccato che finora non se ne sia parlato neppure in appuntamenti come quello della Leopolda. E non dimentichiamo che quando parliamo di Arno, Serchio, Ombrone e altri corsi d’acqua parliamo di territori dove da anni operano anche parchi e aree protette, spesso dotati di piani. Ambiti in cui al nostra regione si è dotata anche di nuove leggi. Non sarebbe il caso, dopo gli “Angeli del fango”, di coinvolgere di più anche loro?
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