
Gli avvistamenti di squali nel mare della Toscana

L’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha pubblicato un rapporto sulla presenze degli squali lungo le coste e le isole dell’Arcipelago Toscano, soprattutto quelli di dimensioni notevoli e particolarmente vulnerabili. I dati sui grandi pesci cartilaginei provengono dall’attività di monitoraggio del progetto MEDLEM (Mediterranean Large Elasmobranchs Monitoring) che registra catture accidentali, avvistamenti e spiaggiamenti dei grandi pesci cartilaginei lungo le coste di tutto il Mediterraneo.
Cecilia Mancusi di Arpat spiega che «Con il termine “grandi” il progetto si riferisce a squali che nella fase adulta hanno una lunghezza totale maggiore di 1 metro (oppure a razze e mante con una larghezza del disco maggiore di 1 metro). Dal 1985 queste informazioni sono una fonte importante di dati sulla biodiversità e sono rilevanti a livello nazionale e internazionale soprattutto per le organizzazioni, come ad esempio Iucn, impegnate nella gestione e conservazione di questi pesci nel Mediterraneo. I dati sulla presenza (avvistamenti, catture accidentali e spiaggiamenti) di grandi pesci cartilaginei, registrati con il progetto Medlem, vengono inseriti anche nell’archivio della biodiversità di Regione Toscana. Il lavoro di monitoraggio di Regione Toscana, insieme ad Arpat e a tutti i soggetti della rete dell’Osservatorio, si concentra anche su queste specie che arricchiscono molto l’informazione relativa alla biodiversità della fauna ittica e sottolineano l’importanza di alcune zone costiere come probabili nursery per diverse specie di squali».
I numerosi dati registrati tra il 2007 e il 2021 riguardano 240 animali, appartenenti a 15 specie. tra le quali Arpat ricorda le più frequenti, come la verdesca Prionace glauca (38%), la manta Mobula mobular (17%), la pastinaca violacea Pteroplatytrygon violacea (10%), lo squalo volpe Alopias vulpinus (9%), lo squalo capopiatto Hexanchus griseus (9%), il mako Isurus oxyrinchus (9%), lo squalo grigio Carcharhinus plumbeus (5%), lo squalo elefante Cetorhinus maximus (2%), lo squalo bruno Carcharhinus obscurus (1%). La Mancusi evidenzia che «Le segnalazioni riguardano avvistamenti, catture accidentali (soprattutto legate a reti da posta e lenze), raramente spiaggiamenti. Gli animali catturati spesso sono vivi e vengono immediatamente liberati; se gli esemplari sono morti si cerca il più possibile di recuperarli per poi campionarli in laboratorio ed approfondire quindi la conoscenza sulla biologia di queste specie; In questi casi si riesce a registrare sesso, maturità sessuale, lunghezza e peso, dati che ci consentono , ad esempio, di stabilire se gli individui sono giovani».
La ricercatrice Arpat fa notare che «Molti degli esemplari registrati in questi anni in Toscana erano giovanissimi pesci cartilaginei, spesso appena nati; dal 2017, ad esempio, 36 squali su 119 registrati in totale (30%), soprattutto verdesca, squalo mako e squalo volpe. Degno di nota il fatto che si è registrato un alto numero di catture e avvistamenti di verdesche di piccole dimensioni (circa 70 cm di lunghezza media) principalmente alle Secche della Meloria a Livorno, Secche di Vada ed in un’area molto circoscritta nel comune di Pisa (tra Calambrone e Tirrenia); le dimensioni alla nascita per questa specie sono comprese tra 35 e 45 cm, gli adulti invece raggiungono circa 4 m. Un altro ritrovamento non così consueto è rappresentato dallo squalo bruno, una specie rara e poco segnalata nelle nostre acque, essendo anch’esso un esemplare appena nato con una lunghezza totale di 59 cm (contro i 4 m dell’adulto) e meno di 1,2 kg di peso. Inoltre nel 2020 sono stati catturati 4 piccoli squali volpe, lunghi poco più di 1 m, di 4-6 kg di peso (da 4 a 6 m gli adulti); nel 2021 ben 8 piccoli squali grigi, tutti rilevati nelle acque del Gombo (Pisa), avevano una lunghezza media di circa 60 cm. Anche i recenti casi di avvistamento e cattura a Livorno di 3 esemplari (un mako e 2 verdesche), riportati dalla stampa locale nei giorni scorsi, riguardavano giovani esemplari».
La Mancusi conclude: «La serie storica per questo gruppo di vertebrati marini evidenzia un incremento di segnalazioni, soprattutto a carico della verdesca, nell’ultimo periodo (2013-2021). Questo fatto non è da attribuire a un reale aumento della mortalità di questi animali, ma piuttosto a una maggiore efficienza della rete regionale di recupero, che a partire dal 2007 ha avuto un incremento della sua attività e un migliore coordinamento, soprattutto nel flusso dell’informazione, grazie alla costituzione dell’Osservatorio Toscano Biodiversità e ad una sempre crescente attenzione e sensibilità verso le problematiche legate allo sfruttamento e conservazione dei pesci cartilaginei».
