Ma rischia di riesplodere nuovamente il conflitto pastori – leoni

I leoni del deserto che mangiano otarie sulle spiagge della Namibia

I leoni tornano a cacciare sulle spiagge della Skeleton Coast e un nuovo progetto di geofencing cerca di tenerli lontano da turisti e pescatori

[2 Marzo 2023]

In Namibia vive una piccola popolazione di leoni che vive in condizioni estreme nel deserto del Namib, con un adattamento unico al loro ambiente, fatto di  dune di sabbia, pianure di ghiaia e montagne aride, e che occasionalmente si nutrono lungo le spiagge della Skeleton Coast.

Desert Lion Conservation Trust (DLCT) spiega che «In nessun’altra parte del mondo si possono vedere leoni in libertà tra le dune di sabbia o su una spiaggia. Quindi, l’iconico leone “Desert” è diventato una caratteristica importante della Namibia ed è molto apprezzato, sia esteticamente che finanziariamente, sia dagli ambientalisti che dall’industria del turismo in crescita. Questi leoni dovrebbero essere visti come una risorsa nazionale per la Namibia e dobbiamo conservarli e gestirli con saggezza a beneficio del popolo namibiano».

Nello Skeleton Coast National Park un recinto invisibile tiene separati leoni e visitatori. Il ministero dell’ambiente, della silvicoltura e del turismo della Namibia e Desert Lion Conservation Trust (DLCT) hanno creato geofence, una linea di recinzione virtuale, nota come, per seguire le tracce dei leoni che si avvicinano a una spiaggia lunga 40 chilometri a Torra Bay, una popolare zona di pesca e campeggio. Ogni volta che un leone che indossa un collare satellitare attraversa il geofence, il sistema registra le coordinate GPS dell’animale e invia avvisi automatici ai lion ranger del DLCT e ai gestori del campeggio locale, che chiudono l’area ai visitatori.

Al DLCT spiegano che «Il sistema di allerta precoce è in risposta a una serie di incidenti potenzialmente pericolosi tra leoni e persone».

L’anno scorso, un gruppo di pescatori sportivi si è avvicinato troppo a una leonessa in una spiaggia vicino a Torra Bay e l’animale ha attaccato il loro veicolo. Fortunatamente, nessuno è rimasto ferito, ma gli ambientalisti fanno notare che «Le probabilità di interazioni aggressive stanno aumentando man mano che i leoni del deserto della Namibia si ristabiliscono sulla Skeleton Coast».

E’ da tempo noto che questi leoni del deserto si cibano anche di specie marine, come otarie orsine, balene spiaggiate e cormorani. Ma negli anni ’80, i leoni del deserto abbandonarono la costa dopo che gli allevatori locali sterminarono la maggior parte della loro popolazione. Il ritorno dei leoni del deserto sulle spiagge della Skeleton Coast nel 2002, è stata la dimostrazione che la loro popolazione si stava riprendendo. Ma i leoni non v cacciavano più prede marine, e l’ecologo dei leoni Philip Stander, che ha fondato il DLCT, temeva che la popolazione avesse perso questa conoscenza. Tuttavia, negli ultimi 8 nni,tre leonesse orfane – Alpha, Bravo e Charlie – hanno fatto rinascere la caccia costiera sulle spiagge di Torra Bay. Per il DLCT, «La rinascita è entusiasmante, ma ha anche comportato dei rischi; probabilmente è stato uno di questi leoni – o un quarto, noto come Xpl-108 – che ha caricato l’auto dei pescatori l’anno scorso».

Le leonesse hanno iniziato a riprendere di mira le prede costiere nel 2015, quando una siccità ha decimato le zebre di montagna, gli springbok, gli orici e gli struzzi del Parco. Per sostituire le loro prede di base, le tre giovani leonesse  hanno cominciato a cacciare gli uccelli marini, soprattutto cormorani, fenicotteri e alzavole dal becco rosso. Poi, nel 2018, gli scienziati del DLCT hanno avvistato le leonesse mentre cacciavano otarie,  i primi leoni a farlo dopo 40 anni. Nello studio “Lions (Panthera  leo) specialising on a marine diet in the Skeleton Coast National Park, Namibia”, pubblicato nel 2019 sul Namibian Journal of Environment, che ha analizzato per 18 mesi la dieta dei leoni,  Stander  ha concluso che «I cibi marini, in particolare cormorani, foche e fenicotteri, rappresentavano l’86% della dieta delle leonesse».

Félix Vallat, coordinatore del progetto del DLCT, commenta: «E’ affascinante seguire dal punto di vista di un biologo. E’ la conoscenza che era stata persa. Ora sta lentamente tornando».

Naude Dreyer, che organizza safari in kayak a Walvis Bay, 350 chilometri a sud, voleva ava vedere un leone del deserto da quando aveva cinque anni. Nel gennaio 2022, a 35 anni, ha individuato separatamente due delle leonesse sulla spiaggia di Torra Bay e ne ha fotografata una mentre si cibava di un’otaria con sullo sfondo l’Oceano Atlantico. «Ha alzato lo sguardo un paio di volte mentre mangiava, ma non ha mostrato alcuna aggressività», racconta.

La leonessa fotografata da Dreyer era probabilmente Xpl-108, che da fine novembre a gennaio aveva passato più di 30 giorni nell’area georecintata. Lei, Alpha e Bravo sono state tutte dotate di collari satellitari e il progetto di tracciamento è nato sia per proteggere i leoni che i turisti e i pastori. Come spiegano ancora a DLCT, «I turisti che affollano le spiagge durante le stagioni di punta, come le recenti vacanze di dicembre-gennaio dell’Africa meridionale, potrebbero interrompere l’attività di caccia dei leoni o spingere gli animali nell’entroterra, verso il conflitto con gli agricoltori».

Come misura di sicurezza, il geofence non è perfetto. Una notte, Xpl-108 è penetrata nella costa e ha ucciso un’otaria. La mattina dopo, i pescatori sportivi sono arrivati prima che i ranger potessero delimitare la spiaggia e spaventare Xpl-108, che aveva trascinato il suo pasto per 4 chilometri nell’entroterra al sicuro su uno sperone roccioso. Ma le prove provenienti da altre zone  suggeriscono che il progetto funziona. Matthew Wijers, un ricercatore post-dottorato  dell’Università di Oxford  che studia i leoni e che non fa parte del progetto sui leoni del deserto, dice che «Sebbene costoso, il geofencing è stato efficace in altre parti dell’Africa meridionale. Questa tecnologia, unita a programmi educativi che evidenziano l’importanza ecologica dei leoni del deserto e i potenziali pericoli per il pubblico, dovrebbe aiutare a ridurre i rischi di conflitto tra leoni e pescatori lungo la Skeleton Coast».

Nessuno sa se le leonesse continueranno a frequentare Torra Bay. Ma dopo quasi 8 anni, la siccità della Namibia sembra essersi finalmente placata. Durante quel durissimo periodo, la popolazione di leoni del deserto è scesa da 150 a 80 animali. Vallat prevede che «Entro un anno o due, la preda terrestre dei leoni – e si spera che il numero dei leoni – dovrebbe riprendersi. Nel frattempo, spero che il geofence mantenga tutti al sicuro».

Ma la stessa ONG che difende i leoni del deserto ammette che «I leoni e altri grandi carnivori hanno un impatto sostanziale sulle comunità rurali residenti nel nord del Namib. La predazione del bestiame provoca perdite finanziarie e occasionalmente minaccia i mezzi di sussistenza dei pastori. Sebbene il bestiame non sia un’importante fonte di cibo per i leoni del Namib settentrionale, le mortalità che derivano da episodi di conflitto uomo-leone sono quello che causa principalmente la limitazione della popolazione di leoni del deserto».

Nel 1991, un aumento del numero di animali selvatici nella regione del Kunene, attribuito in parte agli innovativi programmi di conservazione e di gestione delle risorse naturali su base comunitaria, per i quali la Namibia è stata elogiata in tutto il mondo, ha per ironia della sorte portato a un inasprimento del conflitto tra leoni e persone. Anche se nuove fonti di reddito, come il turismo, abbiano prosperato, è stata prestata molta meno attenzione all’affrontare il conflitto uomo-leone. Desert Lion Conservation  sottolinea che «Nella maggior parte delle riserve, le entrate superano di gran lunga i costi combinati delle perdite di bestiame dovute ai leoni. Sfortunatamente, questi benefici non raggiungono i singoli allevatori che subiscono perdite che rispondono invece sparando o avvelenando i leoni per proteggere il loro sostentamento. Di conseguenza, la popolazione locale diventa spesso scontenta e risentita nei confronti dei leoni e sono meno inclini a sostenere le pratiche di conservazione».

Gli ambientalisti fanno notare che «Affrontare il conflitto tra le persone e la fauna selvatica richiede di trovare un equilibrio tra le priorità di conservazione e le esigenze delle persone che condividono la loro terra con la fauna selvatica. La gestione del conflitto uomo-leone nell’ambiente arido della regione di Kunene è complessa. Schemi di precipitazioni sporadici e variabili, tipici degli ambienti aridi, si traducono in ampi home range sovrapposti tra i leoni che spesso si scontrano con gli agricoltori locali alla ricerca di pascoli adatti per il loro bestiame. Tuttavia, i leoni sono importanti per la crescente industria del turismo e c’è un urgente bisogno di gestire gli scontri tra persone e leoni nella regione. Comprendere la demografia della popolazione e l’ecologia del comportamento della popolazione di leoni è essenziale per questo processo».

Per questo DLCT si è dato alcuni obiettivi: q, Raccogliere dati ecologici di base sulle dinamiche della popolazione, sul comportamento e sui movimenti dei leoni. 2. Monitorare i principali parametri ecologici e biologici della popolazione di leoni del deserto. 3. Mantenere registrazioni a lungo termine dei singoli leoni, delle strutture del branco e dei modelli di movimento. 4. Ricerca e sviluppo di meccanismi di mitigazione per gestire il conflitto uomo-leone. 5. Ricerca e sviluppo di meccanismi per migliorare il potenziale turistico dei leoni e altre forme di utilizzo sostenibile. 6. Fornire formazione e contribuire allo sviluppo di capacità a livello locale, regionale e nazionale. 7. Collaborare con il governo, le comunità locali, l’industria del turismo e le ONG per promuovere la conservazione dei leoni e affrontare il conflitto uomo-leone. 8. Mettere a disposizione del mondo le informazioni pertinenti, attraverso la pubblicazione e Internet.