I parchi spingono il turismo, ma di loro chi si occupa?
[14 Agosto 2015]
Le cronache estive hanno spesso riguardato anche i nostri parchi e le altre aree protette. Ancora una volta, questi si sono infatti confermati come uno straordinario richiamo turistico per turisti da tutto il mondo – compresi i locali.
Le nostre spiagge non meno delle nostre montagne, colline, agriturismi hanno spopolato, a conferma che non solo la bellezza paga ma pagano le politiche di tutela dell’ambiente e del territorio. Le cronache però, purtroppo, hanno anche confermato quanto questo nostro straordinario patrimonio sia a rischio e spesso mal gestito sul piano nazionale ed europeo.
Dallo Stelvio alle prese con una gestione traballante alla crisi perdurante del Cilento, dalle trivellazioni anche in aree marine protette alla navigazione a fil di ombrelloni mentre il Santuario dei cetacei non si sa più nemmeno da chi dipenda visto che della sua cabina di regia nessuno ha più notizie da tempo immemorabile, dal Corpo forestale dello Stato e le polizie provinciali destinate non si sa bene a fare che cosa ai parchi regionali nella maggior parte dei casi anche loro alle prese con crescenti difficoltà non solo finanziarie. Sullo sfondo il dato più chiaro che emerge anche da quelle poche passerelle come quelle dell’Expo, che vorrebbero dimostrare che ai parchi noi ci teniamo e ce li teniamo cari, è che la gestione delle nostre aree protette è ormai affidata ad una perdurante latitanza ministeriale e ad altrettante perniciose e vergognose manfrine politiche.
A poco o nulla finora sono servite anche le molte denunce, gli appelli al presidente della Repubblica, le pronunce della Corte dei Conti. Il tutto tanto più sorprendente perché mai come in questo momento il dibattito ambientale sui rischi planetari è tornato ad occupare anche il governo, il parlamento, le regioni e l’opinione pubblica, ma i parchi in questa agenda continuano a mancare. Ecco perché come Gruppo di San Rossore ci stiamo preparando alla prossima ripresa post-estiva con proposte e iniziative volte rimettere in agenda un problema irrimandabile. Dopo il tempo perso a tentare di manomettere la legge 394 vorremo tornare a discutere di cose serie e non di scuse per giustificare colpe e inadempienze imperdonabili, tanto più per chi le leggi deve applicarle e non fregarsene. Lo faremo anche con una pubblicazione dedicata a ‘Cosa urge per i parchi’.
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