Il cambiamento delle temperature aumenta il rischio di pesticidi per bombi e api

L’effetto combinato di riscaldamento globale e pesticidi cambia il comportamento delle api

[23 Marzo 2023]

Il 20 marzo, intervenendo al Consiglio agricoltura e pesca dell’Unione europea, il ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, Francesco Lollobrigida, ha detto che «La tutela delle api non deve mettere a rischio produzione agricola. Sarebbe sbagliato collegare il declino degli impollinatori all’uso dei pesticidi».  Il giorno dopo su  Global Change Biology è uscito lo studio “Toxic temperatures: bee behaviours exhibit divergent pesticide toxicity relationships with warming”, pubblicato da Daniel Kenna, Peter Graystock e Richard Gill  del Georgina Mace Centre for the Living Planet del Department of life sciences dell’Imperial College London, che non solo smentisce il ministro italiano ma i cui risultati  indicano che «Futuri eventi di temperature estreme dovuti al cambiamento climatico potrebbero aumentare l’impatto dei pesticidi sulle popolazioni di api e sui loro servizi di impollinazione».

I tre ricercatori dell’Imperial College, ricordano che «E’ noto (ma evidentemengte non a Lollobrigida, ndr) che alcuni pesticidi, in particolare una classe chiamata neonicotinoidi, hanno un impatto sulle api e altri importanti insetti e si pensa che contribuiscano al declino della popolazione. Tuttavia, le risposte riportate dalle api a questa minaccia in tutto il mondo spesso sembrano variare, suggerendo che sono in gioco altri fattori interagenti». Il nuovo studio ha dimostrato che «La temperatura ambientale può influenzare il grado in cui i pesticidi possono alterare una serie di comportamenti dei bombi importanti per la loro sopravvivenza e capacità di impollinare le colture». E, come sa bene il ministro dell’agricoltura italiano, l’Italia è uno dei Paesi del mondo che sta sperimentando gli innalzamenti più rapidi delle temperature e ha intere regioni che subiscono siccità prolungate.

Il team britannico ha studiato i comportamenti di 6 bombi sotto l’influenza del neonicotinoide imidacloprid e della sulfoximina sulfoxaflor a tre diverse temperature: 21, 27 e 30° C e ne è emerso che «4 dei comportamenti – reattività, probabilità di movimento, velocità di deambulazione e velocità di consumo di cibo – sono stati influenzati più fortemente dall’imidacloprid alla temperatura più bassa. Questo suggerisce che gli episodi freddi potrebbero aumentare la tossicità dei pesticidi sui comportamenti importanti per i compiti del nido. Tuttavia, un comportamento chiave – la distanza che le api potevano volare – è stato fortemente influenzato dall’imidacloprid alla temperatura più alta. Questa relazione ha mostrato un forte calo, con la distanza di volo che misurava la stessa tra 21 e 27° C, prima di diminuire bruscamente quando si raggiungevano i 30° C». La distanza di volo è fondamentale per l’impollinazione, in quanto sostiene il potenziale di foraggiamento e contribuisce alla sicurezza alimentare attraverso l’impollinazione delle colture.

Gill ha evidenziato che «Il calo delle prestazioni di volo alle temperature più elevate suggerisce che è stato raggiunto un “punto critico” nella capacità delle api di tollerare insieme la temperatura e l’esposizione ai pesticidi. Questo apparente effetto “sull’orlo del precipizio” si verifica nell’arco di soli 3 gradi, il che cambia la nostra percezione delle dinamiche di rischio dei pesticidi dato che tali cambiamenti di temperatura possono verificarsi comunemente nell’arco di una giornata. Inoltre, si prevede che la frequenza con cui le api saranno esposte ai pesticidi e alle temperature estreme a causa dei cambiamenti climatici aumenterà. Il nostro lavoro può aiutare a stabilire le giuste concentrazioni e i tempi di applicazione dei pesticidi nelle diverse regioni climatiche del mondo per aiutare a salvaguardare gli impollinatori, come le api».

Sebbene i tropici siano generalmente più caldi, è possibile che le popolazioni di insetti impollinatori alle latitudini più temperate avvertano gli effetti dei pesticidi in modo più forte, poiché le escursioni termiche sono più ampie. I ricercatori ribadiscono che «Le api sono responsabili dell’impollinazione di molte importanti colture di cereali, nonché di legumi e alberi da frutta. Man mano che diversifichiamo il nostro approvvigionamento alimentare, la domanda per i loro servizi di impollinazione aumenterà, ma anche lo stress che le api devono affrontare, a causa dei cambiamenti climatici e dell’aumento dell’uso di insetticidi. Questo lavoro che quantifica le relazioni tra temperatura e impatto dei pesticidi dovrebbe aiutare a modellare i rischi dei pesticidi in diverse regioni del mondo mentre il clima cambia».

Kenna, aggiunge: «I nostri risultati mostrano che il contesto ambientale è cruciale quando si valuta la tossicità dei pesticidi, in particolare quando si proiettano le risposte delle api ai futuri cambiamenti climatici».

Per Graystock, «Questi risultati sono importanti per lo sviluppo di un quadro di previsione della tossicità, che ci consente di prevedere come le popolazioni di api risponderanno ai cambiamenti climatici mentre vivono in territori agricoli intensi».

In un prossimo futuro, il team dell’Imperial College London vuole fare studi più completi lugo  il gradiente di temperature per determinare in che modo gli effetti di tossicità dei pesticidi si adattano alla temperatura e dove possono trovarsi precisamente i punti di non ritorno per una serie di specie.