Il comportamento del plancton marino potrebbe predire le future estinzioni

Modellare la futura struttura della comunità vivente marina utilizzando nuovi modelli climatici

[19 Aprile 2024]

Lo studio “Biogeographic responses in marine plankton functional groups to Cenozoic climatic and environmental changes”, pubblicato su Nature da  un team di ricercatori statunitensi, britannici, australiani e canadesi, rivela che durante il periodo più caldo della Terra degli ultimi 66 milioni di anni, molto prima di un evento di estinzione di massa, le comunità marine migrarono in Antartide. I ricercatori spiegano che «Tutti, tranne il plancton marino più specializzato, si sono spostati a latitudini più elevate durante l’ottimale climatico dell’Eocene inferiore, un intervallo di temperature globali elevate e prolungate equivalenti agli scenari peggiori di riscaldamento globale».

Quando il team di ricercatori ha confrontato la biodiversità e la struttura della comunità vivente globale, ha scoperto che «La comunità spesso risponde ai cambiamenti climatici milioni di anni prima delle perdite  di biodiversità».

Lo studio suggerisce che il plancton sia migrato verso regioni più fredde per sfuggire al caldo tropicale e che solo le specie più altamente specializzate siano riuscite a rimanervi e sottolinea che «Nel mondo moderno, questi risultati implicano che i cambiamenti su scala di comunità saranno evidenti molto prima delle estinzioni» e che «Occorre compiere maggiori sforzi per monitorare la struttura delle comunità marine per prevedere potenzialmente le future estinzioni marine».

Uno dei due autori principali dello studio, Adam Woodhouse dell’University of Texas Institute for Geophysics e della School of Earth Sciences dell’università di Bristol, ha evidenziato: «Considerando che 3 miliardi di persone vivono ai tropici, questa non è una bella notizia. Sapevamo che la biodiversità tra i gruppi di plancton marino è cambiata nel corso degli ultimi 66 milioni di anni, ma nessuno l’aveva mai esplorata su scala globale e spaziale attraverso la lente di un unico database. Abbiamo utilizzato il dataset Triton, che ho creato durante il mio dottorato, che ha offerto nuove informazioni su come la biodiversità risponde spazialmente ai cambiamenti globali del clima, specialmente durante gli intervalli di caldo globale che sono rilevanti per le proiezioni del riscaldamento futuro».

Woodhouse e l’atro autore principale dello studio, Anshuman Swain, delle università di Harvard e del Maryland e del Museum of Natural History di Washington, basandosi su precedenti ricerche sul raffreddamento delle comunità globali di plancton marino, hanno applicato per la prima volta in assoluto le reti alla micropaleontologia per documentare i cambiamenti spaziali globali nella struttura della comunità man mano che il clima si è evoluto nel corso del Cenozoico. Woodhouse spiega ancora che «La documentazione fossile del plancton marino è l’archivio più completo ed esteso di antichi cambiamenti biologici a disposizione della scienza. Applicando analisi computazionali avanzate a questo archivio siamo stati in grado di dettagliare la struttura della comunità globale degli oceani dalla morte dei dinosauri, rivelando che il cambiamento della comunità spesso precede l’estinzione degli organismi. Questo entusiasmante risultato suggerisce che il monitoraggio della struttura della comunità oceanica può rappresentare un “sistema di allarme precoce” che precede l’estinzione della vita oceanica».

Ora il team di ricerca prevede di applicare metodi simili ad altri gruppi di plancton marino e conclude: «Esistono molti altri gruppi di microfossili che hanno ruoli importanti nelle reti alimentari marine che richiedono uno sguardo più attento.  Puntiamo anche a utilizzare i modelli osservati nel passato e nel presente per modellare la futura struttura della comunità utilizzando nuovi modelli climatici».