Il giardino dell’Eden è in Suriname: scoperte 60 “nuove” specie
[4 Ottobre 2013]
Una spedizione di Conservation International (Ci) ha esplorato per la prima volta le foreste più remote del Paese più verde del mondo, il Suriname, ed ha documentato una incredibile biodiversità ed alcuni tra gli ultimi ecosistemi incontaminati del pianeta.
Un team internazionale di biologi di Suriname, Olanda, Usa e Gran Bretagna, finanziato dalla Suriname Conservation Foundation, ha compiuto una prima valutazione di una selvaggia area montana del sud-est del Suriname, un’area senza alcuna influenza umana e tra le più remote e inesplorate foreste pluviali e rimaste sulla Terra, ed ha scoperto una ricchezza di servizi ecosistemici la cui tutela sarà essenziale per la sicurezza idrica e lo sviluppo di una green economy nel piccolo Paese sudamericano. Ma la spedizione scientifica ha soprattutto documentato una biodiversità straordinariamente ricca, un ultimo Eden amazonico con 60 specie che sono probabilmente nuove per la scienza e specie uniche che potrebbero non esistere in nessun altro luogo sulla Terra.
Il Suriname è all’interno della Guiana Shield, una vasta area selvaggia del Sud America, che ospita più del 25% della foresta pluviale del mondo. Il Paese è poco abitato e mantiene ancora il 95% della sua copertura forestale, ma sta subendo fortissime pressioni per realizzare miniere, strade e dighe. Da oltre 20 anni Conservation International sta lavorando con il governo progressista di Paramaribo e con le comunità locali del Suriname per valutare scientificamente e proteggere il suo capitale naturale visto come motore per il paese e per lo sviluppo sostenibile della regione. Ci sta lavorando anche all’istituzione della Central Suriname Nature Reserve da 1,6 milioni, la più grande area protetta di foresta pluviale tropicale ed evidenzia che «Le foreste vergini del sud-est del Suriname forniscono un corridoio biologico che collega la riserva con le aree protette limitrofe e le terre indigene nei Paesi limitrofi, consentendo il movimento delle piante e degli animali che è essenziale per la loro persistenza a lungo termine. Le sue foreste e fiumi forniscono anche una fonte essenziale di cibo, materiali da costruzione e farmaci per le tribù amerindie locali dei Trio e dei Wayana».
Al team di 16 scienziati sono bastate tre settimane di ricerche in una spedizione del 2012 per rendersi conto di aver scoperto un paradisi perduto ed ora i loro dati sono stati appena pubblicati nel Rapid Assessment Program “A Rapid Biological Assessment of the Upper Palumeu River Watershed (Grensgebergte and Kasikasima) of Southeastern Suriname”. Conservation International sottolinea che «Tra i principali risultati c’è l’importanza dell’acqua dolce nella regione. Le catene montuose della zona ospitano le sorgenti di alcuni dei più grandi fiumi del Suriname, fornendo acqua vitale per il trasporto, il cibo (soprattutto pesce), l’acqua potabile ed servizi igienico-sanitari per circa 50.000 persone nelle aree circostanti e lungo il fiume e fino a Paramaribo, la capitale del paese vicino alla costa atlantica. Queste sorgenti supportano anche la produzione di energia a valle, l’agricoltura e le altre attività economiche».
Trond Larsen, un noto ecologo tropicale e Direttore del Rapid Assessment Program di Conservation International Conservation International è convinto che «Il Suriname è uno degli ultimi luoghi in cui esiste ancora la possibilità di conservare enormi tratti di foresta incontaminata e fiumi incontaminati dove la biodiversità è fiorente. Garantire la conservazione di questi ecosistemi non è solo vitale per il popolo del Suriname, ma può aiutare il mondo a soddisfare la crescente domanda di cibo e acqua, nonché a ridurre gli impatti del cambiamento climatico»,
E’ proprio Larsen ad aver guidato il team nella ricerca in 4 siti nella parte superiore bacino imbrifero del fiume Palumeu, passando dalle basse pianure alluvionali alle vette isolate. Con loro c’erano 30 indigeni delle comunità vicine, che hanno consentito alla spedizione di attraversare foreste impenetrabile e traversare rapide pericolose e di portarsi dietro 2.000 chili di cibo e attrezzature.
Gli scienziati hanno raccolto dati sulla qualità dell’acqua e ben 1.378 specie, tra piante, formiche, scarafaggi, cavallette, pesci, anfibi, uccelli e mammiferi. I risultati mostrano complessivamente un’alta qualità dell’acqua, anche se alcuni campioni contenevano mercurio sopra i livelli di sicurezza il consumo umano, nonostante il fatto che non vi fosse alcuna attività estrattiva a monte. Secondo Larsen «Il mercurio viene trasportato dal vento dalle attività minerarie e industriali in Paesi limitrofi. Questo dimostra che anche i luoghi remoti sono interconnessi e suscettibili alle attività in altri Paesi».
Al suo ritorno da questa intensa indagine di tre settimane, Leeanne Alonso, il capo spedizione esperto di formiche, che ora lavora con Global Wildlife Conservation , ha detto: «Ho condotto spedizioni in tutto il mondo, ma non ho mai visto foreste incontaminate così belle così intoccate dagli esseri umani. Il Sud Suriname è uno degli ultimi posti al mondo dove c’è una grande distesa di foresta tropicale incontaminata. L’elevato numero di nuove specie scoperte è la prova della straordinaria biodiversità di queste foreste che abbiamo appena iniziato a scoprire».
Tra le 60 specie identificate come potenzialmente nuove per la scienza, ci sono sei rane, un serpente, 11 pesci e molti insetti, tra i quali spicca lo scarabeo lillipuziano (Canthidium cfr. minimo), un piccolissimo coleottero rosso rubino di soli 2,3 mm, probabilmente il più piccolo scarabeo stercorario della Guiana Shield e forse il secondo più piccolo del Sud America. lo scarabeo lillipuziano sembra avere un olfatto acutissimo grazia al suo corno ed alle sue antenne e Larsen sottolinea che «Gli scarabei stercorari svolgono ruoli ecologici importanti che aiutano a sostenere ecosistemi sani. Seppellendo lo sterco, regolano i parassiti e le malattie, disperdono i semi e riciclano nutrienti che promuovono la crescita delle piante».
Tra i magnifici anfibi scoperti è da segnalare la “rana cacao”(Hypsiboas sp.), un elegante rana color cioccolato che vive sugli alberi e utilizza i dischi rotondi che ha sulle sue dita per salire abilmente in cima agli alberi. Larsen spiega che «Come altri anfibi, la sua pelle semi-permeabile la rende altamente sensibile ai cambiamenti dell’ambiente, in particolare dell’acqua dolce. Con oltre 100 specie di rane probabilmente estinte nell’arco di soli ultimi tre decenni, la scoperta di questa nuova specie è particolarmente incoraggiante».
Tra i pesci gli scienziati segnalano un novo “head-and-tail-light tetra” (Hemigrammus aff. ocellifer ), strettamente legato ad un pesce molto apprezzato dagli appassionati di acquari. Le specie di pesci trovate sono state molte e con popolazioni abbondanti, compresi alcuni grandi pesci che sono un’importante fonte di cibo per le popolazioni locali. I bacini superiori della Suriname sud-orientale sono anche importanti zone di riproduzione per pesci migratori dai quali dipendono molte persone in tutto Suriname.
La spedizione di CI ha coperto che, mentre le altre parti del Suriname rischiano la siccità, il sud-Est del Suriname sarà più resiliente ai cambiamenti climatici, e quindi quest’are «E’ sproporzionatamente importante per garantire in futuro flussi sostenibili di acqua. Garantire che queste sorgenti boschive rimangano è infatti vitale per la popolazione e l’economia del Paese ed una futura risorsa per la regione e per il mondo».
Secondo John Goedschalk, direttore esecutivo di Conservation International Suriname, «Le fitte foreste del Suriname, la ridotta deforestazione ed i fiumi spettacolari ci pongono in una posizione davvero unica per diventare un modello globale di sviluppo sostenibile. Possiamo essere esportatori di acqua in un mondo sempre più affetto da siccità e scarsità d’acqua, ma se noi sfruttiamo completamente e inquiniamo questi tesori biologici, il nostro Paese e il resto del mondo avranno una importante risorsa idrica meno. In un pianeta sulla buona strada per superare i 9 miliardi di persone entro la metà del secolo, avremo bisogno di ogni goccia d’acqua potabile che possiamo ottenere».
Per leggere il rapporto completo in inglese:
http://www.conservation.org/Documents/RAP_Reports/RAP67_SE-Suriname_March-2012.pdf